Risparmiare il 52% sull’acquisto di un prodotto semplice ma essenziale, e inoltre diffusissimo: la siringa. Si può, nello Stato si può. E non si fa. O non abbastanza. La riprova arriva, in sordina perché disturberebbe la propaganda elettorale, dal caso delle “siringhe di Stato”. C’è una società pubblica, si chiama Consip, che gestisce le gare digitali per l’acquisto di beni e servizi destinati a vari enti della Pubblica amministrazione. Attraverso queste gare digitali – dove è molto più difficile fare intrallazzi e favorire i furbi perché ogni fase dell’offerta è tracciata e ogni dato è confrontabile sempre – transitano però pochi acquisti: appena 40 miliardi di euro, contro i circa 90 che ogni anno Stato ed enti pubblici effettuano per far funzionare i loro servizi. Ebbene, per la prima volta una di queste gare ha riguardato le siringhe, di generi e prezzi diversi: da quelle per insulina, endovena o intramuscolari a quelle odontoiatriche, oculistiche, ecc.



Nell’insieme, i prezzi tradizionalmente praticati dai fornitori alle Asl variano fino al 300% da un contratto all’altro. Chi acquista spesso è, nella migliore delle ipotesi, ignorante in materia e in balìa dei fornitori; nella peggiore delle ipotesi è corrotto. Con le gare nazionali si ottiene innanzitutto un ovvio potere negoziale in più, perché le dimensioni degli acquisti crescono tantissimo e offrono una “leva” d’acquisto molto forte: un conto è trattare un prezzo per centomila siringhe, un altro per dieci milioni di siringhe. E poi i confronti tra fornitori sono trasparenti, ineludibili e schiaccianti. Solo sulle siringhe, comprando in questo modo, lo Stato risparmierà 20 milioni di euro.



Un altro risparmio clamoroso ottenuto dalla Consip riguardò qualche anno fa i tester per la glicemia nel sangue, una gara il cui esito venne impugnato con un ricorso dallo stesso gruppo che l’aveva vinta, indispettito per aver dovuto offrire così poco; e fece scalpore l’anno scorso la gara per i servizi di connettività web, vinta da Tiscali con un’offerta che fissava il prezzo a un livello cinque volte inferiore a quello delle forniture precedenti…

La ragione per cui questo metodo di acquisto non diventa la regola generale risiede proprio nella grande efficacia delle gare digitali Consip: funzionano, e quindi hanno un sacco di nemici. E sarebbero lo strumento principale nelle mani dello Stato per la cosiddetta spending review. Quando Renzi è diventato presidente del Consiglio ha rapidamente favorito l’uscita di Carlo Cottarelli dal ruolo di commissario alla spending review, sostituendolo con il suo consigliere economico Yoram Gutgeld. L’efficacia dell’azione Consip è rimasta immutata, ma è diminuita la visibilità sui suoi risultati operativi. 



Le due Regioni italiane che comprano meglio, soprattutto in materia di spesa sanitaria, cioè Lombardia e Veneto, hanno calcolato che applicando i loro prezzi d’acquisto a tutte le altre Regioni italiane, la spesa pubblica diminuirebbe – a seconda dei parametri che potrebbero essere adottati – tra un minimo di 20 a un massimo di 29 miliardi. E il fatto che simili prezzi siano ottenuti dalle due Regioni più quotate per la qualità dei loro servizi sanitari, che attirano moltissima utenza presso le loro strutture, elimina alla radice e in partenza tutta la litania di polemiche, che di solito accompagna questi discorsi, relativa al pericolo che per ottenere prezzi bassi si deprima la qualità dei prodotti.

Perché allora non si taglia di più? Una spiegazione è sicuramente che, diffondendo il ricorso alle gare digitali nazionali per gli acquisti pubblici, si toglierebbe potere reale alla struttura politica regionale che agisce attraverso i vertici delle Asl e che è oggi prevalentemente in mano alla nomenclatura del Pd, salvo appunto Lombardia, Veneto e Liguria. Poi, certo: istruire una gara di questo tipo è un lavoro lungo e complicato. Ma si potrebbe fare, eccome.

Leggi anche

SPILLO/ Se dalle siringhe si ricavano più risparmi che dalla riforma costituzionaleIDEE/ Il "manuale" per tagliare gli sprechi dello StatoFINANZA/ Perché l'Italia "rinuncia" a pagare meno tasse?