«I tedeschi prima ci mettono nei guai e poi ci castigano». L’ex ministro delle Finanze Francesco Forte a proposito delle vicende che riguardano Mps ha le idee molto chiare e non può non notare (al di là delle parole del portavoce del ministro teutonico Wolfgang Schauble) come sulla banca toscana si intreccino anche interessi nazionali. Resi più evidenti dal botta-e-risposta tra Banca centrale europea e Tesoro italiano sulla cifra necessaria a mettere in sicurezza il Monte dei Paschi di Siena. 



Professore, partiamo proprio dalla “polemica” tra Italia e Bce. Lei cosa ne pensa?

Il fondo da 20 miliardi rappresenta una disponibilità da spendere ed è più che sufficiente. Se l’operazione avrà buon fine, la somma prestata verrà restituita. Se così non fosse, l’intervento non sarebbe lecito. Nel decreto del Governo si parla anche di garanzie statali, dunque la cifra che si può “smuovere” in realtà è superiore ai 20 miliardi. Quindi è giusto dire che il fondo è adeguato per far fronte alla situazione. L’importante ora sarà ripulire Mps dalle “zavorre” che ha, cercando di rientrare quanto più possibile dai crediti deteriorati. 



C’è però chi fa notare come la Bce usi due pesi e due misure, dato che “bacchetta” l’Italia per Mps, ma nulla dice su Deutsche Bank. Anzi, ha abbassato i requisiti minimi di capitale della banca tedesca…

La supervisione bancaria affidata a Danièle Nouy funge da “controcanto” alla presidenza della Bce di Mario Draghi. Quest’ultimo con la sua politica espansiva aiuta anche le banche italiane, mentre la prima porta avanti una politica discriminatoria per cui sembra ritenere pericolosi i prestiti ma non i derivati. Deutsche Bank, che è coinvolta in inchieste per manipolazione dei tassi di mercato o sui mutui subprime e ha un’enorme esposizione ai titoli derivati, viene trattata con benevolenza, mentre è stato fatto di tutto, e lo si sta facendo ancora, per complicare l’operazione di ricapitalizzazione di Montepaschi. Non si può non vedere una mano tedesca dietro a tutto questo. 



Con quale obiettivo?

In parte forse per tenere lontana l’attenzione dai problemi della Germania, in parte perché sembra chiaro che i falchi tedeschi vogliono far subire all’Italia il trattamento della Grecia. Questo non tanto per motivazioni finanziarie, ma per ragioni concorrenziali. Hanno bisogno di creare nella nostra economia delle situazioni per cui non possiamo far concorrenza alla Germania nei vari settori in cui la stiamo facendo. Questa è la conseguenza dello stare in una moneta comune e in una perenne situazione di deficit, e quindi di necessità di aiuto. La Merkel batteva la mano sulla spalla a Renzi e nel frattempo lasciava che si indebitasse, sapendo che così l’Italia sarebbe stata più in difficoltà.

Sempre a proposito di “due pesi e due misure”, rischia di crearsi una situazione di disparità di trattamento tra i detentori di bond subordinati Mps e i risparmiatori “azzerati” delle 4 banche fallite un anno fa, come quelli di Banca Etruria.

Non essendo scattato il bail-in, ora è possibile effettuare una conversione al 100% delle obbligazioni subordinate destinate al retail. Nel caso di Banca Etruria, invece, è stata adottata la soluzione del bail-in e i bond subordinati sono stati azzerati. I due casi sono comunque identici per i risparmiatori, che sono stati “imbrogliati”. C’è però una situazione anomala, per cui la Procura di Arezzo ritiene che non ci siano estremi di reato. Nel caso di Montepaschi non bisogna “scavare” troppo per trovare l’imbroglio: con il grosso dei bond subordinati si è pagata l’acquisizione di AntonVeneta, un’operazione disonesta e priva di senso. Si è sostanzialmente comprata la banca italiana da Santander “a occhi chiusi”, senza fare un’adeguata perizia a un prezzo spropositato. Con un dettaglio non irrilevante.

Quale?

Non dobbiamo dimenticare che in questa operazione era coinvolta Jp Morgan, che è stata scelta, con l’avvallo del Tesoro, per il tentativo di ricapitalizzazione di mercato fallito pochi giorni fa. E che potrebbe essere il soggetto che gestirà la riprivatizzazione di Mps. Di fatto è stato affidato e si potrebbe affidare ancora il destino della banca a chi ha contribuito a dar vita a un’operazione con cui i risparmiatori sono stati “imbrogliati”. Da qui è infatti nato un buco nel bilancio che non è stato tappato, ma che si è cercato di nascondere con espedienti vari. 

 

Come, per esempio, le operazioni con i derivati in cui erano coinvolte Nomura e Deutsche Bank…

Come nel caso della Grecia, c’è stata una falsificazione dei bilanci tramite derivati. Tra l’altro con uno strumento oneroso per la banca. Ed è gravissimo che in tutto questo ci sia la responsabilità di una banca tedesca. I tedeschi prima ci mettono nei guai e poi ci castigano. Da complici diventano quindi giudici ed esecutori.

 

Lei è certo che la ri-privatizzazione di Mps verrà affidata a Jp Morgan?

Finora il Tesoro ha scelto di appoggiarsi a Jp Morgan e ho l’impressione che continuerà a farlo. Anche perché non si vedono altri nomi in circolazione. 

 

(Lorenzo Torrisi)