La Borsa italiana sale, lo spread scende: il No al referendum non sembra aver provocato scossoni, anzi. Resta tuttavia aperta la “questione bancaria”. Anche perché non si è capito quale sarà il destino dell’aumento di capitale di Montepaschi. Il tema non è certo irrilevante, perché, come ci spiega l’ex ministro delle Finanze Francesco Forte, «è una specie di birillo che può far cadere altri birilli. Se non risolviamo il problema bancario in modo decente, se non diamo rassicurazioni ai risparmiatori in modo efficace, se non abbiamo la possibilità di far affluire i soldi della Bce agli operatori economici, l’economia italiana non si riprenderà».
Come possiamo venirne a capo allora?
Evidentemente i soggetti coinvolti – da Qia, il fondo sovrano del Qatar, ad altri fondi americani – vogliono rassicurazioni, hanno bisogno di un interlocutore diciamo così non del tutto “transitorio”, visto l’importante investimento che devono fare in Italia. Serve quindi un Governo attendibile e che dia garanzie.
Di che tipo Professore?
La principale è la partecipazione del Tesoro all’aumento di capitale di Montepaschi in relazione alla quota societaria già detenuta. Inoltre, chi investe ha bisogno di sapere che ci saranno procedure efficienti sia per quanto riguarda la necessaria ristrutturazione aziendale che per quel che concerne lo smaltimento delle sofferenze bancarie, creando degli strumenti fiscali e giuridici efficienti.
Non basta quindi il Fondo Atlante creato proprio per smaltire le sofferenze?
Il Fondo Atlante basta fino a un certo punto. Occorre far sì che chi acquista e chi aliena queste sofferenze abbia anche un regime tributario e giuridico più efficiente. Per esempio, con la detrazione completa delle perdite che si vengono a determinare per chi cede tali crediti: trasformandole in crediti di imposta sui bilanci del passato, non su quelli del futuro, possono essere immediatamente riscuotibili. Se poi si stabilisse che nel realizzo delle sofferenze bancarie spariscono completamente le imposte di registro sulle transazioni immobiliari (facendo una norma di carattere generale), si avrebbe risparmio e un maggior interesse ad acquistare questi crediti. Che andrebbero studiati anche meglio.
In che modo?
C’è un gran varietà di crediti deteriorati, sarebbe importante riuscire a vederli uno a uno e non fare un’operazione in blocco (il tutto potrebbe farlo Atlante). Questo sia per vedere quali immobili, per esempio, potrebbero essere opportunamente valorizzati senza perderci; sia perché così potrebbero venire a galla operazioni “poco nobili” compiute dalla banca. Quest’ultimo aspetto è molto importante.
Perché Professore?
Perché se si scoprisse che c’è stata una serie di imbrogli e di reati, il bail-in non scatterebbe, in quanto significherebbe che i creditori sono stati ingannati. Se si scoprisse una grande responsabilità diffusa, invece del bail-in potrebbe esserci una nazionalizzazione. Quando c’è una falsificazione di questo genere il creditore non può essere penalizzato perché è stato imbrogliato.
Professore, torniamo un attimo indietro: se si vuole che il Tesoro partecipi all’aumento di capitale bisognerà accordarsi con Bruxelles per non incorrere nelle normative sugli aiuti di Stato…
Se si guardano le norme sul bail-in, si vede chiaramente che un conto sono gli aiuti di Stato, un altro la sottoscrizione di un’opzione che sia economicamente redditizia. Non dimentichiamo poi che formalmente la sovranità giuridica appartiene allo Stato italiano, che quindi può recepire la normativa con l’interpretazione che resta sua mediante la legge di applicazione. Il punto è sapere se l’operazione che farebbe il Tesoro è vantaggiosa o se si tratta di un aiuto. Se altri soggetti privati, come il fondo del Qatar e quelli di investimento Usa, la fanno, allora c’è un metro per dire che non si tratta di un aiuto di Stato.
Vista anche la situazione politica che si è determinata in Italia servirà comunque avere da parte dell’Autorità di vigilanza della Bce un rinvio dei termini per portare a termine l’operazione di ricapitalizzazione.
Lo slittamento dei termini mi sembra un atto dovuto. Del resto ci viene concesso per quel che riguarda le “correzioni” alla Legge di bilancio. Mi sembra normale che se si dà respiro alla finanza pubblica in questo momento si debba fare altrettanto per un’operazione che ha una grande importanza, anche solo per l’intreccio esistente tra banche e debito pubblico, per via dei titoli di Stato presenti fra gli asset degli istituti di credito italiani.
Per lei è essenziale la presenza di un Governo che faccia da “garante” per questa operazione. Dunque non bisognerebbe andare a elezioni anticipate.
Teniamo conto che non si può votare tanto presto. Non si può andare alle urne sulla base di una sentenza della Corte costituzionale che ha smontato la legge elettorale. Bisogna farne una nuova. Credo non si possa votare prima della metà dell’anno prossimo. Anche perché bisogna fare una manovra correttiva che il Governo con questa finanziaria elettoralistica si è andato a cercare. Personalmente non credo si possa votare prima del prossimo autunno.
(Lorenzo Torrisi)