Il tribunale di Arezzo ha deciso, rendendo definitiva una situazione già evidente: Banca Etruria è insolvente. Ma sono curioso di sapere se rimarrà confermato, soprattutto nelle prossime settimane, il giudizio negativo dato da tutti i giornali sui funzionari di Banca Etruria che hanno consigliato ai clienti l’acquisto dei bond subordinati, quei titoli che poi si sono rivelati valere carta straccia.



La questione è interessante perché una delle ragioni dei pesanti cali di borsa dei giorni scorsi è stata l’ipotesi che il colosso bancario tedesco Deutsche Bank non riesca a pagare i propri bond subordinati in scadenza. La voce si è fatta tanto insistente da costringere la banca a un comunicato ufficiale nel quale viene detto a chiare lettere che la liquidità disponibile è largamente sufficiente a permettere il pagamento dei titoli in scadenza per tutto l’anno in corso. E per spazzare via ogni dubbio, la banca tedesca ha deciso di procedere al riacquisto dei propri bond: un gioco delle tre carte, emettono i bond e se li riacquistano.



Questa piccola vicenda dice chiaramente quanto gli investitori abbiano ormai i nervi scoperti, scottati dalle crisi passate e da quelle più recenti, senza contare truffatori e speculatori. Anche agli investitori abituali i conti non tornano più e torneranno sempre di meno, perché purtroppo la situazione di crisi vale per tutti. Se la ripresa non c’è mai, anche chi ne ha beneficiato all’inizio, prima o poi si trova a mal partito. E questo è quello che sta accadendo.

E come può essere diversamente? I bond subordinati delle quattro banche italiane fallite valevano circa 400 milioni di euro; ma i bond subordinati in circolazione in Italia sono circa 67 miliardi e di questi ben 31 miliardi sono nelle tasche di famiglie italiane. Possibile che queste siano tutte persone così esperte di economia da aver fatto un investimento rischioso del genere? E se i funzionari di Banca Etruria sono da giudicare negativamente, come dobbiamo giudicare tutti gli altri?



La cosa terribile è che titoli così rischiosi dovrebbero avere un rendimento attraente, pari per esempio a un 30%. Ma invece sono stati venduti bond subordinati con un rendimento del 4%. Di fatto in questo modo la banca ha pagato un modesto costo per dare ad altri (i propri clienti) un alto rischio. E questo non lo hanno fatto solo le banche fallite. Evidentemente lo hanno fatto anche tante altre banche italiane. 

E i titoli bancari italiani precipitano. Ovviamente precipitano, perché siamo in guerra. Ora che sul piatto c’è la proposta di alcuni paesi del nord Europa che vorrebbero limitare il possesso dei titoli di stato al 25% del capitale delle banche: e sarebbe il disastro per il sistema bancario italiano, da sempre fortemente investito nel settore. Ma il disastro del sistema bancario italiano è stato un obiettivo fin dall’inizio della crisi, poi culminato con lo spread a 700 e la cacciata dal governo di Berlusconi. 

Riuscirà il governo Renzi a resistere alle proposte deliranti dei tedeschi? Io sinceramente lo dubito, poiché la debolezza del governo attuale è sul fronte interno. Infatti, i recenti dati Istat dichiarano una crescita del Pil pari a 0,7%, una miseria inferiore persino alle previsioni del governo che puntavano allo 0,9%. Ma soprattutto rimane una miseria incapace di sostenere il debito pubblico e, stretti dagli ottusi vincoli europei, impediranno al governo di fare quegli investimenti che sono l’unica arma a disposizione per poter uscire dalla crisi.

Banche tedesche in crisi per i derivati, banche italiane in crisi per una montagna di crediti in difficoltà. Su questo stanno scommettendo gli speculatori dei mercati finanziari, perché con le vendite allo scoperto loro guadagnano comunque.

“Il denaro deve servire, non governare!”, scriveva nella Evangelii Gaudium papa Francesco nel 2013. Ma da allora non è cambiato nulla. Finché non si cambia strutturalmente questa situazione, impedendo al sistema delle banche centrali (e commerciali) di governare di fatto tramite la creazione di denaro, non usciremo dalla crisi. Solo con un prestatore di ultima istanza in grado di operare (quello che la Bce non è e non vuole fare) si possono salvare gli interessi dei popoli. Il resto sono solo chiacchiere e perdite di tempo che ci avvicinano al baratro.

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