Il Governo italiano ha presentato un “position paper” di nove pagine contenente le proposte del nostro Paese per “riformare” l’Unione europea. Nel documento è contenuto un attacco al Fiscal compact, in quanto si sottolinea che “è necessario usare tutto lo spazio di bilancio in favore della crescita”. A ciò si aggiunge una polemica contro la Germania, che non rispetta i parametri europei sul surplus di bilancio, cioè sul rapporto tra esportazioni e importazioni. Nel “position paper” si afferma che “i surplus di bilancio hanno un impatto negativo sul funzionamento dell’eurozona. Servono politiche di investimenti. Le procedure per squilibri macroeconomici dovrebbero essere utilizzate in questi casi”. Ne abbiamo parlato con il professor Claudio Borghi Aquilini.



Professore, che cosa ne pensa del “position paper” del governo italiano?

È soltanto una presa in giro.

Perché?

Al netto di nove pagine di nulla, l’unico punto concreto è l’invocazione di quanto era stato proposto dalla Germania, vale a dire il ministro unico dell’Economia. È un modo per continuare sulla strada della svendita della sovranità italiana iniziata da Monti. Anche i 63 miliardi dei fondi Mef, portati via dal nostro bilancio per salvare le banche degli altri, erano stati chiesti dall’Italia pur essendo stato il più grande latrocinio nella storia della nostra Repubblica.



La storia si ripete?

Proprio come allora c’era Monti, adesso abbiamo il nostro venduto di turno al governo che chiede proprio quello che ci domandano di fare i nostri avversari, vale a dire un ministro delle finanze unico. Avremo così sicuramente un ministro tedesco che ci affosserà ancora di più.

Una condivisione delle decisioni vorrebbe dire anche una condivisione degli oneri?

Dal momento che ci sono degli interessi contrapposti, la condivisione degli oneri nasconde il fatto che qualcuno ci guadagna e qualcun altro ci perde. I Fondi salva-Stati, per esempio, sono sì una condivisione di oneri, ma sono utilizzati soltanto a beneficio dei Paesi creditori e l’Italia è esclusa da qualsiasi tipo di vantaggio.



Può fare un esempio?

Negli ultimi 15 anni, per il bilancio dell’Ue l’Italia ha pagato 73 miliardi in più di quanto ha ricevuto. Tra gli Stati che hanno ricevuto questi fondi c’è la Polonia. Quest’ultima non fa parte dell’eurozona, e quindi se non ricevesse i fondi Ue svaluterebbe la sua moneta, cioè lo Zloty. In questo modo le esportazioni polacche farebbero concorrenza alle industrie tedesche. Qualsiasi mutualizzazione in Europa è fatta quindi ai danni dell’Italia, in quanto quest’ultima non ha nessuna voce in capitolo. Con il ministro unico delle Finanze stiamo quindi dando un’arma in più ai nostri nemici.

Nel position paper si parla anche di archiviare il Fiscal compact. Come valuta questa proposta?

In realtà nel position paper questa proposta non c’è. Si scrive che “è necessario usare tutto lo spazio di bilancio in favore della crescita”, un’espressione che non vuole dire nulla. Se il nostro governo avesse voluto archiviare il Fiscal compact avrebbe dovuto esplicitarlo.

 

Che cosa manca nel position paper?

Praticamente tutto. Se il governo italiano avesse voluto fare un documento politico-programmatico, avrebbe dovuto inserire dei punti di programma. Ben altra cosa sono i rimproveri velati del position paper. Se l’Italia fosse realmente contro lo sforamento del surplus di bilancio da parte della Germania, dovrebbe fare un comunicato in cui si afferma che tutto il surplus oltre una determinata soglia deve essere redistribuito contabilmente in trasferimenti interni ai Paesi in deficit.

 

Il position paper dice però che “le procedure per squilibri macroeconomici dovrebbero essere utilizzate in questi casi” …

La Germania tirerà comunque avanti per la sua strada, anche perché nel position paper non c’è nessuna idea concreta per risolvere questi squilibri. L’unica proposta guarda caso è quella che fa comodo alla stessa Germania, vale a dire il ministro economico. Lo stesso sussidio di disoccupazione avrebbe un senso soltanto se fosse pagato da chi ha piena occupazione, in modo che ci sia un incentivo nei confronti della Germania e degli altri Paesi più forti a farsi carico dei problemi dei Paesi più deboli.

 

(Pietro Vernizzi)