Se la situazione sui mercati finanziari non cambia, l’opinione prevalente nella City è che a Marzo la Fed non alzerà i tassi Usa. Nel primo meeting del 2016 i policymakers li hanno lasciati invariati allo 0,25-0,5%, in linea con le attese degli investitori. La Fed ha dovuto riconoscere che lo scenario economico è cambiato da quando, a Dicembre, li ha alzati per la prima volta dal 2006.



Da quell’annuncio, l’indice S&P 500 ha perso il 9,5% e il prezzo del petrolio è scesco del 16%, riporta Bloomberg. E aggiunge che per gli economisti della banca d’investimento Morgan Stanley le condizioni finanziarie avrebbero subito una stretta comparabile ad altri quattro rialzi dei tassi.

Pur riluttante a cambiare la sua politica di piccoli passi verso una normalizzazione del costo del denaro, la presidente della Fed Janet Yellen non può ignorare che lo scenario sia cambiato in peggio in poche settimane.



Rick Rieder, chief investment officer global fixed income, di BlackRock – la casa d’investimento che ha in gestione 4,6 trilioni di dollari di assets – dice che assumendo un approccio “wait and see” la Fed ha agito in linea con le aspettative generali.

“La Fed probabilmente si muoverà con molta prudenza sulla normalizzazione dei tassi e noi prevediamo solo uno o due ulteriori rialzi quest’anno,” dice Rieder.

Dopo un inizio d’anno catastrofico per i mercati, le altre banche centrali, la Bce, la Bank of England e la Bank of Japan, sono orientate alla prudenza. La banca centrale giapponese ha tagliato i tassi d’interesse a -0,1%, scatenando rialzi sui mercati azionari e obbligazionari.



Wouter Sturkenboom, senior investment strategist della società di consulenza finanziaria Russell Investments, dice che la Fed avrà maggior margine di manovra per una stretta a Marzo se la Bce e la Bank of Japan mostreranno di voler proseguire con politiche di stimoli all’economia.

La decisione della banca centrale giapponese di implementare tassi d’interesse negavi lo porta ad avere fiducia in un rimbalzo. E’ “incoraggiante” – commenta – vedere che “la banca centrale [giapponese] agisce con forza attraverso tassi d’interessi negativi”.

Joseph Amato, presidente e chief investment officer, equities, del gestore Neuberger Berman, dice che “la Fed potrebbe prevedere altri tre rialzi dei tassi per il 2016, ma riteniamo che l’attuale traiettoria sarà molto più graduale.”

La Cina sta indubbiamente rallentando, ma “non c’è un rischio significativo di collasso economico”, aggiunge. E la recente volatilità dei mercati azionari sembra avere scarsa relazione con quanto accade nell’economia sottostante.

Lo scorso mese il presidente della Bce, Mario Draghi, ha cercato di rassicurare gli investitori dicendo che la banca centrale ha a disposizione gli strumenti necessari per immettere nuova linfa vitale nella decotta economia dell’eurozona.

Anche se la prima reazione dei mercati è stata positiva, non sono mancate le critiche di coloro che avanzano dubbi circa l’efficacia della politica monetaria. “C’è un limite molto chiaro a ciò che la Bce può fare e raggiungerà”, ha detto l’ex presidente della Bundesbank Axel Weber, ora al vertice della banca svizzera Ubs. “Il problema è che la politica monetaria ha ampiamente fatto il suo corso,” ha aggiunto.

Anche per Alberto Gallo, head of macro credit research di Royal Bank of Scotland, la banca centrale europea è a corto di munizioni.  “Ci sono tre modi per far funzionare il quantitative easing,” ha scritto Gallo sul Financial Times. Il primo è “l’investimento pubblico”. Secondo l’analisi dell’economista, “un piano credibile e coordinato, unito al Qe, potrebbe offrire il segnale giusto per far partire l’investimento privato”. Ma nella Ue manca coordinazione e non si vedono interventi chiari. Il piano Juncker da 315 miliardi di euro per dare un impulso alle infrastrutture e creare lavoro e crescita non è chiaro, dice Gallo, aggiungendo che Stati Uniti e Regno Unito hanno parzialmente risolto il problema attraverso le “public-private partnerships” in cui investitori privati si affiancano allo Stato negli investimenti nell’economia.

“Il secondo modo per far funzionare il Qe è intervenire sui mercati del capitale in Europa in modo che la liquidità della banca centrale arrivi alle piccole e medie imprese,” spiega Gallo. E la terza soluzione è attrarre gli investimenti privati attraverso una combinazione di riforme e sconti fiscali.

Ma senza azioni concrete da parte dei governi dell’eurozona la politica monetaria della Bce rischia di diventare inefficace, conclude lo stratega della Rbs.