È il premier della Finlandia, Juha Sipila, unitamente a quello ceco Bohuslav Sobotka, ad annunciare ieri alle 16:30 circa che un accordo tra Ue e Turchia va delineandosi per gestire i flussi migratori. Il testo fa rabbrividire. È tutta una questione di soldi. Dal 20 marzo tutti coloro che giungeranno in Grecia irregolarmente saranno riaccompagnati in Turchia così da scoraggiare ogni viaggio attraverso l’ Egeo che parta dalle coste limitrofe, turche e non. Ankara accetta di accogliere tutti gli espulsi siano essi rifugiati o migranti per motivi economici. Ma la cosa veramente orribile è il fatto per ciascuno di codesti migranti che la Turchia accoglie, la Turchia medesima potrà inviare un migrante siriano che sta nei suoi confini nell’Ue. Un vero mercato delle anime, altro che misericordia… E tre miliardi di euro giungeranno sin da subito nelle casse turche riaprendo nel contempo dopo anni e anni di blocco la discussione sul cosiddetto capitolo 33, ossia quello relativo alle questioni di budget che regoleranno l’adesione della Turchia all’Europa.



I 28 membri del Consiglio europeo hanno trovato l’unanimità su tale questione e hanno dato tuttavia mandato al Presidente Donald Tusk di iniziare una trattativa con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu per definire meglio i contorni dei negoziati. Com’è noto, la questione giuridica ch’era in gioco risiedeva nel fatto che la Turchia aveva aderito nel 1951 alla Convenzione di Ginevra per la quale si riconosceva in forma automatica lo stato di rifugiato solo ai cittadini europei e non a coloro che provenivano da altri paesi. Il caso dei siriani era ed è affrontato con provvedimenti di natura eccezionale perché per essi non scatta la protezione in forma automatica. L’Ue richiede dunque che la Turchia modifichi la sua situazione giuridica ed estenda la protezione anche ai profughi non europei così da dare anche a coloro che sono respinti dalla Grecia la stessa protezione ch’essa da agli europei.



Un accordo che sarà ancora assi lungo e faticoso da raggiungere perché non si potrà non ridiscutere anche della chiusura delle frontiere in Bulgaria e in Macedonia e di come tali chiusure inevitabilmente apriranno il problema di nuovi flussi di migranti verso l’Italia.

Sconcertante è la riapertura del processo d’integrazione europea della Turchia. Negata per decenni quando la Turchia tra colpi di stato intermittenti ma rapide riprese democratiche esprimeva un regime non teocratico e illiberale come l’attuale e quando la questione curda non era così fiammeggiante tra deliri terroristici e condizionamenti geostrategici che provengono dalla disgregazione in corso della Siria che rischia di porre fine all’accordo raggiunto nel 1916, allorché già si presagiva il crollo dell’Impero ottomano. La questione russa è alla base di questo cambiamento. Il confronto con la Russia, con la Turchia che si accorda con l’Europa, diviene contenimento attivo e quindi di fatto una replica pure profondamente trasformata della Guerra fredda, considerando che la Turchia è uno storico membro della Nato anche se recentemente per ragioni interne di potenza ha spesso messo in discussione le conseguenze che automaticamente derivano da tale adesione.



Su una tale accelerazione del processo di integrazione della Turchia pesa altresì non solo il dramma migranti, che ancora una volta non si risolve con una politica europea integrata di assimilazione sostenibile, ma invece attraverso un mercimonio che rimarrà a disdoro della storia dell’Europa dell’euro: pesa su tale situazione anche la perdurante crisi da deflazione che nessuna manovra della Bce riesce a superare o a contemperare.

La politica dei tassi negativi è destinata ad allargare il divario tra risparmiatori ricchi e risparmiatori poveri e quindi tra tedeschi e non tedeschi, e le iniziative annunciate a cominciare dall’acquisto dei bond aziendali oppure la possibilità di intraprendere altre azioni non ben specificate, insomma, tutto il comportarsi della Bce non può che suonare che come il dibattersi del banchiere centrale europeo in una situazione disperata e impossibile da risolvere con le sole manovre monetarie. È invece ciò che si continua a fare incapaci di comprendere che una politica dei cambi non flessibili da moneta unica estesa su tutta l’Europa è ormai insostenibile e deve essere immediatamente sostituita da una rapida modifica dei trattati e dei vincoli di bilancio ridando spazio alle culture politiche ed economiche nazionali senza più vincoli europei di bilancio. Tutto il contrario del Ministro unico della Finanze e corbellerie del genere.

La rapidità con cui si è raggiunto l’accordo iniquo e disumano sui migranti contro il quale Amnesty International ha già levata alta ma inascoltata la sua voce dimostra invece che solo la violenza, la forza e la brutalità possono smuovere le coscienze e le decisioni dei premier europei e delle tecnocrazie che di fatto li dominano: un pessimo inizio della prossima decadenza continentale dell’Europa.