In un mondo frastornato, attonito, incartato nell’indicibile di quel che accade, io corro, tu corri, tutti corrono per produrre al meglio, per acquistare al meglio: concorrenza. È ok per affinare il prodotto, migliorare la qualità, mitigare il prezzo: buona per i consumatori. Per i produttori: una guerra di tutti contro tutti per migliorare i processi, i prodotti, controllare i costi, aumentare i ricavi. L’innovazione tecnologica il mezzo, l’aumento dell’efficienza il fine; la produttività il must.
Ecco, sì produttività. Per chi mette merci sul mercato: efficienza, novità a più non posso e valore, valore. Valore aggiunto. Poi fare meglio degli altri, prima degli altri, farlo in fretta: la tecnologia “touch screen”, ancora da vendere, già superata dal meraviglioso “no touch, point to”; il succedersi rituale delle collezioni della moda per collezionisti consumatori che indossano il tempo breve del fashion.
Stress. Collassa così il ciclo di vita delle merci, saltano i tempi di ammortamento, sale il costo per unità di prodotto. Nell’empireo dell’eccesso produttivo, altro eccesso: si produce invenduto, si ingolfa il mercato, si riducono i margini di profitto, si svaluta valore; si bruciano risorse e ricchezza.
Per chi acquista: la possibilità di avere di più e, magari quel più con meno; di ottenere il nuovo a ogni piè sospinto e il nuovissimo appena il giorno dopo, tanto da non riuscire né a pagare, né a godere l’avuto.
Viene alterata la capacità riproduttiva della natura; la capacità di smaltimento della Terra. Beh, nel frattempo, Buona Pasqua.