La Corte dei conti prende posizione a favore di un aumento dell’Iva. L’effetto di un’eventuale entrata in vigore delle clausole di salvaguardia finora è stato scongiurato attraverso una loro sterilizzazione. Per i magistrati contabili però un rialzo dell’Iva sarebbe “giustificato e preferibile” perché il tasso di prelievo dell’Italia è tra i più bassi in Europa, al ventiduesimo posto. Secondo la Corte dei Conti, inoltre, un ritocco all’insù dell’Iva alzerebbe l’inflazione dell’1,4% avvicinandola alla soglia ottimale del 2%. Martedì intanto il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si sono incontrati a Roma. Al centro dei colloqui il negoziato sulla flessibilità con la deviazione dagli obiettivi di bilancio del Fiscal compact. Ne abbiamo parlato con Claudio Borghi Aquilini, responsabile del dipartimento Economia della Lega Nord e consigliere della Regione Toscana.



Condivide la tesi della Corte dei Conti secondo cui un rialzo dell’Iva farebbe bene alla nostra economia?

Capirei affermazioni di questo tipo se partissimo dal presupposto che la Corte dei conti sta facendo quello che le dicono di fare la Merkel o l’Ue. L’utilizzo dell’Iva come strumento di austerità e di compressione di prezzi e salari non è certo una novità di oggi. Un aumento dell’imposta sul valore aggiunto era già stato introdotto dal governo Letta. Si trattava di un aumento programmato e fu messa in atto una finta crisi di governo, con l’unico scopo di fare passare il tempo utile per attivare la clausola di salvaguardia che introduceva un’Iva più elevata.



Quali sono state le conseguenze?

L’aumento dell’Iva ovviamente non ha determinato alcun aumento di gettito, anzi alla fine è calato perché le misure di austerità hanno fatto sì che la gente spendesse meno soldi. La politica di austerità consiste nel comprimere i salari e la capacità di spesa degli italiani. Tutto ciò determina una maggiore disoccupazione e di conseguenza una diminuzione delle importazioni.

Allora qual è la logica dietro a queste politiche?

L’austerità è la condizione per poter avere l’euro. L’aumento dell’Iva determina una diminuzione dei consumi. In questo modo si riducono le importazioni, la bilancia commerciale si riequilibra e quindi la moneta unica diventa sostenibile.



È una medicina efficace?

Veda lei. È come se si pretendesse di curare un paziente con la febbre mettendolo in frigorifero. Se la Corte dei conti appoggia questo ulteriore aumento dell’Iva in un Paese come l’Italia che ha la pressione fiscale più alta del mondo occidentale, evidentemente significa che i giudici contabili stanno leggendo uno spartito che è dettato dall’Europa. È un fatto che mi inquieta, perché vuole dire che i poteri europei sono penetrati ancora più profondamente nelle nostre istituzioni.

Martedì si sono incontrati Moscovici e Padoan. Nel 2016 avremo una crescita inferiore alle previsioni…

Ci tengo a precisare che è inferiore alle loro previsioni, non alle mie.

 

Perché lei che cosa si aspettava?

Io sono sempre stato scettico sui proclami trionfalistici di crescita del governo che alla fine sono stati smentiti dai fatti.

 

Fatto sta che se l’Ue dice no alle nuove richieste di flessibilità, il governo italiano si troverà in difficoltà…

I nostri governanti stanno navigando totalmente a vista, è un teatrino che ormai vediamo da numerosi anni, e alla fine non risolveranno nulla. L’Europa intera sta passando il tempo sperando che arrivi il miracolo. Nel frattempo per dare a vedere che sta facendo qualcosa, Bruxelles continua a diffondere finti conti, finte previsioni e finte proiezioni economiche. Il miracolo però non arriverà. Del resto anche quando ci sono state delle condizioni favorevoli, con il petrolio al ribasso e i tassi d’interesse ai minimi, il risultato del Pil italiano è stato pari soltanto al +0,6%.

 

Tutto ciò quali conseguenze avrà sui conti pubblici dell’Italia?

Nel momento stesso in cui il Pil sarà inferiore alle previsioni, sia il debito, sia il deficit dovranno essere ricalcolati verso l’alto rispetto a quanto preventivato. A quel punto partiranno delle richieste di aggiustamenti fiscali sotto forma di patrimoniali, tasse di successione, ritocco delle pensioni, taglio della reversibilità. Insomma tutto quell’arsenale che è stato messo sul tavolo, anche se finora non è stato utilizzato, e che sarà tirato fuori a discapito degli italiani.

 

(Pietro Vernizzi)