Settimana cruciale per la riparazione del sistema bancario. I problemi sono due. Smaltimento dei crediti deteriorati, ma con prezzi e modi che non costringano le banche a pesanti perdite patrimoniali e conseguenti ricapitalizzazioni. Capitalizzazione di alcune banche che, dopo aver pulito i bilanci, dovranno ricostruire il capitale di garanzia come richiesto dalla vigilanza bancaria. Il ritardo nella definizione di soluzioni per ambedue i problemi ha fatto crollare i valori azionari di tutte le banche e dell’indice di Borsa italiana dove il peso del settore bancario è rilevante, causando un danno sistemico.
Finalmente, la scorsa settimana, il governo ha deciso di avviare una rapida soluzione altrettanto sistemica con il contributo di capitali e soggetti privati incentivati dal fatto che tutti stavano subendo danni, e perfino rischi di destabilizzazione, per il protrarsi dell’incertezza. Tale soluzione avrà la forma di un veicolo finanziario, probabilmente una Sgr, che gestirà due fondi: uno dedicato all’acquisizione di crediti deteriorati dalle banche con lo scopo di ricavarne i massimi valori possibili nel tempo; l’altro finalizzato a raccogliere capitali che poi verranno messi al servizio delle ricapitalizzazioni. I soldi dovranno essere messi da privati perché la Bce e la Commissione Ue vietano interventi statali, fatto che finora ha tardato le soluzioni.
La notizia è che tutte le banche italiane, nonché la Cassa deposti e prestiti che pur di proprietà statale è un ente privato e le fondazioni, apporteranno risorse nei due fondi perché il farlo è un costo minore del protrarsi dell’incertezza sul settore. Tale notizia, venerdì scorso, ha rialzato i corsi azionari. Ora si tratta di confermare che la soluzione è credibile sia per architettura, sia per quantità. Al riguardo dell’architettura è importante che sia immune da intrusioni dei regolatori europei dimostratisi portatori di obblighi inutilmente penalizzanti. Pare lo sia.
Al riguardo dei volumi di capitali veicolabili attraverso i fondi detti, combinati con quelli garantibili dallo Stato (Gacs) e ammessi dalla Commissione, la questione è ancora da capire. Probabilmente i soldi per la ricapitalizzazione di alcuni istituti ci sono. Ma quanti dovrebbero essercene nel fondo dedicato all’assorbimento dei crediti deteriorati? E con quale capacità di gestire la valorizzazione di tali crediti, cosa che definisce la probabilità di un’operazione in perdita o in profitto?
Dare subito l’idea di poter rispondere positivamente a tali domande renderà più convincente la riparazione.