Ha esposto denuncia presso la procura di Ravenna l’Eni contro gli attivisti di Greenpeace che il 30 marzo scorso hanno assaltato una sua piattaforma estrattiva di gas nel mare Adriatico al largo dell’Emilia-Romagna. Come riportato da Il Foglio si tratta “della prima azione legale intrapresa dalla compagnia petrolifera di Stato italiana contro la ong ambientalista”. L’Eni denuncia “la gravità delle condotte” di almeno undici attivisti che hanno abbordato la piattaforma “Agostino B”, a circa 20 km dalla costa, per poi esporre sulle strutture due enormi striscioni in favore del referendum trivelle del prossimo 17 aprile. I legali Eni, come si legge sempre su Il Foglio affermano: “In merito ai rischi connessi all’iniziativa degli attivisti si deve osservare come il principale pericolo sulla piattaforma ‘Agostino B’ fosse dovuto alla presenza di eventuali rilasci di gas dagli impianti, con possibilità di presenza nell’atmosfera. […] L’avvicinamento alla piattaforma senza conoscere eventuali criticità o operazioni in corso sulla stessa, e con l’utilizzo non idoneo dell’attracco all’imbarcadero, poteva mettere a rischio l’incolumità degli attivisti, oltre che causare danni alle strutture”.



Ci sono “grosse opportunità” per il nostro paese in Iran “anche al di fuori dell’energia o accompagnando l’energia”. Ad affermarlo è l’ad di Eni Claudio Descalzi a margine del bilaterale tra il premier Matteo Renzi e il Presidente della Repubblica islamica iraniana Hassan Rohani. Come riporta l’agenzia di stampa Adnkronos, Descalzi ha affermato che “lo scambio con l’Italia è sempre stato importantissimo e c’è’ anche un ottimo rapporto tra popoli. Ci sono tutte le premesse per lavorare insieme anche perché siamo i primi a venire qua. In questo momento investire nel petrolio va fatto con molta cura e bisogna selezionare i Paesi che offrono i contratti migliori. In un momento come questo di prezzi bassi ci vuole molta prudenza: le prospettive arrivano solo se ci sono le condizioni contrattuali a lungo termine per poter fare le cose; stiamo aspettando ancora di capire quali saranno i contratti e le opportunità, per il momento non c’è nulla”. Ma l’ad di Eni aggiunge poi che “bisogna anche sviluppare nuovi campi, occorre recuperare dieci anni di sanzioni. Il che vuol dire manutenzione dei campi. Trentasei o quaranta dollari al barile all’appetito degli investimenti è una cifra meno importante rispetto a 110 quindi questo può allungare i tempi”.

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