Una nota di Mediobanca Securities – la piattaforma londinese dell’istituto – ha confermato quali tensioni sotterranee stiano montando attorno ad Atlante e ai complessi processi e tentativi di stabilizzazione del sistema bancario italiano. All’indomani dell’assemblea di Mps, gli analisti hanno confermato la raccomandazione neutral e il prezzo obiettivo a 0,62 euro: un giudizio sostanzialmente scettico sul titolo senese, un invito a non fidarsi di rimbalzini come quello di ieri (+1,95% a quota 0,60). Della convention dei soci, il report sottolinea il pre-annuncio del Ceo Fabrizio Viola, riguardo la cessione di un pacchetto di sofferenze garantite da 250 milioni di euro entro qualche mese. E questo offre lo spunto all’ufficio studi Mediobanca nella City per un ragionamento più ampio: “la riduzione dei non performing loans” e la possibilità “di trovare un partner” per Mps sono “strettamente interconnesse”. Infatti, per gli analisti “trovare un partner per Mps continuerà a essere un compito difficile fino a quando l’ammontare dei crediti in sofferenza non verrà ridotto significativamente”.



La nota non risparmia – in conclusione  – altrettanto scetticismo al fondo Atlante appena lanciato da Quaestio Sgr (Fondazione Cariplo) con Cdp, banche e fondazioni in funzione di “bad bank di sistema” e di possibile garante di ultima istanza per le ricapitalizzazioni. “Abbiamo qualche piccolo dubbio – si legge – sul fatto che Atlante possa migliorare la situazione di Mps poiché a nostro avviso le risorse disponibili del fondo dovrebbero essere incanalate nella risoluzione di quelle situazioni che hanno creato un rischio sistemico dall’inizio dell’anno”.



È sempre formalmente errato leggere in controluce il giudizio di un analista finanziario ufficialmente protetto da “muraglie cinesi” rispetto a possibili interferenze rispetto alle altre attività d’investiment banking della sua casa. Se però incorriamo in tutti i rischi della dietrologia, allora la nota di Mediobanca sembra lanciare segnali non da poco.

Anzitutto, il collegamento fra l’iniziativa Atlante a Mps può essere letta come conferma di un’interpretazione di fondo dell’intera operazione: che cioè Atlante sia (anche, soprattutto) la sintesi del progetto di messa in sicurezza di Mps presso Intesa Sanpaolo. Che sia quindi un grosso favore che Intesa Sanpaolo e le sue fondazioni (Cariplo, Compagnia San Paolo, Cassa Padova, Cassa Bologna e soprattutto Cassa Firenze, guidata dall’ultra-renziano Umberto Tombari) hanno ingegnerizzato per tranquillizzare il Premier sul fronte più pericoloso della crisi bancaria nazionale e in particolare per il Pd toscano.



Un secondo spunto di riflessione è certamente offerto dalla “stretta interconnessione” che Mediobanca vede fra pulizia delle sofferenze e ricapitalizzazione di Mps. La nota non lo specifica, ma è lo schema che Apollo ha proposto per Carige e Fortress per Popolare Vicenza. Due ipotesi al momento congelate e messe sotto attacco proprio dai promotori di Atlante: Giuseppe Guzzetti (leader della Cariplo e dell’Acri) e da Carlo Messina (Ceo Intesa Sanpaolo), che hanno parlato di “fondi aguzzini in cerca di cuccagna in Italia”. Mediobanca – che non ha aderito ad Atlante – non sembra invece così convinta che lo “schema Apollo-Fortress” sia da buttar via con sdegno, a favore di Atlante.

Terzo e non ultimo passaggio non banale del report è l’attenzione alle banche “che hanno creato rischio sistemico dall’inizio dell’anno”. Qui la lettura non è agevolissima, anche se il riferimento è con tutta evidenza a Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che stanno affrontando aumenti di capitale tutt’altro facili (soprattutto il primo). Sono due operazioni (tre con il riassetto Carige, quattro con l’aumento di capitale annunciato successivamente da Banco Popolare, otto con la vendita delle banche risolte a fine 2015) cui una banca d’affari come Mediobanca non può non guardare, anche se con livelli d’impegno e attenzione diversi.

Piazzetta Cuccia è ad esempio advisor della Vicenza (mentre UniCredit è garante della sottoscrizione di 1,7 miliardi). Ed è – secondo rumor recenti – da tempo al lavoro per costituire formazioni di investitori, probabilmente italiani ed esteri, locali e non locali. Ora l’irrompere di Atlante sembra chiudere il campo vicentino a Mediobanca e consegnarlo a Intesa, che attraverso Banca Imi sta già curando l’aumento Veneto Banca. È vero che a lanciare un allarme un po’ scomposto sulla garantibilità dell’aumento Vicenza è stato il vertice di UniCredit, ma lo stesso Ceo Ghizzoni aveva confermato anche l’interesse di Fortress (che recentemente aveva acquisito da UniCredit la bad bank Uccmb).

Da Mediobanca Securities sembra arrivare comunque una sottile provocazione: se Atlante deve assumere il ruolo pro-attivo filtrato subito dopo il suo lancio, s’impossessi pure della Vicenza. Ma così facendo brucerà le risorse che sarebbero invece utili, anzi necessarie per il salvataggio del vero “buco nero” bancario italiano: che sta a Siena, nella Toscana di Renzi, non nel Nordest. Non è meglio – pare dire Mediobanca – che Intesa si occupi con Atlante dei suoi “compiti a casa” sul Monte? (E non è meglio che – dietro cortina fumogena del salva-banche – lasci perdere sull’Ops di Cairo Communication sul Corriere della Sera? Anche Yaki Elkann, presidente della Fiat, ieri si è schierato con il “no” espresso dal cda Rcs, condito di sospetti espliciti su “interferenze bancarie” all’ombra dell’offerta. Un “no” scagliato contro Cairo e Giovanni Bazoli soprattutto da Mediobanca).