Riuscirà l’Italia a fare una politica consistente per lo sfruttamento dei suoi notevoli giacimenti di petrolio e gas? La risposta non è scontata perché la questione petrolifera in Italia, da decenni, è oscurata da stranezze. Pur ancora non chiari le quantità di riserve di petrolio e gas e i possibili costi di estrazione, molti indizi fanno ritenere che questa sia immensamente superiore alle stime correnti, anche per l’evoluzione delle tecnologie. Ma non c’è un programma di ricerca statale che punti a precisare e ad aggiornare una mappa, pur centinaia le ricerche locali condotte da società petrolifere. Così qualcuno può dire che navighiamo sopra un mare di petrolio e una bolla di gas a forma di “S” che va dalla pianura padana, prende l’Adriatico, rientra in Puglia e Basilicata e prosegue verso lo Ionio, la Sicilia e qualcun altro può dire che petrolio e gas sono pochi, lasciando così la questione aperta.
Ora andrebbe chiusa perché c’è un buon motivo di finanza pubblica: utilizzare i proventi (royalty) dell’estrazione di energia fossile per abbattere il debito pubblico. Ci saranno tanti guadagni da concessione da poter ripagare 2mila miliardi di debito? Non si sa, ma possiamo scommettere che almeno dai 500 ai 1000 miliardi in 20-30 anni potremmo abbatterli in tal modo. Non solo: emettendo obbligazioni lunghe basate sulle royalty potremmo usare subito quei 500/1000 miliardi per ridurre il debito, cosa che permetterebbe di risparmiare 25/50 miliardi annui di spesa per interessi e aumentare la fiducia sulla solvibilità del debito italiano riducendone i costi di rifinanziamento.
Restiamo prudenti: immaginiamo 25 miliardi anno, ora spesi per interessi, utilizzabili invece per investimenti e detassazione, nonché per aiutare la popolazione povera (ormai quasi il 30%) e dare servizi e pensioni decenti agli anziani. L’economia italiana decollerebbe, la bilancia commerciale migliorerebbe. La posizione di primo produttore europeo darebbe più forza geopolitica.
Il petrolio è roba vecchia e sporca, ma la specificità italiana lo rende un mezzo per riagganciare il futuro che sta perdendo a causa del peso del debito. È ovvio che bisognerà armonizzare le estrazioni con la tutela dell’ambiente, ma le nuove tecnologie danno ampia possibilità per farlo. È ovvio che il sistema di estrazione e trasporto dovrà essere controllato da un ente statale centrale che eviti i disordini delle gestioni locali e garantisca la qualità degli standard. Ma questa efficienza diventerà ovvia, cioè senso comune, se si penserà a petrolio e gas come riduttori del debito.