Il 730 precompilato 2016 è online e dovrebbe servire a semplificare la presentazione delle dichiarazione dei redditi. Tuttavia per molti italiani ci sono dei dati da integrare e c’è chi su Twitter non risparmia qualche messaggio diretto all’Agenzia delle Entrate per segnalare come sia difficile non dover ricorrere a Caf o commercialisti. Con uno costo non indifferente e che arriva magari a “neutralizzare” le detrazioni cui si avrebbe diritto. C’è per esempio chi potendo detrarre il 50% di una spesa di ristrutturazione di 800 euro, dovendo però pagare 50 euro al proprio Caf per compilare la dichiarazione, alla fine si trova spendere più di quanto recupererà (ovvero 40 euro). Dato che queste detrazioni sono “spalmate” su 10 anni, si spera che nel frattempo sia diventato più facile presentare la dichiarazione dei redditi e fare quindi a meno del Caf.



Dallo scorso 15 aprile circa 30 milioni di contribuenti italiani possono giovarsi del modello 730 e Unico precompilato il che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe rendere più semplice il rapporto con il Fisco e soprattutto meno gravoso. In attesa di scoprire come andranno le cose in tal senso, una interessante novità di quest’anno è senza dubbio rappresentata dall’inserimento, rispetto allo scorso anno, di tante spese che non erano state prese in considerazione come le spese mediche, le spese per le tasse universitarie e via dicendo. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha recentemente annunciato che in vista del prossimo anno si potrebbe fare un ulteriore step, inserendo nel modello 730 e Unico precompilato anche le spese veterinarie. Una notizia che è stata valutata come positiva da parte dell’associazione dei veterinari che tuttavia hanno espresso una riserva in merito. Dall’associazione Anmvi fanno sapere:”pur concordando con l’evoluzione digitale in atto e con le sue finalità, i veterinari esercitano in ambito peculiare sia della sanità che del fisco nazionali”. Il riferimento fatto dall’associazione ha come oggetto il sistema della tessera sanitaria, puntando il dito contro la troppo esigua aliquota di detraibilità delle spese veterinarie resa ancora più bassa dall’Iva al 22%.

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