«Il governo Renzi è capace di fare soltanto una politica delle elemosine ai poveri e dei favori ai potentati stranieri come la Total. Mentre sarebbe molto più urgente sbloccare l’alta velocità ferroviaria nel Mezzogiorno». È la riflessione del professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. Mercoledì il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo al Salone del Risparmio ha affermato: “Nel Def che verrà pubblicato nei prossimi giorni abbiamo valutato l’impatto delle misure contenute nel nuovo pacchetto per la crescita. Le simulazioni indicano che l’insieme delle misure introdotte potranno generare una crescita aggiuntiva dello 0,2% del Pil e fino all’1% in più di Pil sul lungo periodo”.



Professore, che politica economica è quella che riesce a fare crescere il Pil soltanto dello 0,2%?

La politica economica del governo Renzi finora è stata un fallimento. Ciò che occorrerebbe innanzitutto è aumentare gli investimenti, perché in questo modo si rafforza il capitale. Inoltre va accresciuta la produttività del lavoro perché in questo modo aumenta la capacità di utilizzo del capitale.



I bonus da 80 euro sono in grado di fare crescere i consumi?

Se producessimo di più avremmo maggiori risorse dal punto di vista sociale. Lo stesso Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, ha dichiarato: “Chi è ricco e genera ricchezza crea anche posti di lavoro, può fare opere caritatevoli. È un merito essere ricco e vivere da povero”. Se quindi non ci sono maggiori mezzi, non si possono introdurre ulteriori misure di politica sociale perché non c’è abbastanza capacità per farle. I ricchi possono accumulare pezzi di carta e diritti, ma non consumano tutto ciò di cui dispongono. Per consumare ulteriormente bisogna produrre di più. È per questo che la politica degli 80 euro non funziona.



Nel frattempo perché la disoccupazione continua a essere così elevata?

Perché la logica di una riforma del lavoro come il Jobs Act è quella di sistemare un certo numero di persone, anziché incoraggiarle a produrre di più e meglio. I posti di lavoro generati dal Jobs Act sono molto limitati in proporzione all’enorme quantità di deficit messa in campo con gli incentivi.

Nel 2015 la domanda interna dell’Italia è migliorata per la prima volta dopo otto anni. Di chi è merito?

I miglioramenti reali dipendono soltanto da fattori esogeni. Dal momento che si è ridotto il prezzo di alcune materie prime che l’Italia importa, i consumatori godono di maggiori spazi. Inoltre l’intervento della Bce ha messo in sicurezza i Paesi indebitati come l’Italia. Tuttavia le crisi bancarie sono rimaste, e lo stesso vale per il problema delle alte imposte che ostacolano chi vuole aprire delle nuove imprese soprattutto nel settore immobiliare o delle costruzioni.

Di che cosa ci sarebbe bisogno?

Serve una politica di investimenti nonché una riforma del mercato del lavoro che introduca i contratti periferici. Vanno inoltre tagliate le aliquote marginali. Tutto questo non è stato fatto, ma in compenso si è approvato l’emendamento notturno per consentire che la Total esporti il petrolio estratto in Italia.

 

Chi trae beneficio da questa scelta?

Il governo ha sbloccato unicamente le opere che favoriscono l’operatore economico, ma non l’economia nel suo complesso, e per di più ha creato dei costi sociali. In questo modo si rallenta la ricerca di nuove risorse, facendo inutili favori a questo o a quello. E non voglio parlare dei favori personali, bensì di quelli nei confronti dei grandi gruppi, sempre ammesso che uno non ci prenda sopra una tangente. In ogni caso non è il modo giusto per creare sviluppo economico.

 

Ma non si dice sempre che l’Italia ha bisogno di investitori stranieri?

Ben vengano gli investitori esteri, ben venga la concorrenza nel settore petrolifero, ma se noi continuiamo a fare questi “giochetti” roviniamo anche le cause giuste. Gli unici interventi messi in atto dalla Cassa depositi e prestiti sono i favori a questo o a quello. Le uniche opere pubbliche che il governo vuole sbloccare sono a beneficio della Total, mentre non si capisce perché non sblocca con un analogo emendamento anche l’alta velocità ferroviaria nel Mezzogiorno.

 

(Pietro Vernizzi)