Di primo mattino, ieri, la sospensione del titolo Rcs e poi la conferma: Mediobanca è partner e advisor del finanziere Andrea Bonomi in una contro-Opa sul Corriere. Non inattesa, ma apparentemente non più d’attualità dopo le parole di Alberto Nagel, appena cinque giorni prima. Un’offerta aggressiva per cassa contro quella tranquilla, “per carta”, di Cairo Communication, fortemente sponsorizzata da Intesa Sanpaolo. Un’iniziativa che ha confermato – se ce n’era bisogno – il movimentismo di piazzetta Cuccia: la sua voglia di non essere marginalizzata dalla “Banca della Nazione” e delle sue Fondazioni, che hanno appena acquisito grandi meriti pubblici con il lancio di Atlante e il salvataggio della Popolare di Vicenza.



Ma cosa resta nella “Mediobancaland”, nella crescente polarizzazione del confronto fra i giganti bancari italiani? Certamente UniCredit, tuttora principale azionista di piazzetta Cuccia: guarda caso alle cronache ieri, in modo tutt’altro che banale. L’amministratore delegato Federico Ghizzoni non ha perso un attimo nell’appoggiare la controfferta Mediobanca su Rcs: appena pochi giorni dopo essersi espresso con interesse sull’Ops Cairo. Ancora poche ore e il tam tam di Piazza Affari cita un summit fra i grandi azionisti UniCredit: per sostituire lo stesso Ghizzoni?



Più significativo che una svolta al vertice della prima banca italiana sembri maturare solo quando lo scontro su Rcs ha scavato in profondità la trincea già tracciata dalla nascita di Atlante; dal rifiuto di Quaestio Sgr di condividere con Mediobanca l’Ipo in Borsa della Vicenza; dal gioco di “avance” e “contro-avance” sulla prossima operazione gemella su Veneto Banca. A proposito: Piazza Affari, sempre ieri, ha registrato un robusto rimbalzo del Banco Popolare, dopo una lunga serie di sedute negative.

Proprio ieri i Ceo di Bpm e Banco Popolare – Giuseppe Castagna e Pierfrancesco Saviotti – hanno presentato a Milano il piano industriale di un cammino di aggregazione che si annuncia ancora lungo e accidentato. E il masterplan non è certo la molla che può far svoltare i mercati: sicuramente non quello – senza effetti speciali – illustrato da Bpm e Banco. Sta probabilmente contando di più che l’aumento da un miliardo necessario al Banco (cioè alla futura terza banca italiana) sarà garantito da Mediobanca: dalla Mediobanca “qui e ora”. Per di più – com’è stato annunciato ieri – gli 8 miliardi di Npl del Banco da “macinare” saranno gestiti “in casa” (con un veicolo costruito da Mediobanca?), non da Atlante. il cui ruolo di bad bank “nazionale” forse non si realizzerà mai. Già: chissà cosa diventerà realtà delle tante carte sparse sul tavolo del riassetto bancario.