Il caso UniCredit sparato sulla prima pagina e amplificato nel primo piano della Stampa. Una lunga intervista a Giovanni Bazoli – la prima da “re emerito” di Intesa Sanpaolo – come piatto forte di Repubblica, sempre ieri, con la firma pregiata dell’ex direttore Ezio Mauro. La questione bancaria torna prepotentemente sulla ribalta mediatica: sui quotidiani-ammiraglia dei gruppi Agnelli e De Benedetti, ormai promessi sposi.



Tornano sotto i riflettori non le piccole banche di provincia, non i piccoli risparmiatori “traditi”, non le guide all’investimento nell’era dei tassi negativi, non il credito razionato alle Pmi. Ci tornano le grandi banche, i loro generali, le loro grandi manovre, anzi le loro nuove guerre di potere. C’è UniCredit, primo “campione nazionale” e il suo pericolante Ceo Federico Ghizzoni. E c’è Intesa Sanpaolo e il suo artifex carismatico, che dopo aver concluso una presidenza lunga 34 anni, continua a parlare in prima persona della battaglia colpi di offerte su Rcs (Cairo & Banca Imi versus Mediobanca , Bonomi & partners). Già Mediobanca, anche e ancora Mediobanca: rimasta sull’Aventino rispetto al piano nazionale salvabanche Atlante patrocinato dal governo Renzi appoggiandosi su Intesa e sulle sue Fondazioni. Una Mediobanca, tuttavia, alla controffensiva sul riassetto bancario (in mano sua il pallino dell’aumento di capitale del Banco Popolare utile alla fusione con Bpm); e tutt’altro che rinunciataria sulle Generali.



Sembra comunque di essere tornati indietro di una decina d’anni  (all’estate delle Opa, cui seguirono le maxi-fusioni UniCredit-Capitalia e Intesa-Sanpaolo), oppure più indietro: alla battaglia delle Generali che segnò l’avvento in Italia di Vincent Bolloré e la prima sconfitta del regime Bankitalia di Antonio Fazio. Ancora più indietro: alle molte tappe della storia bancaria contemporanea che l’intervista di Bazoli a Mauro riepiloga una volta di più dal 1982. Non rinunciando a rievocare categorie che sembravano superate nella narrazione pubblica italiana: finanza cattolica contro finanza laica; P2 contro democrazia delle istituzioni.



Un editoriale della Stampa dice senza mezzi termini che UniCredit è un problema-Paese. Riecheggia le stesse preoccupazioni di Financial Times e Wall Street Journal, che da tempo predicono la necessità di una nuova ricapitalizzazione per la banca pilotata da Ghizzoni. Chiama al tavolo dei soci privati lo stesso premier, salvo vedersi rintuzzata da Luca di Montezemolo: vicepresidente di Unicredit e a lungo presidente della Fiat e della stessa Stampa.

Bazoli dice a Repubblica che la salute – finanziaria, manageriale, “etico-politica” – del sistema bancario resta essenziale per la stabilità stessa del sistema-Paese. Addita come tuttora attuale il metodo del confronto civile fra uomini illuminati come lui medesimo e l’Avvocato Agnelli, l’ex governatore-premier-presidente Carlo Azeglio Ciampi e il presidente onorario di Mediobanca Enrico Cuccia l’ex economista-ministro Beniamino Andreatta. Non elude, il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, neppure una domanda sul dissesto di Banca Etruria: ma per sdrammatizzarlo. Al pari, da costituzionalista, il Professore si tura il naso e promuove con la sufficienza le riforme varate da Matteo Renzi il Rottamatore.

Come spesso avviene le luci abbaglianti su un campo di battaglia deformano o addirittura oscurano la visuale sulle operazioni. Ma che una dura battaglia sia in corso – l’eterna guerra civile nazionale fatta di banche, giornali e politica – non ci sono dubbi.