“Chi non metterebbe la firma sotto un accordo commerciale che gli garantisse il 7% di crescita all’anno? Nessuno, una prospettiva del genere risulterebbe appetitosa per chiunque! Ed è questa la ragione macroeconomica fondamentale per la quale la Cina, ancorché abbia rallentato il galoppante sviluppo economico degli ultimi anni, rappresenta ancora una grande opportunità” per il Made in Italy, come ha detto Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato del gruppo Pirelli e copresidente del Business Forum Italia-Cina, aprendone la sessione plenaria. “L’attrattività dei nostri prodotti in Cina è altissima, soprattutto per qualità e tecnologia, e l’interesse della Cina, anche se cresce meno di prima, procede a ritmi comunque spaventosi”.
Agroalimentare, ambiente, tecnologia dei macchinari e infrastrutture sono i settori sotto i riflettori, anche se “il brand italiano – ha spiegato Tronchetti – vale in tutte le aree”. È in quest’ottica che agisce il Business Forum: “Ci siamo dati l’obiettivo di facilitare gli incontri tra le imprese italiane e cinesi, aiutando gli imprenditori a fare cose concrete”.
Quello che emerge al Forum è uno scenario oggettivamente positivo per il futuro delle relazioni commerciali tra Italia e Cina, aperto a Villa Madama dai due ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni e Wang Yi. Roma infatti punta al “grande mercato” della crescente classe media cinese; da parte sua Pechino guarda con sempre maggiore attenzione alla “qualità dei prodotti”, tratto distintivo delle Pmi italiane. “La Cina considera l’Italia uno dei suoi più importanti partner in Europa, non ci sono questioni irrisolte, né contraddizioni nei rispettivi interessi fondamentali”, ha sottolineato il capo della diplomazia di Pechino. Nonostante il rallentamento del tasso di crescita, il gigante asiatico ha “basi solide che continuano a espandersi” e grazie alla “riforma strutturale” che sta mettendo in atto verso un “percorso sostenibile di sviluppo”, questa crescita “fornirà possibilità di business per l’Italia e il mondo intero”.
Le nostre due economie hanno “forti complementarità”, ha ancora sostenuto Wang, indicando “l’Italia come il regno delle Pmi, imprese che possiedono avanzata tecnologia e know-how”, ma un “mercato limitato” in patria, al contrario di quello “cinese che è molto grande”. La Cina ha “un mercato potenzialmente grande quattro volte quello degli Stati Uniti”, ha affermato ancora Wang. Se “grandi potenzialità economiche potranno derivare dal processo di urbanizzazione” in Cina, Pechino è anche interessata alla cooperazione economica con l’Italia in altre aree geografiche, come l’Africa, l’America Latina e l’Europa centro-orientale. “Risparmio energetico, ambiente, agricoltura, salute” sono fra i principali settori d’interesse per il rafforzamento dei rapporti economici, ha rimarcato ancora Wang, che non ha voluto dimenticare l’attenzione per una nuova via della seta che unisca Cina e Italia.
Agli imprenditori, Tian Guoli, numero uno di Bank of China, ha consigliato di “pensare con una prospettiva a lungo termine, l’economia cinese non punta più alla velocità come prima, ma dà più enfasi alla qualità dello sviluppo”. Per questo, “ci saranno sempre più occasioni per gli imprenditori italiani e le loro Pmi, la cui caratteristica è la qualità del prodotto”. “I cinesi amano molto i prodotti italiani”, ha ribadito, esortando a “non perdere questa occasione”.