Alternativa per l’Italia è il primo partito sovranista italiano a entrare in Parlamento. Il movimento si batte contro le cessioni di sovranità all’Unione europea, in quanto non conformi alla nostra Costituzione. Chiede inoltre uno smantellamento concordato e pianificato dell’euro. Segretario di Alternativa per l’Italia è Antonio Maria Rinaldi, professore di Finanza aziendale all’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara e alla Link Campus University di Roma. Mercoledì il nuovo partito è stato presentato a Palazzo Madama e Paola De Pin, senatrice del gruppo misto, ha deciso di aderirvi. Abbiamo chiesto al professor Rinaldi di spiegarci quali sono gli obiettivi di Alternativa per l’Italia.
Qual è la novità rappresentata da Alternativa per l’Italia?
Mercoledì il programma di Alternativa per l’Italia è stato presentato in Senato. Per l’occasione una senatrice del gruppo misto, Paola De Pin, ha aderito al partito. È la prima volta che un partito veramente sovranista ha la possibilità di avere un rappresentante in Parlamento. Dai contatti e dall’interesse che stiamo suscitando, molto presto altri parlamentari di Camera e Senato potrebbero aderire ad Alternativa per l’Italia.
Che cosa propone il partito di cui lei è segretario?
Noi siamo nati dall’esigenza del rispetto delle garanzie costituzionali, che attualmente sono disattese per le inadempienze di una classe politica che è prona alle normative europee. Queste ultime prevedono l’abbassamento delle garanzie costituzionali per portare avanti il disegno di Bruxelles. Noi chiediamo il ripristino completo della sovranità nazionale, non solo monetaria. La determinazione autonoma delle politiche economiche è il presupposto per poter intraprendere iniziative a favore del Paese.
In che senso Costituzione italiana e norme europee sarebbero in conflitto?
L’articolo 11 della Costituzione, in cui si parla di limitazioni della sovranità nazionale, era stato inserito per consentire l’adesione dell’Italia all’Onu. Molte alte cariche dello Stato lo utilizzano però per giustificare la cessione di sovranità da parte del nostro Paese. È una scelta incostituzionale, perseguibile come reato nei confronti della personalità dello Stato. Il diritto costituzionale va inoltre riportato prima del diritto comunitario, così come ribadito più volte dalla Consulta e come viene sempre fatto sistematicamente dalla Germania.
Le vostre critiche riguardano anche le scelte economiche di questa Unione europea?
La parte economica della nostra Costituzione prevede un modello ben preciso che tende al perseguimento della piena occupazione, della dignità dei lavoratori e del loro salario. Invece il nostro governo sta obbedendo a principi che si rifanno alla stabilità dei prezzi e al pareggio di bilancio, in quanto sono stati firmati dei trattati che noi consideriamo in contrasto con la Costituzione.
Il vostro partito si batte per l’uscita dell’Italia dall’euro?
Le nostre iniziative saranno tese ad allacciare rapporti costruttivi con i partner europei affinché si proceda a uno smantellamento concordato e pianificato dell’euro. In ogni caso se non si giungerà ad accordi condivisi, ci batteremo per l’uscita unilaterale dell’Italia dalla moneta unica, senza se e senza ma, prima che fatti traumatici infliggano altre maggiori pene alla popolazione e al sistema delle imprese. Per ottenere questo risultato non siamo contrari all’introduzione di qualsiasi strumento, anche monetario, che consenta di agevolare il percorso che giunge al ripristino della piena democrazia in tutti i suoi aspetti.
Alternativa per l’Italia è un partito di destra o di sinistra?
Noi non ci collochiamo nell’attuale panorama politico, perché riteniamo che i vecchi schemi siamo superati, ma siamo disponibili ad allacciare collaborazioni con chiunque persegua i nostri stessi obiettivi.
Il nome Alternativa per l’Italia ricorda quello di Alternative fur Deutschland (AfD). Quali sono i punti di contatto?
Noi partiamo da presupposti che sono diametralmente opposti rispetto a quelli del partito tedesco. AfD sostiene che l’attuale conduzione europea, e in particolare la moneta unica, sia a danno dei cittadini tedeschi che ne sopportano gli oneri e i costi. Noi invece partiamo dal presupposto che la stessa conduzione europea e la gestione della moneta unica privilegi oltremodo la Germania, a discapito degli altri Paesi e in particolare dell’Italia. Poi se AfD persegue l’uscita della Germania dall’euro, noi senz’altro siamo d’accordo.
Il suo partito come valuta la proposta di Renzi di ridurre le aliquote fiscali?
Sono tutti spot elettorali, che guarda caso escono sempre in prossimità delle elezioni. Per gli Stati che appartengono all’unione monetaria, è possibile sopperire al fabbisogno dello Stato soltanto con l’utilizzo della leva fiscale ovvero con il taglio della spesa. È quindi impossibile che Renzi riesca ad abbassare e uniformare le aliquote. Il governo cambierà il nome a qualche tassa e ne inventerà qualcun’altra con un altro nome.
(Pietro Vernizzi)