La nuova questione bancaria in salsa giudiziaria assume spessore e sapore, in parallelo all’escalation conflittuale fra politica e magistratura nel Paese. Il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, viene “archiviato” su un’indagine – molto labile – riguardante un tentativo di salvataggio di Mps. Accade dopo un anno, negli stessi giorni stesso in cui la Popolare di Vicenza viene effettivamente salvata da Atlante, fortemente sponsorizzato dallo stesso leader delle Fondazioni.
Passano pochi giorni e Fabrizio Palenzona, storico vicepresidente “powerful” di UniCredit in quota Fondazione Crt, torna nel mirino di una Procura. In modo bizantino con l’annullamento in Cassazione – a distanza di sei mesi – di un’ordinanza che a sua volta aveva annullato i passi degli inquirenti contro Palenzona, in un’indagine per mafia sul costruttore Bulgarella. Anche in questo caso il sospetto di una decisione “a orologeria” è oggettivo, Domani è in programma un cda di UniCredit molto delicato: la posizione del Ceo Federico Ghizzoni, puntellato da Palenzona, è sotto scrutinio dopo il rovescio reputazionale di piazza Cordusio sulla mancata garanzia all’aumento della Vicenza.
Intanto il premier Matteo Renzi alza la voce contro l’apparente impunità di cui godrebbero i vertici delle Popolari del Nordest andate in dissesto. Ce l’ha con i soci che non votano azioni di responsabilità contro i vecchi amministratori, ma anche con alcune Procure locali apparentemente assenti e inerti. Però la stessa Procura di Arezzo – già discussa presso lo stesso Csm -continua a prendersela comoda sul crac di Banca Etruria, che coinvolge Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme. Ad Arezzo, a sei mesi dalla risoluzione dell’Etruria, fa notizia al massimo una nuova visita di routine della Guardia di Finanza,. Negli stessi giorni la Procura di Lodi arresta il sindaco vicinissimo al vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: e chi contrattacca subito a gamba tesa in Csm? Giuseppe Fanfani, togato Pd, ex sindaco di Arezzo, legato alla famiglia Boschi.
Intanto la Procura di Trani rilancia le sue inchieste un po’ ”no global” spostando il tiro su Deutsche Bank: che nella fatidica estate 2011 avrebbe scaricato miliardi di Btp e attizzato l’assalto speculativo all’Italia. Qui, per la verità, fanno notizia soprattutto alcun reazioni mediatiche. Repubblica – ma anche Il Corriere della Sera – hanno immediatamente invitato con toni stizziti i magistrati pugliesi a non disturbare i manovratori: palazzo Chigi alle prese con la Cancelleria di Berlino; il Tesoro italiano alle prese con le aste di BTp e gli spread in tensione; non ultimo Mario Draghi, il presidente italiano della Bce alle prese con gli stimoli monetari nell’eurozona osteggiati dalla Bundesbank.
Se l’improvvisa abiura tattica di Repubblica dal suo tradizionale giustizialismo continua a destare curiosità, più scontata appare la difesa della “narrazione” sull’estate 2011: nessuna manovra speculativa o geopolitica per abbattere il governo Berlusconi; la crisi finanziaria italiana era reale (non a caso lo stesso Draghi la sottoscrisse per acquisire il massimo della credibilità all’avvio della sua presidenza Bce).
Meno convincente è invece un distinto argomento scagliato ancora da Repubblica contro la Procura di Trani. Prendiamo esempio da Wall Street – ha scritto Federico Rampini -, dove i magistrati si sono preoccupati soprattutto di recuperare quattrini a risarcimento dei risparmiatori traditi, piuttosto che dar la caccia ai banchieri cattivi. Argomento molto yankee (il fallimento non è un reato, l’importate è salvare imprese e sistema economico, ecc.), ma non del tutto coerente con la visione di un giornalista intellettuale della ”gauche” europea. Per di più il punto d’arrivo concreto, nel Nordest italiano, sarebbe più o meno l’opportunità di lasciare in pace Gianni Zonin nella sua villa vicentina: esattamente come i magistrati di Lower Manhattan non hanno mai fatto fare un giorno di cella a Dick Fuld, l’ormai quasi dimenticato Ceo di Lehman Brothers.
A proposito: due giorni prima del crac Lehman, Standard e Poor’s assegnava ancora pieno merito creditizio alla banca simbolo del collasso del 2008. Una sola magistratura al mondo si è permessa di assumere come ipotesi giudiziaria che la maggiore agenzia di rating globale possa compiere illeciti criminali: la Procura di Trani sul doppio declassamento del rating italiano all’inizio dell’estate 2011. Cinque anni dopo Renzi, in tv, ha mostrato i muscoli ad Angela Merkel: nessuno può permettersi di giudicare – o pre-giudicare – dall’estero la Repubblica italiana. Se però lo ridice, nelle stesse ore, il dottor Ruggiero della Procura di Trani non va più bene? E chi lo zittisce è lo stesso giornale che esibisce come editorialista il procuratore capo di Torino, Armando Spataro?