I mercati sono inquieti non tanto per l’eventuale uscita di Londra dall’Ue, di fatto già avvenuta quando ha ottenuto qualche mese fa la facoltà di non aderire al progetto di unione politica e monetaria, cioè al Trattato di Maastricht, ma perché non è chiaro come e se il mercato inglese verrà ri-associato a quello europeo continentale. Questo è il punto fondamentale che riguarda anche l’ipotesi di altre defezioni da parte di 7 delle 10 nazioni “non euro” che non vogliono adottare la moneta unica.
La Germania, attraverso le parole del ministro delle finanze Schauble che Merkel per motivi diplomatici non può usare, ha preso una posizione punitiva nei confronti di Londra per dissuadere l’uscita di altre nazioni dall’Ue: non sperino gli inglesi di ottenere un nuovo trattato di associazione economica, o dentro o fuori.
Io trovo sbagliata tale posizione. Evidentemente il progetto unionista non riesce a essere un modello federatore per tutti gli europei. Una logica politica razionale suggerirebbe di prenderne atto e di cercare un altro meccanismo federatore più realistico. Che è semplice: chi non vuole partecipare all’Ue può uscirne e subito riassociarsi con un trattato di libero scambio, rafforzato dall’adesione a standard comuni, che replichi le condizioni attuali di partecipazione al mercato unico.
Se il mercato finanziario potesse scommettere su questa soluzione in caso di vittoria della Brexit – improbabile ma non escludibile – non vedrebbe grandi rischi né nel caso specifico, né in quello di altre uscite da parte di nazioni non euro. L’exit di nazioni euro sarebbe destabilizzante, ma la riorganizzazione più flessibile della relazione tra Eurozona e nazioni che non vogliono aderire al progetto unionista, anche perché le regole depressive Ue ne soffocano la crescita, salverebbe il mercato integrato europeo.
Il negare tale soluzione da parte della Germania è un atto irresponsabile e ne svela la paura di perdere il dominio sul sistema e il conseguente vantaggio da signoraggio (geo)economico. Per questo la questione inglese è in realtà un ritorno della secolare “questione tedesca” in Europa.
Come risolverla prima che ci porti nuovamente alla tragedia? Elaborando un nuovo principio federatore per gli europei: tutti devono trovare un modo comodo e vantaggioso per stare insieme. Ciò implica una nuova Comunità europea che ammette diversi livelli di associazione, dall’unione al trattato di libero scambio, per formare un mercato unico senza confini basato sulla volontà delle nazioni di starci nei modi e tempi per loro comodi e non per diktat della Germania.