«Dopo la sconfitta alle elezioni comunali, spero che il premier Renzi concentri la sua politica economica su due punti precisi, la riduzione del cuneo fiscale e dell’Irpef, evitando di disperdersi in mille impegni». Lo auspica Guido Gentili, editorialista ed ex direttore de Il Sole 24 Ore, secondo cui il rischio che corriamo è che si vada però nella direzione opposta. Per Gentili «una campagna referendaria dura e permanente porterebbe il governo e l’opposizione a sfidarsi sul piano di promesse irrealizzabili dal punto di vista economico, che impedirebbero ancora una volta al nostro Paese di agganciare la ripresa».
Dopo la sconfitta alle Comunali, lei prevede che la politica economica del governo cambi in modo significativo?
Spero che il governo individui pochi punti precisi e molto perimetrati, e quindi non ci sia una pioggia di promesse che vadano in tutte le direzioni. Auspico cioè una strategia d’attacco del governo sui temi che servono per rilanciare questa ripresa. Il primo elemento di questa strategia deve essere la tassazione, e su questo terreno si deve agire con una manovra strutturale. È ciò di cui ha bisogno il Paese per avere una ripresa degna di questo nome, che non ci segnali sempre come fanalino di coda rispetto agli altri Paesi in Europa e nel mondo.
Qual è secondo lei la priorità?
La priorità deve essere quella di porre dei paletti precisi all’interno della politica economica di governo, scegliendo il Fisco come strategia di attacco. Occorre battere un colpo anche dal punto di vista politico, perché i deludenti numeri che ha avuto Renzi alle Comunali evidenziano sicuramente un mancato aggancio a una ripresa solida e il permanere dell’incertezza nel mondo delle imprese e delle famiglie.
Il premier è stato criticato per il fatto di non avere attuato una politica economica di sinistra. È ciò che potrebbe fare dopo la sconfitta alle Comunali?
Il governo Renzi finora ha attuato una politica economica che ha guardato anche a sinistra: la strategia degli 80 euro è rivolta infatti proprio alle fasce più deboli. Quest’anno il premier ha annunciato poi gli 80 euro in via eccezionale anche per partite Iva e lavoratori autonomi. In ogni caso questo dibattito sulla politica economica di destra o di sinistra non mi appassiona, perché rilanciare il Paese e puntare a una ripresa più decisa non è né di destr,a né di sinistra. Ciò che occorre è concentrarsi sulle politiche che servono davvero, cioè su una riduzione del cuneo fiscale e dell’Irpef.
Posto che queste sono le sue aspettative, Renzi alla fine che cosa farà?
Non ho la sfera di cristallo, ma temo molto il contesto esterno di una campagna referendaria dura e permanente. Anziché discutere nel merito, si stanno facendo degli strani ragionamenti che riguardano la persona di Renzi e il suo stile di governo da uomo solo al comando. Si discute molto del combinato disposto tra la riforma costituzionale e la legge elettorale, affermando che porta a una deriva autoritaria. Si dimentica però che noi non andremo a votare sull’Italicum, che può essere modificato con una legge ordinaria.
Che cosa si attende all’orizzonte?
Vedo soprattutto una grande confusione. Non a caso il Comune di Napoli ha approvato una delibera contro la deriva autoritaria del presidente del consiglio, costituendosi così come una sorta di “comitato del NO”. Lo stesso sindaco Luigi de Magistris ha annunciato che intende impegnarsi in una battaglia frontale contro il presidente del consiglio sul tema del referendum. Temo quindi una campagna elettorale che finisca per essere assorbita da questo clima. Sul piano della politica economica una campagna di questo tipo sarebbe giocata a colpi di promesse non soltanto da parte del governo, ma anche degli altri partiti di opposizione.
(Pietro Vernizzi)