La mia cara Inghilterra sceglie di chiamarsi fuori dall’Unione europea. Solo chi non conosce le profondità di quella terra poteva non considerare questa ipotesi. Oggi dramma su dramma. Crollano i mercati finanziari e i vari separatisti esultano minacciando altre “exit”.
Eppure potrebbe essere un nuovo inizio, dalle sconfitte si può ripartire per fare meglio. Del resto, anche con un risultato diverso, l’ultimo negoziato fra l’Unione europea e l’Inghilterra avrebbe lasciato delle cicatrici comunque deleterie nel tempo. Così si ha quantomeno chiarezza.
E occorre un sussulto del vero cuore europeo: di chi vuole una difesa e politica estera comune, una guida economica meno dirigistica, lasciando stare il Parmigiano Reggiano, i prosciutti e le banane. Inoltre, affrontare in modo serio il nodo immigrati, grande vergogna per noi occidentali industrializzati, con saggia accoglienza e grandi progetti di cooperazione, coinvolgendo in modo attivo le tante Ong che già operano sui territori interessati da guerre e povertà. Quindi un’Europa essenziale spinta dalle sue civiltà millenarie.