A che gioco giochiamo? Se produzione e consumo sono la sequenza obbligata del  meccanismo produttivo affinché funzioni e generi ricchezza, ai produttori tocca produrre merci, ai consumatori acquistare. Agli uni produrre valore, agli altri trasformarlo in ricchezza. Una notazione non del tutto marginale perché quella trasformazione possa realizzarsi: occorre danaro. Quel danaro che i produttori dispensano con parsimonia; quello che i consumatori hanno abbondantemente utilizzato senza risparmio, anzi indebitandosi: pur di adempiere al nostro ruolo, questo e altro.



Per quanto mi riguarda, sono andato ben oltre il bisogno, sono addirittura ingrassato. Vesto rigorosamente alla moda, sono armato di gadget di tutti i tipi. Per continuare a consumare ho fatto circuire le mie passioni, le emozioni, pure i capricci. Pur di adempiere al mio dovere ho acquistato anche shampoo al cioccolato, l’Happy hour l’acquisto anche fuori orario; sono talmente in sintonia con il mio esercizio che vado in cerca di esperienze da acquistare in ogni dove.



La vita spesa a fare la spesa è una missione: un mestiere agito con solerzia, abnegazione e…. Per tutta risposta giunge la notizia che per i nostri colleghi Usa, nell’ultimo anno, sono aumentati del 40% i fallimenti individuali: hanno acquistato troppo, hanno speso troppo. Un attacco al tenore di vita, il potere d’acquisto spaccato, la propensione al consumo strozzata. La fiducia….pah! Morale: falliti! Dove abbiamo fatto male?

Quelli del credito non ci fanno più credito. Non si acquista a credito, ci manca il credito da restituire agli istituti di credito, screditati anch’essi dalla mancanza di credito; per i produttori poi, con i loro prodotti confezionati e invenduti: recessione! Ah, se avessi castigato la voglia di consumare! Beh, allora caduta dell’attività produttiva, riduzione dell’erogazione del credito; insomma una riduzione dell’attività economica: recessione!



C’è qualcosa che non torna; tocca a noi fare chiarezza, ne va del nostro equilibrio neurologico. Loro stanno mettendo in campo le contromosse abituali: riduzione del costo del denaro, stimoli fiscali, ricette keynesiane. Questa volta pure il Fmi suggerisce politiche espansive di bilancio. Tutto per inondare di liquido monetario il mercato e tornare a farci consumare. A ben guardare, le stesse ricette congiunturali che hanno concorso agli attuali squilibri.

E noi? Sì, noi. Quelli che consumando producono ricchezza. Quelli che…. Ah, se non ci foste voi!Quelli che…. siamo il motore della macchina produttiva. Quelli insomma del ruolo formidabile, forte, da reclamare tuttodunfiato. Sì, proprio noi: che fare? Attendere gli sviluppi, vedere, stare a guardare; magari sperare?

Dobbiamo dire la nostra. Di primo acchito interrogare i fatti: qual è la misura giusta del consumare, fin dove spingerci, quanto poter azzardare? Poi farci carico, proporre, disporre. A occhio e croce un consumare che si renda compatibile con le risorse a disposizione di tutti: quelle economiche, quelle ambientali, pure quelle etiche. Tre distinti cardini per circoscrivere un’area di sviluppo più equilibrata nella quale far decantare gli eccessi e fornire misura all’azione.

Insomma, un nuovo target per i consumatori: produrre benessere in grado di fornire valore aggiunto alla ricchezza per lenire gli affanni che mettono a rischio il bene comune. Un valore aggiunto insomma per la responsabilità delle nostre azioni.

Occorre uscire dalla pratica dilettante, attrezzare professionalmente la nostra azione per reclamare risolutamente la gestione della domanda – marketing e pubblicità facciano un passo indietro – e così poter condizionare l’offerta: disporre come, cosa, quando, quanto produrre. Con accorte scelte tattiche – che non sto qui a raccontarvi – incidere sul prezzo delle merci. Poi, farci offerenti delle nostre mercanzie: il nostro tempo, l’attenzione, pure il danaro. Sono risorse scarse, hanno un valore inestimabile sul mercato. 

Dobbiamo fare utili per dare ristoro alle nostre finanze e un contributo alla produttività del meccanismo economico. Altro che credito in concessione e prebende di varia natura.