La spending review non tocca solo alla Pubblica amministrazione. In tempi di crisi, anche i consumatori danno un taglio alle spese. Dal distributore di benzina, al supermercato, al fornitore di energia: sono oltre 19 milioni gli italiani che hanno cambiato i propri fornitori nell’ultimo anno, per un risparmio che è in media pari a 634 euro l’anno. Et voilà la switching economy, ovvero, risparmio sui costi ottenuto cambiando fornitore, senza necessariamente scegliere un prodotto o un servizio diverso o di qualità inferiore. 



L’indagine commissionata da Facile.it all’istituto mUp Research, lo dice. L’analisi, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta e in occasione del quinto anno di attività del comparatore, ha evidenziato come lo switch sia avvenuto in quasi tutti i settori. Se le automobili sono una delle spese principali delle famiglie italiane, negli ultimi 12 mesi 9,1 milioni di italiani hanno risparmiato cambiando assicurazione; in 2,8 milioni hanno dichiarato di aver risparmiato cambiando distributore di benzina. Per la casa, sono 570mila gli italiani che hanno voluto sostituire il proprio mutuo; molti di più quelli che hanno deciso di scegliere un nuovo fornitore per le utenze domestiche. Poco meno di 7 milioni hanno firmato il contratto con una compagnia diversa per energia elettrica o gas. Appena più di 6 milioni gli italiani che, nel 2015, hanno optato per un diverso fornitore di linea fissa o Adsl. 



Quasi il 10% del campione intervistato, 5,7 milioni di persone, per risparmiare ha scelto invece di cambiare supermercato, mentre sono 550mila gli italiani che hanno cambiato contratto della Pay Tv. Campioni nel cambiare campo, gli italiani hanno fatto onore della switching economy: l’anno passato 7,5 milioni di individui hanno cambiato operatore di telefonia mobile mentre 3,3 milioni hanno oggi una diversa banca o un diverso conto corrente o deposito. 

Orbene, 634 euro x 19.000.000 di italici acquirenti = 12.046.000.000 di euro. Ormale, si dirà: 0,78% di meno Pil; tot di Iva in meno, indi meno spesa pubblica; verrà ridotta la produzione, la spesa in conto capitale, meno occupazione, meno redditi e chi più ne ha, più ne metta. Eh no, quei 634 euro sono il risultato di un miglioramento congiunto della domanda e della redditività del reddito disponibile, che aumenta il potere d’acquisto. 



Non ci siamo ancora però! Tocca recuperare le perdite di quel potere che, come dice il Centro studi Confcommercio, va indietro al 1988. Sì, dall’altro millennio mal funziona il meccanismo che trasferisce la ricchezza generata dalla crescita ai soggetti che agiscono nel sistema produttivo!

Alé, tocca fare ancor più, domanda sapiente. Con le freepress, ti informi a costo zero. Il guadagno? 600 euro l’anno di soldi non spesi. Se abiti gli outlet e lì ti abbigli, fai affari d’oro. Con i social shopping, le imprese in sovraccapacità, acquistano la domanda con sconti fino al 70%: un bel guadagno. Con le piattaforme di Uber e Airbnb, trasformi casa e auto in beni di investimento per fare affari e guadagnare.

Buon switching a tutti, insomma, almeno fino a ritrovare quel punto di equilibrio che consente di disporre di un reddito adeguato ad acquistare quanto viene prodotto per fare la crescita economica. Poi? Poi si vedrà!