«Finché Mario Draghi sarà governatore della Bce è impossibile che l’euro salti. Chi vuole porre fine alla moneta unica si deve prenotare per il 2018, quando il presidente dell’Eurotower lascerà il suo incarico». Lo rimarca Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano. Per l’esperto, inoltre,«utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità (Esm) per i salvataggi può andare bene in casi come la Grecia, mentre è impensabile che possa funzionare per situazioni di crisi sistemica». La proposta di utilizzare l’Esm per i salvataggi viene dalla Bundesbank, il cui obiettivo è creare un meccanismo che consenta di ristrutturare in modo automatico il debito degli Stati che lo richiedono senza passare né dalla Bce, né dalla Commissione europea.



Professore, che cosa ne pensa della proposta della Bundesbank?

Il problema dell’Esm è che ha uno spazio di manovra limitato dal punto di vista della dotazione di risorse, che gli consentono di intervenire solo in particolari situazioni. L’Esm si finanzia sui mercati, e pur avendo alle spalle la Bce non possiede la sua stessa forza. Il Meccanismo europeo di stabilità è un ente intermedio che interviene solo in alcuni casi, senza la necessità di un ruolo della Bce. È in qualche modo un analogo europeo di ciò che rappresenta il Fondo Atlante per l’Europa.



Da che cosa nasce allora questa proposta della Bundesbank?

Nasce dal fatto che i programmi dell’Esm assomigliano in modo molto più stringente a quelli dei grandi organismi internazionali. Il salvataggio più rilevante attuato finora è stato quello della Grecia. Mentre l’Esm certamente è l’istituzione adatta per intervenire in situazioni come la Grecia, è praticamente impossibile che possa rappresentare una difesa nei confronti di manovre speculative da parte dei mercati, che possono venire soltanto dalla Bce.

È possibile un’azione coordinata di Bce ed Esm?

Un’azione coordinata da parte di Bce ed Esm può anche essere utile, ma l’European Stability Mechanism può funzionare solo per situazioni molto circoscritte che non richiedono grandi interventi di sostegno. L’Esm può andare bene per casi come la Grecia, mentre è impensabile che possa essere utilizzato per situazioni di crisi sistemica.



A fine mese intanto si saprà l’esito degli stress test. La crisi bancaria italiana è l’anello debole del sistema?

In questo momento l’Italia è l’anello debole per una parte importante del sistema bancario. Data la crisi che abbiamo attraversato e continuiamo ad attraversare, i crediti in sofferenza sono un impedimento importante. È evidente che le banche italiane sono nel mirino, anche se problemi non così in stato avanzato ma non per questo meno gravi riguardano, per esempio, anche la Germania.

Chi né è coinvolto in particolare?

A esserne coinvolte sono sia grandi realtà come la Deutsche Bank, sia l’intero sistema di finanziamento locale delle Landesbank. I problemi delle banche hanno un orizzonte europeo, e sarebbe opportuna una soluzione virtuosa che consenta a chi è debitore di poter saldare. Per ora non è così, e quindi l’Italia è il simbolo di una situazione di sofferenza europea.

 

I problemi delle banche possono fare saltare l’euro?

Finché Mario Draghi è presidente della Bce, l’euro non salta. Non credo del resto che la stessa Merkel voglia passare ai libri di storia come la cancelliera che ha governato la disintegrazione dell’area euro. È evidente che nel meccanismo di politica economica dell’euro qualcosa non funziona, ma da qui alla disintegrazione della moneta unica ce ne passa. Se qualcuno vuole fare saltare l’euro si deve preparare per il 2018, quando Draghi se ne andrà.

 

Perché finché c’è Draghi l’euro non salta?

Perché Draghi ha dimostrato di avere tutte le qualità di un governatore di banca centrale sul modello americano della Fed, che ha un maggiore spazio di libertà sul piano reale, e in particolare per quanto riguarda l’occupazione. Draghi è riuscito a risolvere davvero la crisi dello spread che aveva costretto l’Italia a subire una manovra devastante quando c’era il governo Monti.

 

(Pietro Vernizzi)