La crescita economica si fa con la spesa. Tra gli spenditori ci sono le imprese che fanno investimenti in conto capitale. Se non vengono fatti viene a mancare il 18% di quella crescita. Dall’inizio della crisi gli investimenti in Italia sono crollati di quasi 110 miliardi, con un balzo indietro di 20 anni. Lo sostiene quella sempiterna Cgia di Mestre, secondo cui “al netto dell’inflazione tra il 2007 e il 2015 gli investimenti sono scesi di 109,7 miliardi, pari in termini percentuali a una diminuzione di 29,8 punti. Nessun altro indicatore economico ha segnato una contrazione percentuale così importante”. “L’ammontare complessivo – sottolinea l’ufficio studi – degli investimenti fissi lordi reali registrati l’anno scorso (258,8 miliardi) è quasi lo stesso che avevamo nel 1995 (264,3 miliardi): siamo ritornati allo stesso livello di 20 anni fa”.



I settori che hanno subito la riduzione più pesante “sono stati i mezzi di trasporto (auto, mezzi aziendali, bus, treni, aerei), in flessione del 49,3% (-12,4 miliardi), e i fabbricati non residenziali (capannoni, edifici commerciali, opere pubbliche), con un calo del 43,5% (-44 miliardi). I comparti dei computer-hardware e dell’abitazione hanno fatto segnare una variazione negativa del 28,6%”. Pesante anche il calo per il settore degli impianti e dei macchinari, con un -27,5%. Solo le telecomunicazioni (+10,2%) “e le attività riconducibili alla ricerca e sviluppo (+11,7%) non hanno risentito della crisi”.



Se impiegassimo l’etica per giudicare tale andazzo dovremmo dirli codardi, quasi tutti. Se valutiamo invece l’aspetto economico, tutta un’altra musica: gli investimenti lor Signori li fanno se c’è luce nell’aria, al buio manco per niente! Al buio dei redditi insufficienti di chi con il fare la spesa dovrebbe accendere quella luce ma non può.

Luce, che quando illumina, fa il 60% della crescita. Già, proprio quegli stessi che nello stesso arco di tempo (2007-2015) stanno in penombra, avendo tagliato la spesa del 10%. Tutti tagliano; tagli su tagli che hanno ridotto le entrate fiscali, proprio quel foraggio di chi fa la spesa pubblica, costretto a farla in deficit, aumentando il debito. Crisi+ crisi + crisi: bella no?



Un momento, guardando dal buco della serratura si scopre un pertugio. Tra tutte le imprese, che non investono perché in sovraccapacità, c’è chi sa far di meglio e va controcorrente: le telecomunicazioni (+10,2%) “e le attività riconducibili alla ricerca e sviluppo (+11,7%) non hanno risentito della crisi”. 

Toh, quelle stesse che, riducendo i prezzi, hanno rifocillato il potere d’acquisto proprio dei loro beni; che si fanno competitive, smaltiscono sovaccapacità, investono, creano occupazione, forniscono reddito per fare la spesa, pagano tasse per rifocillare chi fa l’altra spesa, quella pubblica , ecc.

Visto quanto si scorge da quel pertugio?