Come tutti sanno, c’è una cosa peggiore di una cattiva notizia; ed è l’incertezza. Questo è precisamente il sentimento dominante tra gli operatori finanziari Usa e l’incertezza è relativa alle dichiarazioni di Janet Yellen, il numero uno della Fed. Rialzerà i tassi? Forse sì, forse no, vedremo dai dati, l’economia è positiva ma ancora debole. Insomma, la solita minestra di frasi fatte e inutili, come inutile sono le azioni della Fed in una crisi strutturale che richiederebbe una visione e un’azione politica. Ma di questa non c’è traccia, dominata com’è da interessi di parte, prima di tutto interessi finanziari.
L’unica soluzione che hanno è la stessa medicina che ha causato il male: l’eccesso di moneta. Ma i problemi strutturali del sistema bancario e finanziario non si risolvono semplicemente stampando più moneta: come ho già ripetuto diverse volte, stampando sempre più moneta, non si eviterà il disastro, soltanto lo si sposta nel tempo, al prezzo però di peggiorarlo. E i dati confermano questa situazione. Nonostante la droga monetaria diffusa in quantità stratosferiche, il Pil è stato rivisto al ribasso al +1,1% (era al 1,2%) quando l’obiettivo sarebbe di arrivare vicino al 3%.
Se gli americani hanno motivo per piangere, gli europei non possono certo ridere. Non solo perché il crollo della finanza americana porterà ovviamente al collasso quella mondiale. Ma anche per quello che sta accadendo in Europa, dove i poteri non nascondono più i loro intenti distruttivi. Ormai non serve, siamo alla fase terminale della dittatura finanziaria, quella nella quale la prepotenza e la violenza finanziaria si trasforma in prepotenza e violenza politica, prima di diventare prepotenza e violenza sociale. Infatti, i rappresentanti dei tre grandi paesi europei, Renzi, Hollande e Merkel, si sono trovati a Ventotene a fare una passerella del tutto inutile, fatta di proclami e aria fritta, oltre a una copertura mediatica piena di retorica.
Renzi ha pensato bene di organizzare questo inutilissimo incontro a Ventotene in memoria di Altiero Spinelli, continuamente e abusivamente definito “padre dell’Europa”, soprattutto a causa di un documento redatto quando si trovava al confino sull’isola, il tanto celebrato “Manifesto di Ventotene”. Un personaggio totalmente ignorato all’estero e del quale fino a un paio di decenni fa pure in Italia si sapeva ben poco. Infatti, veri i padri dell’Europa sono sempre stati considerati tre giganti della politica, i veri fautori della sana Europa, quella costruita fino al disastroso trattato di Maastricht; e questi sono De Gasperi, Schumann e Adenauer. Quella Europa aveva funzionato davvero, creando le condizioni per pace, prosperità, crescita, sviluppo, occupazione.
Ora per scimmiottare quei tre giganti, Renzi ha portato Hollande e la Merkel a Ventotene, col preciso significato di cancellare dalla memoria collettiva quei tre e mettere sul piedistallo Altiero Spinelli e la sua perversa ideologia. Per rendersene conto basta andarsi a leggere il Manifesto di Ventotene. Occorre solo tener presente che il testo è stato scritto nel 1941 e quindi affronta la preoccupazione di come costruire un nuovo periodo di pace, dopo l’eventuale sconfitta della Germania.
“Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani”. Per Spinelli, il grande nemico è lo Stato. “Gli spiriti sono già ora molto meglio disposti che in passato ad una riorganizzazione federale dell’Europa. La dura esperienza ha aperto gli occhi anche a chi non voleva vedere ed ha fatto maturare molte circostanze favorevoli al nostro ideale”. E già qui entra in contraddizione clamorosa: se ci deve essere una federazione, ci devo essere gli stati, altrimenti chi si federa?
“Assurdo è risultato il principio del non intervento, secondo il quale ogni popolo dovrebbe essere lasciato libero di darsi il governo dispotico che meglio crede, quasi che la costituzione interna di ogni singolo stato non costituisse un interesse vitale per tutti gli altri paesi europei”. Ma per questo esistono i trattati internazionali, che non solo favoriscono lo sviluppo, ma hanno anche il pregio di rendere non conveniente i conflitti. Se infatti aggredisci e distruggi i tuoi clienti, i tuoi affari economici spariscono. E poi non si capisce a chi dovrebbe essere sottoposta la Costituzione di un popolo. O forse si capisce: a organi europei? E perché questi non potrebbero prendere decisioni contrarie al bene dei popoli, soprattutto se non sono eletti dal popolo?
Spinelli non pensa di attuare il suo progetto con una forte azione politica, ma con una rivoluzione che scardini le istituzioni presenti. “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita”. E questo è il motivo per cui il Manifesto di Ventotene non ha mai catturato il favore dei popoli: perché si tratta di un progetto di marca socialista, un’ideologia che aveva già mostrato la sua difficile attuazione e le sue incongruenze: proprio per risolvere le incapacità del socialismo e superare il suo fallimento era già nato, pensate un po’, il comunismo! E Spinelli sapeva bene quali erano stati gli effetti disastrosi del comunismo in Russia.
“Il principio veramente fondamentale del socialismo, e di cui quello della collettivizzazione generale non è stato che una affrettata ed erronea deduzione, è quello secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma – come avviene per forze naturali – essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non ne siano vittime”. Questo principio mi pare possa essere completamente condiviso, soprattutto nella nostra epoca di sopraffazione della finanza sugli interessi dei popoli. Ma ora rimane da capire come il socialismo di Spinelli attuerebbe concretamente questo programma. Lo dice lui stesso.
“La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio”. Andiamo bene! Ma Renzi lo consce questo passaggio? E Hollande? E la Merkel? Fa quasi ridere la frase finale “non dogmaticamente in linea di principio”: in altre parole, ciò che è mio (dello Stato) è mio e ciò che è tuo è mio, però non dogmaticamente e quindi se vuoi ne parliamo. Ma non basta: “Non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un’attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori… è questo il campo in cui si dovrà procedere senz’altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti”. Qui di nuovo continua a parlare di nazionalizzazioni anche se lo Stato non deve più esistere. Tutto in mano ai nuovi burocrati europei, quindi.
Ma lo Spinelli ha qualcosa da dire anche per la Chiesa: “Il concordato con cui in Italia il Vaticano ha concluso l’alleanza col fascismo andrà senz’altro abolito, per affermare il carattere puramente laico dello Stato, e per fissare in modo inequivocabile la supremazia dello Stato sulla vita civile. Tutte le credenze religiose dovranno essere ugualmente rispettate, ma lo Stato non dovrà più avere un bilancio dei culti, e dovrà riprendere la sua opera educatrice per lo sviluppo dello spirito critico”. E si capisce che il vero obiettivo è l’opera educatrice della Chiesa Cattolica, che deve essere ostacolata e sostituita da quella dello Stato. Solo così si potrà affermare “la supremazia dello Stato sulla vita civile”. Senza riguardo per l’autonomia della vita civile e in un senso del tutto contrario al principio di sussidiarietà.
E come chicca finale: “I democratici non rifuggono per principio dalla violenza, ma la vogliono adoperare solo quando la maggioranza sia convinta della sua indispensabilità, cioè propriamente quando non è più altro che un pressoché superfluo puntino da mettere sulla i”.
Cari lettori, ora non potete dire che non lo sapevate. Il messaggio di Renzi e degli altri due è chiarissimo, ed è un messaggio tutto per noi italiani (perché Spinelli in Europa non lo conoscono). E non è un caso che proprio negli stessi giorni arriva la proposta tedesca di estendere il bail-in anche ai titoli di Stato. Come dice questo articolo sul Corriere della Sera, “sono le iniziative prese in Europa delle quali in Italia ci si rende conto quando ormai è tardi”. In poche parole, la proposta è quella di far pagare agli investitori in titoli di Stato un’eventuale crisi sul debito. Ma questo in Italia è in mano in gran parte alle banche italiane. Le quali pagheranno nell’unico modo in cui possono pagare, cioè con gli investitori delle banche e poi con i soldi dei correntisti.
Tutto chiaro ora? Una volta si mandavano gli eserciti per distruggere gli altri eserciti e poi depredare la popolazione come bottino di guerra. Oggi invece non si sprecano più a fare tanta fatica. Lo fanno telematicamente, con un paio di click. Questa è la proposta tedesca. Voi che ne dite? E Renzi? Che fa? Le gite a Ventotene?