«Sulle banche Matteo Renzi ha commesso un errore politico fondamentale: nel consiglio dei capi di Stato e di governo del marzo 2014 ha approvato il bail-in senza tenere conto del fatto che c’erano già quattro banche italiane agonizzanti». È la denuncia di Paolo Cirino Pomicino, ex ministro della Funzione Pubblica, del Bilancio e della Programmazione economica, nonché editorialista con lo pseudonimo di Geronimo. Ieriì mattina le banche italiane si sono riprese in Borsa dopo il tonfo di martedì, ma la sensazione è che si tratti di un rimbalzo provvisorio. Anche per questo, secondo Pomicino, «va attuata la riforma principe, quella dei mercati finanziari, per evitare che questi continuino a speculare ai danni dell’economia reale».



Lei come interpreta l’altalena dei titoli bancari di questi giorni?

Oggi le banche, incluse quelle che hanno superato gli stress test, capitalizzano circa il 20-25% del proprio patrimonio netto. Il Banco Popolare, per esempio, è salito a 1 miliardo e 700 milioni con un patrimonio netto di 4 miliardi.

Perché i risparmiatori privati non scommettono sui titoli bancari?



Il sistema bancario non è più un settore nel quale si producono utili, ed è oltretutto minacciato da una decisione folle e priva di raziocinio come il bail-in. I risparmiatori privati stanno cominciando quindi a fuggire dal settore bancario.

Come spiegare invece il comportamento dei grandi fondi?

I grandi fondi tendono a compiere operazioni di ribassismo perché una volta fatti crollare i titoli azionari, c’è bisogno di un nuovo aumento di capitale. A quel punto a sottoscriverlo sono i grandi fondi, che acquisiscono così la maggioranza assoluta delle banche. Per esempio, se Unicredit, a causa del ribasso del titolo bancario, fosse costretta a fare un nuovo aumento di capitale, lo sottoscriverebbero Blackstone, la Banca Centrale Libica e le banche degli Emirati, mentre probabilmente le Fondazioni avrebbero qualche difficoltà.



Che cosa ci guadagnano i grandi fondi da queste operazioni?

I grandi fondi in questo modo possono comprare a prezzi stracciati quegli stessi titoli che avevano fatto crollare attraverso massicce operazioni di vendita. Sui mercati non riformati e deregolamentati ci sono dunque forze egemoniche che tendono ad attuare un’ondata speculativa per abbattere il valore dei titoli bancari e poterli acquisire a prezzi più bassi. Per verificare questa chiave di lettura bisognerebbe capire da dove arrivino i flussi di vendita. Andando a monitorarli è possibile infatti che emerga che a vendere i titoli bancari siano o i grandi fondi oppure i piccoli risparmiatori.

Queste speculazioni sono in qualche modo inevitabili?

A livello europeo e nazionale tutti parlano di riforme. Mi domando che cosa si aspetti ad attuare la regina delle riforme, quella di cui c’è più bisogno, cioè la riforma dei mercati finanziari. Noi assistiamo a un capitalismo finanziario che in realtà sta mettendo alla gogna l’economia reale e quindi la crescita di ciascun Paese, aumentando in modo impressionante le disuguaglianze sociali. A questo capitalismo finanziario va messa la mordacchia, impedendo di fare le vendite allo scoperto. Dobbiamo dire grazie alla Consob che le ha sospese per tre mesi, ma se avessimo aspettato il governo non si sarebbe fatto nulla.

 

Renzi ha detto di avere fatto tutto il possibile. È così?

No, Renzi ha fatto un lavoro pessimo, e lo stesso va detto per qualche ministro del governo precedente. La direttiva sul bail-in è stata approvata da parte del consiglio dei capi di Stato e di governo nel marzo 2014, quando il governo Renzi era già in carica. Nessuno probabilmente aveva informato il premier del fatto che nel mentre approvava il bail-in, in Italia c’erano quattro banche agonizzanti commissariate dalla Banca d’Italia. La banca delle Marche in particolare lo era dal 2013, e le nostre autorità dunque non potevano non esserne a conoscenza. I nostri media si sono soffermati sui genitori di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, ma non hanno compreso l’errore politico fondamentale del nostro governo.

 

In che cosa è consistito questo errore politico fondamentale?

Il governo Renzi di fatto ha approvato un sistema finanziario che impedisce allo Stato di intervenire per salvare le banche , salvo poi dover mettere mano alle tasche una volta che scatta il meccanismo di risoluzione. Non è infatti vero che con il bail-in si eviti che il contribuente paghi, perché una volta andati in risoluzione lo Stato deve corrispondere fino a una certa cifra anche di tasca propria. Paga quindi “a babbo morto”.

 

Quindi le banche da salvare sono nazionalizzate?

Si nazionalizza la banca in via transitoria come hanno fatto altri Paesi, per poi rimetterla sul mercato attraverso i bond. Ciò denota un’assenza totale di strategia bancaria. Renzi ha ragione quando afferma che ha fatto il decreto per salvare lavoratori e risparmiatori, ma l’errore è stato a monte: avere approvato il bail-in senza capire che cosa si stava facendo.

 

(Pietro Vernizzi)