Piazza Affari chiude con un ribasso dello 0,05% e sul listino principale troviamo in rosso solamente Banco Popolare (-0,61%), Bpm (-1,25%), Mps (-1,97%), Fca (-1,55%), Ferragamo (-0,74%), Ferrari (-0,12%), Generali (-1,68%), Intesa Sanpaolo (-0,1%), Mediobanca (-0,52%), Moncler (-1,55%), Snam (-0,04%), Stm (-0,44%), Telecom Italia (-1,12%), Ubi Banca (-1,7%), Unicredit (-0,93%), UnipolSai (-1,27%) e Yoox (-0,65%). I rialzi più sostenuti sono invece quelli di Buzzi (+3,29%), Fineco (+3,14%) e Recordati (+2,14%). Fuori dal listino principale Snai chiude a +5,05%, mentre Carige cede il 3,64%. Il cambio euro/dollaro sale sopra quota 1,125, mentre lo spread tra Btp e Bund raggiunge i 127 punti base.
Piazza Affari torna in rosso, con un -0,3%. Ben intonate sul listino principale Banca Mediolanum (+1,6%), Buzzi (+2,8%), Campari (+1,2%), Cnh Industrial (+1,2%), Fineco (+1,8%), Mediaset (+1,2%), Recordati (+2,3%) e Unipol (+1,4%). I ribassi più ampi invece sono quelli di Mps (-1,1%), Fca (-1,5%), Generali (-1,7%), Leonardo (-1,2%), Telecom Italia (-1,1%), Ubi Banca (-2,2%) e Unicredit (-1,5%). Fuori dal listino principale Snai guadagna il 9,5%, Chl cede il 4%, mentre Carige perde il 3,2%. Il cambio euro/dollaro si avvicina a quota 1,12, mentre lo spread tra Btp e Bund si attesta sotto 126 punti base.
Piazza Affari torna in territorio positivo, a +0,1%. Sul listino principale troviamo in rosso solamente Bper (-0,1%), Banco Popolare (-0,3%), Mps (-2,1%), Enel (-0,1%), Fca (-0,6%), Ferragamo (-0,4%), Generali (-0,7%), Intesa Sanpaolo (-0,2%), Leonardo (-0,3%), Mediobanca (-0,1%), Moncler (-0,9%), Saipem (-0,2%), Stm (-0,5%), Telecom Italia (-0,4%), Ubi Banca (-2%), Unicredit (-1,6%) e Yoox (-0,9%). I rialzi più rilevanti sono quelli di Buzzi (+2,8%), Exor (+1,6%), Fineco (+1,5%), Mediaset (+2,1%), Recordati (+1,8%), Tenaris (+1,6%) e Unipol (+2,4%). Fuori dal listino principale Biancamano cede il 5,7%, Gabetti il 4,4%. Il cambio euro/dollaro resta sotto quota 1,125, mentre lo spread tra Btp e Bund sale a 127 punti base.
Dopo un avvio in rialzo, Piazza Affari cede lo 0,1%. Sul listino principale i rialzi più consistenti sono fatti registrare da Buzzi (+1%), Fineco (+2%), Mediaset (+1,3%), Telecom Italia (+0,9%) e Unipol (+2,4%). I ribassi più ampi sono invece quelli di Mps (-1,3%), Fca (-2%), Leonardo (-1%) e Unicredit (-1,4%). Fuori dal listino principale Landi Renzo sale del 3,4%, Dmail del 2,2%, mentre Cementir cede il 3%. Il cambio euro/dollaro si trova sotto quota 1,125, mentre lo spread tra Btp e Bund si attesta a 125 punti base.
Piazza Affari inizia oggi una nuova giornata che vedrà l’analisi di importanti dati provenienti dal fronte europeo. In mattinata infatti saranno resi noti gli indici dei prezzi al consumo di Francia e Italia. Gli analisti sono concordi nell’attendersi una leggera risalita, che se anche frazionale potrebbe fornire spunti interessanti agli investitori. I dati riferiti al mese passato saranno successivamente aggregati a livello annuale, e daranno contezza della tendenza d’acquisto e dell’inflazione nei due paesi. Successivamente ci sarà modo di valutare il mercato del lavoro inglese, tramite la lettura delle richieste dei sussidi di disoccupazione dei lavoratori di sua maestà britannica, previsto un leggero aumento di tali richieste, aumento che però lascerebbe invariato il livello di disoccupazione, fermo nell’isola poco sotto il 5%. Interessante anche la valutazione che sarà resa nota in mattinata, relativamente alla produzione industriale dell’eurozona, prevista in leggero calo. Si passerà poi alle cifre provenienti da oltre oceano, con particolare attenzione al mercato delle costruzioni Usa: attesi infatti i dati relativi alla richiesta dei mutui immobiliari, vero banco di prova della forza dell’edilizia americana. Leggermente prima della chiusura europea sarà reso noto inoltre il valore delle scorte di greggio dell’industria americana, dato che gli analisti americani useranno per valutare la forza dell’industria.
La giornata di ieri si è chiusa con un pesante scivolone delle borse europee. Milano in tale contesto è stata “maglia nera” perdendo l’1.74%, cosa che ha riportato il valore del listino poco sopra i 16.500 punti. In calo anche gli altri listini meneghini con le All Share che a fine giornata hanno accusato un calo del 1.58%, e con le Small Cap che hanno chiuso a -0.68%. Milano rientra comunque in un ribasso generalizzato delle borse europee, con nessuno dei mercati principali che riesce ad evitare il segno rosso (Londra-0.53%, Parigi -1.19%, Francoforte -0.43%) . A nulla in questo contesto è servito l’accenno di rimbalzo della mattinata, con gli operatori finanziari che alla fine hanno optato per vendite generalizzate su tutti i titoli principali. Sul fronte azionario spicca la performance negativa di Telecom Italia (-3,80% a 0,758 euro) che non riesce a uscire dalla parabola ribassista, iniziata con le indiscrezioni che vedrebbero l’annullamento dei profitti legati al roaming europeo. Male anche gli energetici sulla scia del calo del petrolio, con Eni che ha perso il 3,32% (13,11 euro), e Saipem che a fine giornata arretra del 4,83% a 0,376 euro. Uno dei pochi titoli che ha avuto un buon impatto ieri è stato Luxottica, il quale ha goduto della revisione del “target price” operato dagli analisti di Deutsche Bank, i quali hanno fissato il “prezzo obiettivo” a 52 euro per azione, a fine giornata di contrattazione l’azione è salita dell’1,39% a 43 euro.
Giornata che ieri era iniziata con l’ottima notizia riguardante la crescita della produzione industriale del nostro paese, gli analisti attendevano un aumento contenuto (lo 0.1%) e il dato comunicato dall’ISTAT (+0.4%) ha dato fiducia riguardo la ripartenza dell’industria tricolore, l’aumento si è però perso nel “mare” di notizie negative che sono giunti dagli altri mercati, con la fiducia degli analisti tedeschi in calo, e con la crescita dei prezzi al consumo inglese che si discosta dalle previsione degli analisti. Come se non bastasse poi il prezzo del petrolio che continua a scendere, e le parole discordanti che giungono dagli esponenti della FED portano un “instabilità generale” nei mercati, facendo piano piano cambiare il quadro da rialzista a ribassista.
Il differenziale tra Bund tedeschi e Btp italiani ha registrato un leggero aumento: il valore in chiusura ha superato la soglia dei 125 punti base.