Ma a chi risponde il Wto? Chi sono i burattinai di questo carrozzone internazionale, l’Onu del commercio mondiale, la “World trade organization” che ha stangato il consorzio Airbus – pardon: preteso di stangare, perché chissà se e quando i sanzionati pagheranno pegno – contestandogli di aver intascato circa 22 miliardi di dollari in sussidi illegali per la costruzione di aerei da parte di Ue, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna, e di aver violato così il regime di libera concorrenza con l’americana Boeing?
“Il Wto non è solo il comitato d’affari delle multinazionali. È stato pensato come la centrale di sviluppo del mondo. (…) Con una specifica. Gli Usa hanno aderito al Wto, ma, con norme di applicazione, si sono riservati una way-out, in caso di gravi pregiudizi alle loro industrie o di reiterate restrizioni di operatività. L’Europa ha invece aderito e basta!”. Lo scrive Giulo Tremonti, ex ministro dell’Economia e fine polemista, nel suo “Rischi fatali” del 2005. È bene rileggersi queste righe per ricordare, in premessa, che il Wto è uno strumento voluto simmetricamente da America ed Europa, ma sostanzialmente pilotato dagli americani, padroni del campo oggi più che mai, dopo oltre un decennio di asimmetria economica a loro favore, con l’Europa ferma o recessiva e gli Stati Uniti al galoppo. Quindi al Wto comandano loro.
La premessa sembra banalizzante. ma chiunque abbia letto di diritto, internazionale in specie, sa che pretendere di entrare nei dettagli di questi contenziosi giuridici internazionali per trovarvi la “verità” non è solo difficile: è inutile, perché un bravo giurista vi rinvenirà sempre altrettante tesi a favore sia di una parte che di un’altra.
Se in questo momento il Wto attacca l’Europa sull’Airbus – proprio mentre sempre davanti ai suoi uffici istruzione anche gli Stati Uniti sono sotto accusa per analoghi aiuti di Stato illeciti, sia pur più contenuti (5 miliardi) proprio alla rivale di Airbus, la Boeing – è solo per ragioni politiche. È perché le Autorithy indipendenti dal potere politico – anzi, meglio: dalla classe dirigente del Paese-guida – sono una chimera, un’illusione: non ci sono. E anche i vertici del Wto prendono ordini, se non direttamente dalla Casa Bianca, dalle lobby economiche che la ispirano.
La sanzione su Airbus conferma che l’Europa frammentata, insicura, economicamente lenta se non ferma, politicamente lacerata e sul punto di aggravare le spaccature sia sui temi sociali che economici che internazionali – welfare, sviluppo, occupazione, immigrazione, difesa – non fa più paura a nessuno. Non ha alcuna chance in questo momento di far prevalere il suo punto di vista nel conflitto commerciale ormai conclamato contro gli Usa. E vien da dire: meno male che non c’è ancora Donald Trump, con il suo piglio muscolare, a pilotare la corazzata americana.
Certo che gli Usa hanno bisogno del mercato europeo e dei suoi consumatori. Ma ne paventano la concorrenza a tutto campo che di quando in quando patiscono, e vogliono soffocarla. Qualunque diversa ed eufemistica definizione di questa contrapposizione è un’utopia. Certo, tra la proclamazione di una “multa” e il suo pagamento ne corre: questo vale ieri contro la Apple e oggi contro l’Airbus. Ma questa schermaglia, questa guerra dei nervi, queste minacce rituali reciproche dicono male, malissimo.
Otto anni di crisi finanziaria a matrice americana e otto anni di crescita asimmetrica della Cina rispetto al resto del mondo e ancora otto anni di destabilizzazione del mercato energetico sono altrettanti fattori di stress che non potevano che indebolire o vanificare i collaborazionismi economici. L’unico vantaggio è che oggi il mondo – per fortuna – pur avendo tante, troppe, sanguinose guerre “a capitoli”, come dice il Papa, non ha più la valvola crudele della guerra mondiale. E incanala sull’economia la rivalità e l’odio che in due occasioni ha scaricato nel sangue. Meglio le opposte sanzioni e le ristrettezze economiche che guerre che comportano delle bombe atomiche. Ma comunque le società europee rischiano, purtroppo, di pagare a questa contrapposizione un prezzo complessivo ben più salato delle opposte multe… A causa proprio delle divisioni interne che hanno indebolito a livelli mai visti la capacità di dialettica internazionale dell’Unione nel suo insieme.
L’attacco americano sul caso Volkswagen, la rottura tedesca sul Ttip, la procedura europea contro la Apple per l’elusione fiscale e il take-over tedesco della Bayer sulla Monsanto, ora le sanzioni Usa su Airbus. Allacciamoci le cinture, il rally è solo agli inizi.