In America la politica monetaria super-espansiva ha prodotto una forte ripresa perché è stata combinata con un super-stimolo fiscale: investimenti pubblici in deficit e intervento dello Stato per la riparazione immediata, già nel 2009, del sistema bancario. Nell’Eurozona una simile politica monetaria sta producendo meno effetti perché non è accompagnata da stimoli fiscali, cioè detassazione e investimenti pubblici in deficit di bilancio. Inoltre, la lenta e incerta riparazione del sistema bancario blocca il principale canale di trasmissione dello stimolo monetario all’economia reale.
In sintesi, l’America ha usato due gambe per rialzarsi e riprendere la corsa, l’Eurozona solo una e debole. E ciò è successo e sta accadendo per la pretesa idealistica e irrazionale di mantenere un modello europeo rigido basato sul rigore, cioè sul primato della stabilità che vieta il ricorso, anche temporaneo, a forti deficit stimolativi nei bilanci statali. L’America ha realisticamente scelto di sacrificare temporaneamente la stabilità per ricostruire la fiducia economica che spinge la crescita. L’Eurozona, basata sul principio sbagliato, appunto idealistico, che stabilità e fiducia siano la stessa cosa, non l’ha fatto e per questo è tutta in ripresa poca e lenta. Anche la Germania nonostante la sua migliore situazione comparativa, l’Italia stagnante, la Francia malamente a galla solo perché ha un permesso politico speciale di fare più deficit degli altri, ma che usa per finanziare spesa improduttiva e non investimenti.
Ora, dopo un periodo in cui si era sperato che l’azione della Bce fosse sufficiente, il problema che manchi la seconda gamba è talmente evidente da costringere anche i rigoristi “stabilisti” ad ammetterlo. Ma la conseguenza è minima: qualche irrilevante flessibilità alle euronazioni più nei guai. All’Italia servirebbero decine di miliardi, da generare in deficit per evitare tagli eccessivi di spesa che avrebbero un impatto depressivo, per ridurre subito le tasse, accelerare la riparazione delle banche con interventi statali temporanei di garanzia o nel capitale, e per avviare investimenti pubblici, per esempio il rafforzamento antisismico di metà del territorio italiano a rischio.
Se così, lo stimolo monetario avrebbe effetto amplificato e l’Italia potrebbe correre con due gambe forti verso una crescita perfino oltre il 3% nel 2017-18. Ma non li avrà e continuerà a zoppicare in stagnazione o peggio nonostante condizioni monetarie super-stimolative. Non è una profezia, ma un avvertimento per inserire più realismo nel modello europeo prima che imploda.