Secondo Pier Carlo Padoan, Mps è una banca sana e in grado di funzionare, che farà profitti”. Il ministro dell’Economia, in un’intervista a Repubblica, ha anche detto che spera che al più presto la banca toscana possa avere i capitali sufficienti a superare un nuovo stress test. Padoan ha anche voluto precisare di non aver mai criticato l’autorità di vigilanza bancaria europea, ma di aver fatto dei rilievi sulla comunicazione. Ricordiamo infatti che il ministro aveva fatto notare che la lettera in cui si chiedeva un aumento di capitale da 8,8 miliardi per Montepaschi non presentava una chiara motivazione sulla cifra addotta, superiore ai 5 miliardi chiesti poco tempo prima.
Forza Italia si prepara a presentare un emendamento “per smascherare, dopo sessanta anni di gestione sciagurata del Monte dei Paschi di Siena e degli altri istituti di credito collegati, i tanti clienti più o meno illustri, più o meno potenti, che hanno ricevuto ingentissimi finanziamenti e mutui senza restituirli, determinando il disastro sotto gli occhi di tutti”, spiega Altero Matteoli. Il Senatore azzurro aggiunge poi che sarebbe importante che “nell’esame del decreto non si trascurasse di tutelare realmente i piccoli risparmiatori di Mps e delle altre banche che sono stati truffati e che rischiano di perdere i risparmi di una vita. Le due finalità, la tutela dal risparmio e il perseguimento dei furbi, devono avere quantomeno la stessa attenzione da parte nostra”.
Anche Giorgia Meloni, con un posto sul suo profilo Facebook, chiede “che sia resa pubblica la lista dei 100 maggiori debitori di Mps visto che ora, con il salvataggio pubblico, la banca è di proprietà di tutti gli italiani”. La leader di Fratelli d’Italia annuncia poi che il suo partito presenterà un emendamento al decreto salva-banche per imporre il divieto di distribuire utili e dividendi per 5 anni, azzerare i bonus dei manager e porre un tetto alle loro retribuzioni prendendo come parametri i dipendenti pubblici e pubblicare i nomi dei maggior debitori insolventi con indagine automatica a loro carico. La Meloni ha detto anche che il voto su questi emendamenti sarà importante per capire se gli altri partiti saranno favorevoli oppure se dimostreranno di essere dalla parte di italiani e risparmiatori solo a parole.
Pier Paolo Baretta, ospite di Radio Cusano Campus, è tornato a parlare di Mps, spiegando come sia molto grave il fatto che tra i principali debitori insolventi della banca toscana ci siano nomi importanti dell’imprenditoria italiana, “perché noi abbiamo bisogno di un clima di fiducia per rilanciare il Paese e certamente la fiducia non la si costruisce con situazioni nelle quali si vede che c’è chi paga e chi la fa franca”. Il sottosegretario all’Economia ha poi ammesso che c’è una disparità di trattamento tra i risparmiatori di Monte dei Paschi di Siena e quelli delle quattro banche fallite lo scorso anno, in quanto quest’ultime sono appunta fallite “e quindi c’è stato un intervento diverso da quello che stiamo facendo per Mps. È vero che ai risparmiatori retail viene dato un rimborso del 100% ma scambiandolo con azioni, mentre invece agli obbligazionisti delle 4 banche viene dato un rimborso dell’80%, ma in denaro. Quindi la disparità di trattamento non è detto che sia peggiorativa”.
Il Partito democratico ha deciso di presentare una mozione per chiedere al Governo di impegnarsi a rendere noti i nomi dei principali debitori insolventi delle banche in difficoltà, compresa Mps. Secondo quanto riporta l’Huffington Post, la mozione, che porta la prima firma di Ettore Rosato, dovrebbe essere già discussa nel pomeriggio a Montecitorio. Inoltre il Pd starebbe valutando di inserire nel decreto salva-banche, il cui esame inizia oggi in commissione Bilancio al Senato, un emendamento riguardante la commissione parlamentare d’inchiesta sulla banca toscana, che è stata richiesta da più parti. Ancora non è chiaro quando il provvedimento potrà essere votato dall’aula.
Secondo quanto riporta l’Ansa, Mps sarebbe disponibile a fornire la lista dei principali debitori insolventi, anche se resta il problema che al momento una serie di vincoli regolamentari impediscono la diffusione di tale lista. L’agenzia di stampa cita una fonte vicina alla banca toscana, secondo cui se tali vincoli dovessero venire meno, non ci sarebbero problemi a rendere nota quella che è stata ormai ribattezzata “black list”. Viene poi citata una lettera che i vertici di Montepaschi hanno inviato ai propri dipendenti ricordando che “è fondamentale presidiare l’insieme delle informazioni e delle comunicazioni al pubblico nel pieno rispetto della normativa in materia” e che prima che “i singoli attivino iniziative di comunicazione verso l’esterno su attività o fatti che riguardano la Banca e/o lo status di dipendente” è necessaria una condivisione con l’Area relazioni esterne di Monte dei Paschi di Siena.
La proposta di Antonio Patuelli di pubblicare l’elenco dei principali debitori insolventi di Mps, così come di altre banche in stato di crisi, trova d’accordo la Ulica. Il Segretario generale Massimo Masi ha detto che il sindacato fa propria la proposta del Presidente dell’Abi, “affinché non resti solo una proposta personale, o di un singolo sindacato, ma bensì di tutto il sistema bancario italiano”. Dal suo punto di vista, infatti, se gli italiani come contribuenti devono partecipare al risanamento di Montepaschi, è giusto che ci sia massima trasparenza. Masi ha anche spiegato di condividere la proposta di una Commissione parlamentare d’inchiesta sui dissesti del sistema bancario italiano.
In vista dell’ingresso del Tesoro fino al 70% del capitale di Mps, i sindacati hanno scritto una lettera aperta al ministro Padoan chiedendo di dare una “sforbiciata” ai compensi dei manager di Rocca Salimbeni. Le sigle sindacali Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca e Unità Sindacale gli stipendi dei vertici di Monte dei Paschi andrebbero adeguati a quelli dei dirigenti pubblici. Secondo Repubblica, ciò porterebbe, per esempio, il passaggio per l’ad Marco Morelli dagli 1,4 milioni di euro a circa 240.000 annui. Per i sindacati si tratta di un intervento “non più rinviabile e che corrisponde alla necessità di riportare tali retribuzioni a un livello eticamente accettabile e commisurato ai risultati ottenuti, spesso del tutto inesistenti, soprattutto in una banca nella quale da anni i dipendenti fanno pesanti sacrifici economici al fine di consentirne il risanamento ed il rilancio”.