, I RUMORS. La crisi di Alitalia è sempre più grave e le risorse immesse dalle banche poche settimane fa rischiano di finire già alla fine del prossimo mese. Le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, hanno aumentato la tensione tra i diversi soci: le banche contro Etihad. La compagnia soffre l’enorme pressione concorrenziale su Roma Fiumicino, principale hub del vettore, delle compagnie low cost. In particolare, la strategia aggressiva di Ryanair sullo scalo romano sta portando alla distruzione dell’hub and spoke di Alitalia. Il load factor delle rotte domestiche ed europee è crollato nell’ultimo periodo, mentre anche il lungo raggio non se la passa benissimo.
Il piano industriale è stato definito nelle scorse settimane, ma per attuare un piano ci vogliono le risorse e la convinzione che non servirà metterne di nuove in futuro. Il problema principale è che le banche italiane hanno già perso molte centinaia di milioni di euro nell’avventura Alitalia e non hanno minimamente intenzione di perderne altre. La strategia dell’italianità, a distanza di 9 anni della ripartenza della Fenice e a 2 anni e mezzo dall’entrata di Etihad, si è rivelata dunque un totale fallimento.
Ci sono stati molti errori commessi negli ultimi anni. Dal punto di vista operativo, come ricordato all’epoca del rilancio, si è puntato sul corto-medio raggio per prendere gli aerei di Airone. Poi si è voluto avere soci finanziari che non dovrebbero avere il compito di gestire una compagnia aerea (banche e affini). Il business più complicato del mondo, quello aereo, ha bisogno sì di stabilità finanziaria, ma anche di enormi risorse (miliardi di euro) da parte di operatori del settore (come Etihad, ad esempio).
Quali sono dunque le soluzioni possibili senza che intervenga un’altra volta lo Stato? Il piano industriale è molto difficile da attuare. Anche con la creazione di una filiale low cost, Alitalia continuerà a perdere nel corto-medio raggio (come succede tra l’altro anche a Lufthansa e Air France). Inoltre ,il piano industriale vede poca convinzione dei soci perché sanno benissimo che tagliando il corto e medio raggio ci saranno ripercussioni gravi anche sul riempimento degli aerei a lungo raggio. Di fatto, la soluzione standalone proposta è ormai impossibile da attuare. Alitalia è un piccolo vettore regionale in forte perdita che deve confrontarsi con dei colossi dei cieli, da Ryanair ai vettori medio-orientali.
In tutto questo caos italiano, c’è da aggiungere la confusione a livello dei soci di Abu Dhabi. Si continua a sussurrare dell’uscita di James Hogan, Ad di Etihad, e di conseguenza della strategia del vettore medio-orientale in Europa. Dopo l’ammissione di sconfitta con Air Berlin, è probabile che anche nel caso di Alitalia possa cambiare strategia e affidarsi a un partner europeo (Lufthansa?).
Il fallimento è l’ultima opzione, che ormai sembra prendere sempre più piede. I soldi sono quasi finiti e le soluzioni prospettate rimangono estremamente difficili da attuare. Il trasporto aereo italiano continua a crescere e, nonostante Alitalia, il mercato è sempre più competitivo.