Una soluzione svizzera per i crediti in sofferenza di Monte dei Paschi si sta facendo largo. Su Affari & Finanza, inserto di Republica, è infatti comparsa un’intervista a Francesco Caputo Nassetti, Ceo della Swiss Merchant Corporation, che spiega la proposta della sua azienda per cartolarizzare gli Npl senza che ci sia cessione. “Stiamo portando la nostra proposta a molte banche in crisi, compresa Mps ora che è uscito di scena il fondo Atlante”, ha detto il manager che ha lavorato per lungo tempo in Intesa. “Anziché vendere gli Npl la banca in crisi i soldi li riceve in prestito, dando come garanzia i fondi che si riusciranno a recuperare, operazione che dovrà sempre essere affidata a società specializzate mentre per noi propongo un ruolo di advisor. Nel frattempo il debito cartolarizzato e i rispettivi Npl vengono parcheggiati in una società distaccata, una specie di bad bank, che li rileverà a un valore nettamente superiore a quello che si sarebbe potuto ottenere da una vendita secca”, ha evidenziato Caputo Nassetti. Vedremo se la proposta verrà presa in considerazione da Rocca Salimbeni.



Sono iniziate le audizioni presso le commissioni Finanze di Camera e Senato sul decreto salva-banche. E a parlare è stato chiamato anche Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza della Banca d’Italia, il quale ha dedicato un ampio passaggio a Mps. In particolare, ha spiegato che non è possibile indicare una data precisa in cui lo Stato diventerà formalmente proprietario di una quota preponderante di Montepaschi, perché prima occorre avere una valutazione della Commissione europea sul piano industriale che Rocca Salimbeni dovrà ultimare e presentare anche alla Banca centrale europea. “Il tempo non è stimabile a priori però in linea di massima si può immaginare che agli inizi di febbraio venga presentato e speriamo che in alcune settimane sia negoziato e autorizzato”, ha detto Barbagallo, il quale ha anche ricordato che il decreto salva-banche rappresenta un punto di svolta importante, perché rimuove un rischio percepito dal mercato sul sistema italiano.



Anche Umberto Bossi interviene sulla vicenda di Montepaschi. Il Senatur, intervistato da Libero, alla domanda “Chi ha ucciso Mps?” risponde: “Il sistema Italia. Quando gli altri Paesi salvavano le loro banche noi dicevamo di essere in regola. Ora ci è stato presentato il conto. Sarà difficile venirne fuori, il ministro Padoan non si sta comportando bene”. E Bossi non dà un buon giudizio nemmeno su Matteo Renzi, ricordando che “quando ha detto che andavano comprate le azioni di Mps non ha fatto una bella figura”. Il “padre spirituale” della Lega Nord interviene poi sulla lista dei debitori insolventi della banca toscana, che non è ancora chiaro se verrà davvero stilata e resa pubblica. “Conoscere quei nomi è un principio di giustizia. Scopriremmo che chi non restituisce debiti per decine di milioni poi gira con lo yacht”. Infine, Bossi spiega quella che a suo modo di vedere è un’ingiustizia che si può creare: “Salvare i risparmiatori e gli obbligazionisti di Mps dopo aver spolpato quelli di Etruria. E soprattutto dopo aver abbandonato quelli del Veneto Banca e della Popolare Vicenza: il risparmio è un bene universale, se vuoi ridare fiducia alla gente non puoi salvare solo chi ha il conto nella banca del Pd”.



Continua il lavoro di Mps per mettere a punto il piano industriale da presentare alla Banca centrale europea. Secondo le indiscrezioni di stampa, giovedì, nel corso del cda della banca toscana, Marco Morelli dovrebbe fornire una panoramica sulle linee guida che si seguiranno. Magari avendo avuto già avuto qualche scambio di vedute con l’Eurotower. Secondo Milano Finanza ci vorrà comunque ancora più di un mese per vedere completato il piano. Giovedì potrebbero però gi essere conferiti i mandati agli advisor che potrebbero essere, sempre secondo MF, McKinsey e Oliver Wyman. A quanto pare una parte molto importante del piano sarà quella dedicata alla cessione dei crediti in sofferenza e resta anche qui da capire se, come si è vociferato nei giorni scorsi, il Fondo Atlante verrà coinvolto nell’operazione. Anche se sembra che le risorse che ha a disposizione non siano sufficienti a coprire interamente le necessità di Montepaschi.

Renato Brunetta è stato ospite oggi di Radio Cusano Campus e nel corso della trasmissione “Ho scelto Cusano” ha parlato anche di Monte dei Paschi di Siena. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera ha spiegato che avrebbe messo sul piatto anche più di 20 miliardi di euro qualche anno fa per mettere in sicurezza il sistema bancario italiano, cosa che né Monti, né Letta e Renzi che gli sono succeduti, hanno fatto. Brunetta è tornato quindi a chiedere la costituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare. In questo senso Forza Italia ha anche fatto presente che sarebbe inaccettabile che a presiederla fosse un rappresentante del Partito democratico, dato che i rapporti tra il partito e la banca non sono stati pochi e che bisognerebbe anche esaminare l’operato di un Governo guidato dal suo Segretario. L’ex ministro vuole comunque vederci chiaro su una vicenda del passato: “Voglio capire perché Monte dei Paschi di Siena comprò Antonveneta 10 anni fa al doppio del suo valore e perché Bankitalia non ha vigilato, di chi è la responsabilità, di chi è la colpa”.  Una missione non proprio facile, ma in molti hanno individuato proprio in quell’operazione l’origine delle difficoltà che hanno portato Montepaschi su un piano inclinato verso la situazione di “quasi fallimento” in cui si trova ora. Un altro tema di attualità che Brunetta ha commentato è quello della manovra aggiuntiva che l’Europa ha chiesto all’Italia “Abbiamo sprecato 15-16-17 miliardi di euro in cattiva spesa perché Renzi doveva comprarsi il consenso”, ha detto il deputato azzurro. Soldi che ammontano quasi alla cifra che il Governo Gentiloni ha ora stanziato per il decreto salva-banche.

Anche il salvataggio di Mps e l’intervento pubblico dello stato italiano nella reggenza di Monte dei Paschi di Siena, tra i tanti temi toccati da Matteo Renzi nella sua prima intervista ufficiale post referendum perso a Repubblica. «Dissi che Mps era un affare? C’erano le condizioni. Ho detto in pubblico quello che ho ripetuto a tutti gli investitori stranieri. Avevamo creato le condizioni per un investimento estero importante – il fondo del Qatar – che ha detto no il giorno dopo il referendum per l’instabilità politica. Non ci sarebbe stata operazione pubblica da venti miliardi con la vittoria sulle riforme», si difende l’ex presidente del Consiglio dei ministri davanti alla richiesta di spiegare dove fossero stati gli errori nella gestione del decreto salvarisparmio con il fondo da 20 miliardi per le banche, risultato sostanziale della crisi di Mps.

Sorgenia ha voluto emettere una nota per spiegare i rapporti in essere con Monte dei Paschi di Siena dopo le notizie emerse in questi giorni sulla stampa. L’azienda energetica ha spiegato che “il continuo efficientamento dei costi realizzati sotto la nuova gestione hanno fatto sì che siano già stati restituiti alle banche creditrici circa 100 milioni, ai quali si aggiungono disponibilità di cassa per più di 300 milioni. La società procede quindi rapidamente nel percorso di ripianamento del debito, seguendo le linee guida del proprio piano industriale che ne prevede il totale rimborso”. L’azienda ricorda anche che a inizio 2015 ha effettuato “un aumento di capitale realizzato attraverso la conversione di una parte del debito detenuto dalle principali banche italiane, che oggi pertanto hanno la totale proprietà dell’azienda”. La quale, con il suo parco di impianti di produzione a gas e i progetti di generazione da fonti rinnovabili e il nuovo modello di vendita, “è oggi una delle principali società energetiche nel panorama italiano”

Non usa mezzi termini il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri sul caso Mps, sposando una tesi vicina a quella del collega Franco Bechis di Libero: non nuovo ad esternazioni politiche forti e polemiche con cui si è attirato non pochi nemici nel corso della sua stagione politica in Parlamento, Gasparri ha voluto richiamare una pesante responsabilità di Banca d’Italia sul caso del Monte dei Paschi di Siena. «Ha mille ragioni Franco Bechis che nel suo libro propone la chiusura della Banca d’Italia. La vigilanza di questo istituto ha responsabilità gravissime per aver lasciato agire liberamente il Monte dei Paschi di Siena e altri istituti bancari. Non solo l’acquisto di AntonVeneta, ma anche operazioni precedenti hanno creato un disastro cui oggi deve porre riparo lo Stato. Bankitalia è il punto di maggiore debolezza del Paese. Tutti coloro che si sono occupati della vigilanza andrebbero messi agli arresti. Bisogna chiudere questa struttura, destinare ad altri scopi l’immobile di Via Nazionale. La Banca d’Italia è un cancro per il Paese».

Mentre si apre un’altra settimana per Mps senza contrattazioni in Borsa per il titolo ancora chiuso a Piazza Affari per decisione della Consob, non si placano di certo le polemiche contro le decisioni dei vertici del Monte dei Paschi di Siena e del governo Gentiloni che hanno puntato tutto sul salvataggio dello stato per la banca di Siena indebitata. Con un’altra nota condivisa tra le due associazioni di consumatori più diffuse del Paese, Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefiletti (Federconsumatori) hanno espresso con chiarezza quanto necessiterebbe ora alle porte del salvataggio Mps: « salvataggi, con aumento debito pubblico di 20 mld, che graveranno per 333,3 euro ad abitante, favoriscono gli speculatori? Urgono chiarimenti. L’azzardo morale dei banchieri e di Bankitalia per salvare Mps, che costerà 20 miliardi di euro di delega in bianco, graverà per 333,3 euro pro-capite per ognuno dei 60 milioni di italiani, (833,3 euro a famiglia), incrementando il debito pubblico, che a novembre 2016 è arrivato a 2.229,4 miliardi di euro, con un aumento di 123 mld di euro col governo Renzi rispetto a 2.107 mld del febbraio 2914, non può avere ombre su speculatori che tanto per cambiare, sono favoriti». Secondo le due associazioni di consumatori sarebbe molto grave sei i risparmiatori dovessero davvero rimetterci una seconda volta, “dopo esser stati già truffati in questi anni di debiti e gestioni allegre del Monte dei Paschi”.

Il piano per portare Monte dei Paschi di Siena sotto la guida temporanea del Tesoro sarà operativo domani: la prima mossa sarà l’emissione di bond da 1,5-2 miliardi di euro in un programma complessivo fino a 15 miliardi per recuperare quella liquidità che è andata persa in questi mesi di incertezza. L’emissione verrà accompagnata dalla garanzia dell’intervento dello Stato. Le caratteristiche e la durata dei titoli blindati dalla garanzia sono fissate in un decreto firmato dal ministro Padoan, il cui via libera ufficiale era previsto venerdì, quando però le riunione tecniche hanno impegnato i vertici ministeriali per tutta la giornata. Il 19 gennaio è previsto il Cda di Monte dei Paschi di Siena per far partire la “macchina”: verrà fatto il punto sul piano industriale, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore. La partita sulle dimensioni della ricapitalizzazione non è chiusa: la Bce ha indicato 8,8 miliardi, ma l’assetto dell’operazione verrà definito con le scelte finali sullo smaltimento dei crediti deteriorati. I tempi dipenderanno poi dall’esame della Bce e della commissione, ma l’obiettivo è chiudere in due-tre mesi i passaggi europei per portare entro maggio il Tesoro alla guida di Mps.