Secondo quanto riporta Il Messaggero, nel Consiglio di amministrazione di Mps in programma oggi non si farà solamente una prima valutazione della bozza del piano industriale che Rocca Salimbeni dovrà sottoporre al giudizio della Banca centrale europea e della Commissione Ue, ma si dovrebbe anche discutere dell’emissione di obbligazioni per circa due miliardi di euro, così da cominciare a mettere in atto il piano di emissioni da 15 miliardi approvato per il 2017. Se all’interno del consiglio verrà trovata la “quadra”, non appena arriverà il decreto attuativo del Tesoro riguardo l’intervento pubblico per Montepaschi si potrà varare l’emissione. Con tutta probabilità, aggiunge il quotidiano romano, già tra febbraio e marzo ci saranno altre due emissioni, più o meno di importo compreso tra 1,5 e 2 miliardi di euro, in funzione anche della liquidità a disposizione della banca.



Le azioni e i titoli di Mps continuano a essere sospesi dalle contrattazioni sulla Borsa italiana e Giuseppe Vegas, durante l’audizione alle commissioni Finanze riunite di Camera e Senato ha dichiarato che “la riammissione alle negoziazioni sarà possibile solo una volta che, a seguito dell’approvazione del piano industriale, verrà ripristinato un contesto informativo adeguato”. Il Presidente della Consob ha anche spiegato che sono in corso indagini per accertare eventuali ipotesi di abuso di mercato. In vista poi dell’intervento pubblico, Vegas ha evidenziato che il prezzo al quale il Tesoro dovrà sottoscrivere le azioni dovrebbe non basarsi solamente sul valore di borsa, dato che questo potrebbe non consentire una corretta valutazione del valore economico e patrimoniale della banca. Sarebbe dunque bene guardare al patrimonio netto della stessa. Questo discorso non vale solo per Mps, ma per tutte le banche in cui lo Stato sarebbe chiamato a intervenire in virtù del decreto varato.



IDomani a Milano dovrebbe tenersi un incontro tra i funzionari della Banca centrale europea e quelli di Mps. Secondo quanto riporta La Stampa, le parti non dovrebbero però affrontare il nodo del nuovo piano industriale di Rocca Salimbeni, ma solo confrontarsi sui conti dell’esercizio 2016. Stando al quotidiano torinese, il nuovo piano industriale dovrebbe essere invece al centro di un consiglio di amministrazione di Montepaschi in programma quest’oggi. Un cda che arriva dopo che Marco Morelli e Alessandro Falciai sono stati a Roma per essere ascoltati in audizione dalle commissioni Finanze riunite di Camera e Senato. Il piano, secondo quanto è stato detto in quell’occasione, dovrebbe essere pronto per l’inizio di febbraio ed essere poi trasmesso alle autorità europee, ovvero Bce e Commissione Ue, per una loro approvazione.



Il Sindaco di Siena Valentini e il Presidente del Consiglio comunale Ronchi non hanno accettato l’interrogazione urgente per chiedere che il primo cittadino si faccia promotore dell’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare specifica per Monte dei Paschi di Siena e per seguire con il ministero dell’Economia e delle Finanze il processo per la definizione del sostegno pubblico alla banca toscana. Lo segnalano i consiglieri firmatari dell’interrogazione stessa, nello specifico Laura Sabatini, Alessandro Trapassi, Giuseppe Giordano, Pietro Staderini, Enzo De Risi, Marco Falorni e Massimo Bianchini. La notizia viene riportata da ilcittadinoonline.it, e i consiglieri si chiedono come mai la loro interrogazione non è stata ritenuta “urgente”. “Non si comprende che cosa, ancora, debbano portarci via prima di battere il classico ‘colpo’ e dire: ‘La città c’è, i suoi cittadini ci sono, e sono stufi di questo sconsiderato uso dei suoi beni!’”, scrivono i consiglieri, che che si chiedono anche come mai non si voglia attivare una commissione parlamentare d’inchiesta ad hoc sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena e rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi a cui poter chiedere indietro delle somme che potrebbero essere importanti. I consiglieri a questo proposito si chiedono se sia più giusto chiedere ai contribuenti di farsi carico del salvataggio di Mps o farsi restituire i soldi da chi non ha onorato il debito che aveva. Dal loro punto di vista, ovviamente, sarebbe più corretto avere indietro il “mal tolto” e per questo hanno deciso di chiedere al Sindaco della città di mobilitarsi. La risposta non è stata incoraggiante, ma loro promettono che non demorderanno.

Claudio Costamagna sta partecipando al World Economic Forum di Davos e, intervistato da Bloomberg, ha parlato anche di Mps. Secondo il Presidente della Cassa depositi e prestiti, se al referendum costituzionale del 4 dicembre ci fosse stata una vittoria del Sì, non sarebbe stato necessario l’intervento dello Stato per la banca toscana. Parole che certamente faranno discutere, perché secondo diversi analisti e commentatori, non c’è mai stato un vero interesse da parte del fondo sovrano Qia e dunque non ci sarebbe potuto essere “l’anchor investor” necessario a portare a compimento l’operazione di mercato. Costamagna, secondo quanto riporta ilcittadinoonline.it, ha anche detto che Cdp non avrà alcun ruolo nell’operazione su Mps, nemmeno contribuendo ulteriormente al Fondo Atlante. Questo anche in virtù del fatto che lo stanziamento di 20 miliardi di euro deciso dal Governo è sufficiente a far fronte alla situazione.

Secondo quanto riporta Repubblica, il Tesoro si troverà presto con il 70% del capitale di Mps e avrà quindi bisogno di “competenze specialistiche” per seguire al meglio quella che ora è diventata, dopo la nascita di Banco Bpm, la quarta banca del Paese. Anche perché il decreto che in questi giorni inizia il suo iter parlamentare prevede che “terzi firmino la congruità del concambio dei bond subordinati in azioni”. Dunque serviranno degli advisor capaci di muoversi nei meandri delle leggi e dei regolamenti europei, considerato che Bce e Commissione europea vorranno verificare ogni passaggio dell’operazione. Per il quotidiano romano non è semplici trovare banche senza conflitti. “Ma ce ne sarebbero due rodate che lo farebbero gratis, anche solo per lavare l’onta del piano privato da poco fallito. Il dossier Mps però ormai è molto politico: non è detto che Jp Morgan e Mediobanca siano nomi spendibili”.

Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, ieri c’è stato un incontro tra alcuni ispettori della Banca centrale europea e i funzionari di Mps “per una serie di interviste ad hoc nell’ambito del cosiddetto Trim (Target review of internal models), ovvero il processo con cui Francoforte intende armonizzare i modelli di rating interni a livello europeo”. Si tratta quindi di una revisione dei modelli di rating interni per cercare di superare delle difformità nel calcolo degli attivi ponderati a rischio. Già a fine dicembre l’Eurotower aveva annunciato a Rocca Salimbeni che avrebbe proceduto a questo tipo di ispezioni, che, dovendo tenersi in tutte le principali banche europee, si protrarrà fino al 2018. Secondo il quotidiano di Confindustria, gli ispettori della Bce nei giorni scorsi hanno incontrato i funzionari di Unicredit e quindi in questo periodo saranno presenti in altri istituti di credito del nostro Paese.