Pier Carlo Padoan e Pierre Moscovici si sono incrociati e parlati al World economic forum di Davos, ma la sostanza non cambia: entro il 1° febbraio il Governo italiano dovrà inviare la sua risposta alla Commissione europea, che in una lettera ha chiesto una manovra aggiuntiva da 3,4 miliardi di euro per non rischiare una procedura d’infrazione. Che la Legge di bilancio varata dall’esecutivo di Matteo Renzi avrebbe fatto storcere il naso a Bruxelles era chiaro da subito, ma ci si aspettava che il giudizio della Commissione arrivasse, come lo scorso anno, in primavera. A questo proposito Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, ritiene invece che la lettera sarebbe dovuta arrivare «prima del referendum del 4 dicembre. Perché era chiaro che Renzi aveva sforato i parametri richiesti per finanziare nuove spese, con il chiaro fine di guadagnare consensi per la sua riforma costituzionale. Tuttavia Bruxelles ha pensato che farlo avrebbe avuto un significato politico. Quindi ha aspettato».
E ora come farà il Governo Gentiloni a venirne fuori?
Può darsi che a palazzo Chigi abbiano in mente che c’è un miglioramento dell’economia per cui si può comunque raggiungere un obiettivo di debito/Pil migliore di quello che si poteva pensare, grazie anche a un tasso di inflazione più alto. In buona sostanza, come tipico di Padoan, si potrebbe cercare il modo di guadagnare del tempo.
Dalle dichiarazioni di alcuni suoi esponenti, sembrerebbe che l’esecutivo sia determinato a non cedere alle richieste europee.
L’Europa, come si può vedere nel caso della politica sull’immigrazione o sulle banche, non ha un buon atteggiamento. Ma l’idea che in cambio delle colpe dell’Europa possiamo fare più deficit è suicida. Infatti, se finisce il Qe della Bce e prosegue la crisi bancaria, tenuto conto che le banche hanno debito pubblico in pancia, si crea una situazione che può essere pericolosa. Conviene anche a noi, quindi, avere un raddrizzamento del bilancio.
Oppure dar retta a chi ritiene sia meglio lasciare l’Europa e l’euro.
Uscire dall’euro potrebbe essere opportuno, ma lo può fare solo chi ha un debito pubblico ragionevole e/o un bilancio in ordine. Come la Francia, che ha un deficit alto, ma un sistema bancario robusto e, soprattutto, un debito sotto il 100% del Pil. Ho comunque l’impressione che la linea dei vari Padoan e Renzi consista nel cercare di essere indebitati allo scopo di rimanere legati all’euro. Per me questa è la strategia che è stata seguita.
Se così fosse, l’Europa non avrebbe interesse a far indebitare ancor più l’Italia, anziché chiederle di migliorare i propri conti?
L’Europa ha interesse a tenerci come un cane al guinzaglio, quindi ha in ogni caso attenuato la manovra correttiva rispetto ai parametri originariamente pattuiti, ma ci obbligherà a farla. Ci dà fregature su bail-in e sull’immigrazione, ma ci dà un po’ di ristoro per tenerci al guinzaglio. Magari ridurrà, anche dimezzandola, la richiesta sul saldo della correzione da fare. Dal punto di vista di chi a Davos elogia la globalizzazione, l’Italia è una pecora nera nell’Unione europea. Quindi gli si dà un po’ da mangiare e qualche botta. Una delle ragioni per cui non è stata mandata la lettera prima è che alla Merkel Renzi piaceva molto, dato che era uno “schiavo”.
Ma perché il Governo dovrebbe avere interesse a tenere l’Italia legata all’euro?
Perché se il Governo del Pd avesse interesse un diverso, essendo debole politicamente in Italia, non avrebbe più il supporto dei grandi media e di altri opinion makers che sono interessati a stare nell’Eurozona. Quelli di Davos sono anche qui in Italia e per loro l’Eurozona fa parte della globalizzazione.
E chi sono questi di Davos?
Sono, per esempio, coloro che sostengono che in Italia solo le grandi imprese possono essere valide. Una teoria che viene contraddetta dai fatti, ma che piace ai grandi gruppi, magari tedeschi, che stanno qui. È quella “comunità” che diceva che il Regno Unito non doveva lasciare l’Ue o che con Trump la borsa sarebbe crollata.
E dunque questa “comunità” ha dei collegamenti con il Pd?
Esiste una cultura e un insieme di poteri, che è l’economia delle grandi imprese del monopolio, quella della globalizzazione, a cui fa comodo una certa sinistra. Perché un partito di sinistra ha interesse a stare nell’euro? Perché, per semplificare e usare un linguaggio caro ai comunisti, ha interesse a fare il servo dei padroni, i quali hanno interesse che ci sia l’euro.
(Lorenzo Torrisi)