Obbligazioni e azioni di Monte dei Paschi di Siena continuano a essere sospesi dalle contrattazioni in Borsa ormai da più di un mese. Recentemente il Presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha dichiarato che le negoziazioni potranno riprendere dopo la presentazione del piano industriale che dovrà sancire l’ingresso massiccio dello Stato nella compagine azionaria di Rocca Salimbeni. Senza dimenticare che bisognerà stabilire quale rimborso spetterà ai possessori di bond subordinati della banca, che dovrebbero diventare proprietari di obbligazioni ordinarie Mps. Secondo quanto riporta investireoggi.it, che cita rumors dell’ultima ora, “il Tesoro e Monte dei Paschi di Siena starebbero prendendo tempo in attesa della partenza dell’aumento di capitale Unicredit, ormai imminente”. In buona sostanza, per evitare di avere una situazione in cui negoziare sia Mps che Unicredit alle prese con una ricapitalizzazione da 13 miliardi, si starebbe temporeggiando.



Jeroen Dijsselbloem ha ricordato che i problemi delle banche italiane stanno per essere affrontati, ma ha anche ribadito che “le soluzioni dovranno essere trovate nell’ambito dell’Unione bancaria”. Il Presidente dell’Eurogruppo, durante una conferenza sul futuro dell’Europa, ha ricordato che i media stanno dedicando un’attenzione particolare a Mps, “ma allo stesso tempo altre banche sono in corso di ristrutturazione o ricapitalizzazione attraverso soluzioni private”. Secondo quanto riporta l’Ansa, Dijsselbloem ha ricordato in particolare il caso di Unicredit, che sta avviando un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, che sono una cifra molto significativa. Infine, Dijsselbloem ha anche detto che “nel caso di Mps una soluzione dovrà e sarà trovata nel caso di possibile mis-selling di bond bancari a certi consumatori retail”.



I risparmiatori delle 4 banche fallite nel 2015 (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti) scendo in piazza oggi a Roma (piazza della Rotonda, nei pressi del Senato) per protestare contro “l’inerzia dello Stato” nei confronti della crisi attraversata dalle loro banche, che potevano essere salvate in un modo diverso rispetto a quanto fatto. Per esempio, con le stesse modalità che si è deciso di usare ora con Mps. Di fatto il decreto salva-banche, in discussione al Senato in questi giorni, determinerà una situazione di disparità di trattamento di non poco conto, soprattutto se i possessori dei bond subordinati di Montepaschi verranno rimborsati integralmente. Il Governo dovrà per forza di cose affrontare tale questione, anche perché diversamente diverrà un tema di battaglia politica non indifferente.



L’intervento pubblico per Monte dei Paschi di Siena ancora non è definito in tutti i suoi dettagli, ma Corrado Passera sembra voler lanciare una sorta di “avvertimento” quando in un’intervista a Il Foglio spiega di considerare “sbagliato salvare a tutti i costi banche non sostenibili”. Per l’ex ministro, infatti, il settore bancario sta andando incontro a sfide molto importanti, dato che i margini sono diventati più bassi, a causa dei tassi di interesse “a zero”, e che le nuove tecnologie rendono quasi superfluo l’uso degli sportelli bancari per la maggior parte delle operazioni. Il crescente uso dell’home banking ne è una prova. Dunque, per l’ex numero uno di Intesa Sanpaolo ci saranno banche che ce la faranno, mentre altre no. Tanto più che il nostro sistema bancario è stato più colpito di altri dalle ripercussioni negative della crisi dell’economia reale, con la crescita delle sofferenze bancarie e le relative perdite sui crediti che hanno comportato. Passera ha quindi ricordato che per Montepaschi era possibile evitare l’intervento dello Stato, con il piano che aveva presentato in ben due occasioni per mettere in sicurezza la banca toscana. E l’ultima volta le cose non erano finite molto bene, con accuse non proprio velate dello stesso Passera rivolte al management di Rocca Salimbeni. La questione era arrivata fino alla Consob, la quale aveva convocato sia l’ex ministro che i vertici di Mps. Non ci fu poi alcun seguito, anche perché nel frattempo la situazione della banca toscana si è non poco complicata, a causa dell’impossibilità di realizzare la ricapitalizzazione sul mercato.

Nelle ultime ore si parla molto della vicenda Generali, dato che il gruppo assicurativo italiano sembra essere al centro di una “battaglia” tra Italia e Francia. Una battaglia in cui indirettamente c’entra anche Mps. Infatti Generali possiede bond subordinati della banca toscana (si era parlato di un importo di circa 400 milioni di euro) che aveva chiesto di convertire in azioni quando c’è stato il tentato aumento di capitale a dicembre comprensivo appunto di facoltà di conversione in azioni delle obbligazioni “junior” di Montepaschi. Bond che sono ora rimasti nel portafoglio di Generali e che difficilmente ora potrebbero “trasformarsi” in quota di capitale di Rocca Salimbeni. Tuttavia il gruppo triestino risulta essere tra i principale creditori di Mps, che avrà certo interesse a capire come si vorrà procedere per il rimborso delle obbligazioni subordinate.

Come noto, il piano per la ricapitalizzazione di mercato di Mps non è andato in porto e un ruolo importante in questa operazione l’aveva Jp Morgan. Piernicola Pedicini, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, aveva presentato il 20 ottobre un’interrogazione a Bruxelles, chiedendo di chiarire quale impatto avrebbe avuto su creditori, risparmiatori e obbligazioni di Monte dei Paschi di Siena l’operazione di Jp Morgan, se vi fossero in essa dei conflitti di interesse e quali ricadute avrebbe avuto sul sistema bancario europeo. Nonostante il regolamento del Parlamento europeo preveda una risposta entro sei settimane, ancora Pedicini non ha però avuto alcun segnale dalla Commissione europea. Anche se quell’operazione non è andata in porto, per Pedicini è comunque importante che “la Commissione europea risponda alla interrogazione e faccia chiarezza sulle numerose ombre e sui tanti interrogativi che caratterizzavano la complessa ed enorme vicenda politico finanziaria orchestrata dal governo Renzi e approvata dalla Ue”. L’eurodeputato ricorda anche che Jp Morgan avrebbe compiuto operazioni senza rischiare di fatto nulla, grazie alla garanzia pubblica e incassando persino laute commissioni. Senza dimenticare che la banca d’affari americana è stata coinvolta in diversi scandali nel corso degli ultimi anni. Tuttavia per Pedicini Jp Morgan continua ad avere un forte potere, tanto da fare “andare in tilt anche la Commissione europea. Potrebbe essere questa l’unica motivazione che ha portato gli uffici competenti a non aver ancora risposto a una interrogazione che avevo presentato il 20 ottobre scorso”.