La realtà è una brutta bestia, c’è poco da fare. Puoi cercare di cambiarla, nasconderla, mistificarla, ma, alla fine, torna sempre a galla. E presenta sempre il conto. Mi fanno tenerezza gli indignati speciali contro l’Ue rispetto alla richiesta di Pierre Moscovici di rientrare in tempi certi dai 3,4 miliardi di buco che l’Italia presenta a livello di deficit: facile ora farsi scudo con il terremoto, la neve e la valanga che ha spazzato via il resort di Rigopiano (abusivo) per cercare di tirare ancora una volta un bel calcio al barattolo. Facile, ma anche patetico. 



Chi mi segue su queste pagine sa che penso che l’Ue sia una cloaca burocratica da cui bisogna uscire al più presto, ma io lo dico da sempre, anche quando l’euroentusiasmo era la norma (anche su queste pagine): come mai adesso sono tutti euroscettici? Moscovici non ha colpe, se volete arrabbiarvi con qualcuno fate pure, ma cercate il vero responsabile: il quale, ha un nome e un cognome, oltre che un domicilio. Si chiama Matteo Renzi, domiciliato a Rignano sull’Arno. Come mai nessuno ha detto nulla, quando per elargire mance e prebende in vista del referendum del 4 dicembre, il governo da lui presieduto ha sforato volontariamente dai limiti imposti? L’Ue era stata chiara fin dall’inizio al riguardo: tu sfora, ti lasciamo tranquillo e ti garantiamo flessibilità fino a dopo la consultazione referendaria (visto che Bruxelles tifava apertamente per il “Sì”), dopodiché i conti vanno saldati. E così è stato, né più, né meno: perché quindi queste pose da nazionalisti orgogliosi, adesso? 



Lo sapevamo che sarebbe finita così, io ho cominciato a scriverlo a novembre: se fai un patto, devi rispettarlo. E Matteo Renzi, per pagare il bonus ai diciottenni e altre amenità in stile Achille Lauro, aveva fatto un patto con l’Ue. Ora, tocca pagarlo. E, giustamente, all’Europa non frega nulla se non sappiamo nemmeno guardare le previsioni del tempo, visto che i terremoti non sono prevedibili, ma la neve e il maltempo sì e si sapeva da giorni che sarebbe arrivato un fronte freddo dall’Est. Invece di maledire l’Ue, perché non chiedete a Renzi cosa ha fatto per i terremotati? Nulla e infatti il disagio maggiore è stato creato dal combinato disposto di maltempo forte e condizioni già precarie per i residenti del posto: le famose casette, le quali dovevano arrivare per tutti entro Natale, dove sono? 



In compenso, si sono dati soldi a pioggia a tutti in sede di Legge di stabilità, sperando di scongiurare la vittoria del “No”. E adesso piangiamo? Anzi, facciamo anche i duri, con Padoan che minaccia velatamente di essere pronto ad affrontare la procedura di infrazione, pur di non pagare. Addirittura si arriva a ipotizzare elezioni a giugno, pur di non aprire i cordoni della borsa. Siamo patetici, siamo i degni eredi di Alberto Sordi e dei suoi personaggi umanamente mediocri. Come mai non erano a disposizione le turbine? Come mai l’Enel ci ha messo quattro giorni, in alcune località, a riportare la luce con i generatori? È colpa dell’Ue? Non è forse colpa del governo Renzi e della sua bambinesca voglia di rinnovamento giovanilista, il quale per furore iconoclasta verso l’ancient regime della Prima Repubblica ha semi-rottamato le Province, non rendendosi conto che così si metteva a rischio il funzionamento della cinghia di trasmissione tra le stesse, i comuni e l’Anas per la gestione delle strade? Se non vi fidate di me, chiedete a qualsiasi amministratore pubblico e vedrete cosa vi dirà rispetto a questa rivoluzione: per risparmiare quattro soldi, perché alla fine i dipendenti mica sono a spasso ma ricollocati altrove sempre nella Pubblica amministrazione, siamo ridotti come avete visto. 

E non solo nelle zone terremotate, basti vedere il cavalcavia crollato un paio di mesi fa nel lecchese: ancora tutto fermo, lavori che non cominciano e disagi enormi per cittadini e imprese della zona. Tocca andare a Roma per un tavolo che sblocchi 10 milioni di euro: chi doveva operare nel frattempo? La Provincia, la quale ha la competenza sull’Anas? E come fa, se non esiste più? È forse colpa dell’Ue anche questo? O forse del governo dei supergiovani, come direbbero Elio e le storie tese? 

Finché daremo vita a teatrini simili, saremo sempre l’Italietta che tutti prendono in giro. Finché avremo governi che spendono e spandono per mera ricerca e gestione del consenso, non potremo lamentarci perché l’Europa ci bacchetta: certo, la Spagna è al 5,3% di rapporto deficit/Pil, ma ha sforato perché ha messo in campo politiche e incentivi per l’occupazione, non ha dato 500 euro ai diciottenni per andare a sentire il concerto di Fedez, spacciando il tutto per politica culturale. Per favore, smettiamo di essere ridicoli. 

Vi racconto un aneddoto, come riportato dal quotidiano Il Gazzettino. Paolo Rossetto è un imprenditore di Caneva con esperienza pluriennale a Piancavallo, località per la quale garantisce la pulizia delle strade in caso di neve e tre anni fa era stato contattato dalla Regione Marche per svolgere dei servizi eccezionali durante una copiosa nevicata. Proprio per questo motivo, martedì scorso, nel momento di massima emergenza – il giorno seguente si abbatterà in Abruzzo, la slavina killer sull’albergo Rigopiano -, è stato interpellato nuovamente per correre in aiuto delle popolazioni isolate e senza corrente elettrica. La richiesta della Regione era per un totale di sei turbine, equamente distribuite tra grandi e piccole, così da far fronte a sgombero di strade più o meno ampie di carreggiata. Rossetto non ci ha pensato due volte e ha risposto positivamente. 

Memore di quanto accaduto alla prima esperienza, ha tuttavia chiesto una modifica della formula di pagamento: «Ho dovuto attendere due anni e mezzo per veder saldate tutte le mie spettanze: per questo, ho sollecitato il pagamento anticipato di 11mila euro, pari alla spesa che io stesso devo saldare immediatamente agli autotrasportatori che effettuano il trasporto eccezionale dei miei mezzi dal Friuli alle Marche». La risposta dell’ente pubblico? «Sono spariti», fa sapere amareggiato Rossetto. Colpa dell’Ue? Questa volta in parte sì. Abbiamo trovato 20 miliardi per le banche in tre ore e Bruxelles non ha detto nulla, ma le amministrazioni locali devono sottostare all’idiota Patto di stabilità che non consente loro di utilizzare i soldi che hanno in cassa, nemmeno per le emergenze. 

Queste sono le ragioni per cui ritengo l’Ue una iattura e per cui sarebbe giusto battere i pugni sul tavolo, non per i debiti fatti da Matteo Renzi e che ora non si vogliono onorare, facendosi scudo con l’emergenza terremoto e neve. Quando la smetteremo di essere il Paese delle scuse e delle emergenze, forse cominceranno a prenderci sul serio. E a rispettarci di più, ma, per favore, evitiamo di scadere ulteriormente nel ridicolo. Quanto sta facendo Padoan all’Ecofin è una pantomima, che rischiamo di pagare carissima. Di tutto questo, ringraziate quello statista di Matteo Renzi. Non l’Ue.