La questione della Monte dei Paschi di Siena è al centro del dibattito politico. Una vicenda molto delicata nella quale sono stati chiamati in ballo alcuni debitori che non onorando le proprie pendenze nei confronti dello storico istituto di credito toscano lo hanno portato ad uno stato di sofferenza. Tante e forse troppe polemiche sono state spese rispetto al ruolo che sta avendo il Governo nella questione oltre a quelle su una possibile riserva che la Commissione Europea avrebbe palesato nei confronti dell’operazione di salvataggio. A chiarire il tutto ci ha pensato il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan il quale ha tenuto a sottolineare come in realtà il Governo non stia dando vita ad un vero e proprio salvataggio bensì ad una semplice ricapitalizzazione. Per quanto concerne la presunta riserva da parte della Commissione Europea, Padoan ha smentito categoricamente tale evenienza aggiungendo come non ci siano assolutamente problemi.
Il caso Monte dei Paschi di Siena non resta di esclusivo argomento sul salvataggio della banca: le normali operazioni di una delle banche più importanti d’Italia proseguono, in un’ottica chiaramente condizionata dai problemi legati al futuro immediata dello stesso esercizio di credito. Come ha voluto ricordare ieri anche il presidente di Mps, Alessandro Falciai a margine del congresso Assiom Forex a Modena, il piano ad esempio di cessione degli Npl (i crediti deteriorati, “non performing loans) prende tutta una direzione che non è quella già ata per decisa dagli ultimi rumors di questa 2017. «Stiamo procedendo con il piano industriale che prevede l’alienazione degli Npl e stiamo valutando una serie di ipotesi, non solo con Atlante. Atlante è una delle ipotesi, ma ad oggi non è stato ancor definito niente, aspettiamo di definire il piano industriale nelle prossime settimane». Falciai sempre nello stesso Congresso ha chiarito che è un passaggio obbligatorio la trattativa con DgCom della Ue, prima di arrivare al piano definito «che comunque verrà presentato agli organismi competenti nelle prossime settimane», ha chiosato il presidente di Monte dei Paschi di Siena.
Il Movimento 5 Stelle accusa il Partito democratico non solo per la situazione attuale di Mps, ma anche per il fatto che l’intero sistema bancario italiano rischia il fallimento. Dal gruppo parlamentare europeo pentastellato, infatti, arriva una nota in cui si evidenzia l’esistenza di “un disegno perverso in atto, che sta spingendo il sistema bancario italiano verso il fallimento e di conseguenza il nostro Paese. Il fine di questo disegno – che potrebbe compiersi tra il 2017 e il 2019 – è obbligarci a svendere rapidamente l’Italia e la nostra poca sovranità rimasta”. Secondo il Movimento 5 Stelle Europa, nei prossimi anni diverse banche italiane non passeranno gli stress test della Banca centrale europea e tutto questo comporterà la richiesta di forti ricapitalizzazioni. “La colpa è come al solito di chi ci ha rappresentato come forza di Governo, principalmente il Pd. Gli esperti democratici hanno spinto ciecamente l’Italia non solo nell’euro, ma anche nell’Unione bancaria europea, portandoci verso una sorta di scacco matto bancario”, dicono gli europarlamentari M5S, accusando in particolare la “classe dirigenti peggiore della storia” di aver fatto sì che il nostro sistema bancario venga sottoposto a valutazioni che non guardano ai rischi connessi alla detenzione di derivati, cosa che potrebbe mettere nei guai le banche tedesche, ma solo il rischio del credito.
Uni criterio che nel caso italiano, grazie anche alla malapolitica “che nel corso degli anni ha spolpato Mps”, rischia di essere penalizzante. “Il Movimento 5 Stelle non accetta che l’Italia subisca l’ennesima valutazione ingiusta. Specialmente perché il rischio sistemico è – come tutti ben sanno – rappresentato dai titoli tossici in pancia a banche straniere”, aggiungono gli europarlamentari M5S.
Si starebbe preparando a effettuare una “pulizia decisa” nei conti del 2016 che il cda dovrà approvare il 9 febbraio. Lo scrive Milano Finanza, spiegando che Montepaschi potrebbe alzare il tasso di copertura dei crediti deteriorati effettuando delle svalutazioni ulteriori rispetto a quelle già operate in passato. Dato che uno degli obiettivi del nuovo piano industriale che la banca toscana sta mettendo a punto resta la cessione dei Npl, Rocca Salimbeni starebbe quindi pensando di operare una nuova pulizia degli attivi. Tutto questo dovrebbe facilitare un’operazione che non si presenta affatto semplice, considerando che Monte dei Paschi di Siena non dovrebbe più poter contare sull’intervento del Fondo Atlante, che dovrebbe invece concentrarsi su Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Con l’intervento pubblico, lo Stato arriverà a detenere fino al 70% del capitale di Mps. Per Pier Paolo Baretta non si tratta però di una nazionalizzazione. Il sottosegretario all’Economia, al termine della seduta della commissione Finanze del Senato sul decreto salva-risparmio, ha infatti detto che lo Stato resterà primo azionista per il tempo necessario al suo risanamento. Non si tratterà di un tempo brevissimo, ma in ogni caso Montepaschi verrà rimessa poi sul mercato proprio perché l’intento del Governo non è quello di una nazionalizzazione. Secondo quanto riporta l’Ansa, Baretta ha anche ribadito che l’esecutivo è favorevole alla trasparenza, anche in merito alla questione della lista dei debitori insolventi. Tuttavia, ciò deve avvenire nel rispetto delle regole. E ha anche ammesso che nel caso di Mps c’è stata un trattamento diverso rispetto alle 4 banche fallite nel 2015, ma in virtù della diversità di condizioni.