L’Italia è così debole e con un destino incerto come appare nelle valutazioni fatte dagli attori internazionali o queste non ne considerano i punti di forza? Il premio di rischio richiesto dal mercato per comprare titoli di debito italiano, sul mercato secondario, sta salendo in modo abnorme nonostante la protezione fornita dalla Bce che dovrebbe tenerlo minimo. Tale dato, al netto di fattori tecnici quali rotazioni di portafoglio, euroinflazione prevista in aumento, ecc., vuol dire che il mercato teme una possibile futura insolvenza dell’Italia quando terminerà l’acquisto del nostro debito da parte della Bce, a fine 2017, e lo sta scontando in anticipo.
Il Fondo monetario internazionale ha ridotto le stime di crescita prospettiche del governo, così segnalando che l’Italia è intrappolata in una stagnazione duratura, anticamera di un’implosione. I dati mostrano che l’Italia è l’unica nazione europea rimasta in deflazione. La riparazione del sistema bancario ha superato la boa, ma il mercato non lo sta scontando in una Borsa italiana con indici sottovalutati per tutto il 2016 a causa della depressione di quello del settore bancario. Ciò significa che il mercato ha dubbi sistemici sull’Italia. Confermati dall’atteggiamento di poca fiducia da parte della Commissione: richiede un aggiustamento dello 0,2% del Pil (3,2 miliardi circa) nel bilancio statale subito, creando un enorme problema al politicamente debole governo Gentiloni, e a noi, nonostante la cifra irrisoria, invece di accettare un riequilibrio spalmato negli anni successivi, come invece è concesso a Francia e Spagna.
Qui il punto: l’Italia, pur a ripresa lenta, è certamente più robusta di quanto percepito, ma manca la fiducia sulla sua conduzione politica futura. Ciò è scritto con chiarezza non-diplomatica nelle valutazioni delle agenzie di rating che stanno continuamente riducendo il voto di affidabilità dell’Italia: la politica non riuscirà a ridurre il debito e a spingere la crescita e per questo l’Italia aumenterà la debolezza interna e la sua vulnerabilità al “cambio di mondo” in atto.
Fa impressione che il Regno Unito, sulle cui prospettive pesa un’incertezza che è, in teoria, maggiore di quella italiana, goda invece di profezia positiva. Come si spiega? Il mercato ha fiducia su una conduzione politica che trasformerà i problemi in opportunità. La politica italiana, invece, non gode della fiducia che permetterebbe di governare una profezia positiva. Da qui, dal rafforzamento della possibilità istituzionale di governare e della qualità dei contenuti politici, dovrebbe iniziare l’inversione del declino.