La scritta ti accoglie in una gigantesca radura, dopo quattro ore di ascesa a piedi sulle montagne di Tramonti di Sopra. Per i tremila partecipanti al raduno europeo della «Famiglia Arcobaleno», anche l’impervia salita fa parte del cammino di purificazione spirituale che riporta a contatto pieno con la natura e l’ ambiente.
Arrivano da ogni angolo del Vecchio Continente, ma ci sono anche un indonesiano e un australiano. Gli italiani sono circa un terzo, ma è impossibile fare una stima esatta: non c’è alcun censimento ufficiale; nel cerchio attorno al grande fuoco può entrare chiunque. Basta rispettare tre semplici regole: non si usano alcol e droghe, si lasciano fuori convinzioni politiche e religiose, si condivide tutto.
Non circola denaro, salvo due volte al giorno quando i bambini passano con il cappello per raccogliere le offerte, buone per acquistare gli alimenti per pasti rigorosamente vegani. Capita che qualcuno non abbia risorse da inserire nel cilindro, ma vanno bene anche un semplice abbraccio o un bacio.
Beh, loro saranno pure tutti felici e contenti, i policy maker meno, anzi per niente. Sì perché questa gente ha voluto orgogliosamente mancare al suo compito d’istituto, quello del dover fare la spesa per fare la crescita economica e vivaddio generare i 2/3 della ricchezza. Si dirà: ma questi sono una nicchia… non ce la faranno a grippare la macchina produttiva! Sì, ma, non mancano mica solo loro; mancano quelli del portafoglio floscio. Giustappunto, i working poors. La disoccupazione giovanile, quella dei prodighi nel fare le spesa, dice Draghi, sta “ancora 4 punti percentuali sopra” rispetto a quello registrato “all’inizio della crisi finanziaria nel 2007”.
Altro che arcobaleno, un cielo plumbeo annuvola il domani. Dannazione, per quanto ancora si potrà pensare di sfidare quella ragione economica che per generare la crescita ha reso indifferibile l’esercizio del consumo mentre differisce il denaro, erogato dalle imprese, a chi lavora per produrre proprio quelle merci da dover acquistare?