Questa settimana abbiamo letto di nuove proposte europee per un incremento delle coperture sui crediti per le banche dell’eurozona. Tra i fautori delle proposte anche l’ex ministro delle Finanze tedesco Schaeuble. È apparso evidente fin da subito che le banche dei Paesi europei periferici sarebbero state fortemente penalizzate da questa norma al punto da mettere in crisi interi sistemi bancari e finanziari. Questa proposta viene presentata come uno sforzo fatto in buona fede per rendere il sistema bancario europeo più solido e più resistente a possibili shock economici e finanziari, ma in realtà sembra già oggi solo una nuova puntata di uno scontro tra Europa core e periferia; spingere all’approvazione di certe regole in una fase in cui intere economie stanno ancora tentando di uscire dalla crisi finanziaria del 2008 e dall’austerity significa di fatto mandare in crisi vera una ben definita parte dell’Europa.
Su questo punto ci sono almeno due notizie che indicano come questa scuola di pensiero non sia una delle interpretazioni possibili, ma un fatto estremamente probabile. Giovedì l’agenzia di rating Moody’s è intervenuta sulle nuove indicazioni della Banca centrale europea dando la sua opinione: le proposte della Bce renderebbero i bilanci delle banche coinvolte più solidi, ma “le banche che hanno sofferenze alte e basse coperture saranno probabilmente le più colpite dagli accantonamenti addizionali”, “questo potrebbe causare problemi ad alcuni enti”. L’agenzia aggiunge che alle banche irlandesi, portoghesi e italiane verrebbero richieste “significativi accantonamenti”.
In pratica le banche italiane, dove si gioca palesemente la partita più grande, dovrebbero passare per nuovi aumenti di capitale, con cali di borsa, accompagnati da mesi di articoli sulla debolezza patrimoniale con le inevitabili conseguenze sull’umore di consumatori, investitori e imprese. Aggiungiamo che le banche italiane sono ormai quasi tutte public company quotate scalabili e senza azionisti di riferimento dato che l’ultimo “baluardo” che garantiva una presa del sistema Paese, quello delle popolari, è stato smantellato in un trimestre dal governo Renzi.
Si può dire che siamo troppo pessimisti oppure che abbiamo troppa fretta di sposare la lettura più negativa. Siamo in buona compagnia: ieri uno dei maggiori e più famosi hedge fund globali, Bridgewater, ha comunicato di aver scommesso oltre 700 milioni di euro, andando corto, contro le banche italiane in una scommessa che ha tutte le caratteristiche di una presa di posizione sul sistema bancario italiano in quanto tale. È chiaro a tutti, Bridgewater inclusa, che il sistema bancario italiano, un asset ovviamente sensibilissimo per l’economia, è finito nel mirino dell’Europa e che basta un cambio di norme per mandarlo in crisi. Mandare in crisi un sistema bancario coincide con mandare in crisi la sua economia. Si manda in crisi quello italiano, ma non quello tedesco, le cui banche pur chiacchieratissime e super-esposte alla finanza derivata globale, a differenza di quelle italiane, hanno passato indenni tutti i test e potuto fare aumenti di capitale in tutta tranquillità nelle fasi più tranquille; la rete delle regole europee risparmia le banche tedesche.
Essere esposti alla finanza globale, come abbiamo appreso nel 2008, è molto più pericoloso anche se come successo nel caso di Lehman Brothers sembra tutto a posto fino al giorno prima. Non è detto che tutto vada per forza in un certo modo, è però certo quali siano i termini della questione e che oggi l’Italia sta cercando di evitare una mazzata pazzesca dall’Europa.
Un’ultima precisazione: la garanzia ultima di un sistema bancario non sono le coperture su crediti o i patrimoni che saltano alla velocità della luce quando ci sono crisi sistemiche. La garanzia di un sistema bancario è il Paese di appartenenza che interviene, in caso di crisi, nell’unico modo possibile e cioè con i soldi dei contribuenti. Questo è quello che è successo per esempio al sistema bancario americano fallito nel 2008 e salvato dai soldi dei contribuenti americani tramite governo e Fed per evitare che l’economia entrasse in una recessione devastante; le banche salvate per la cronaca erano almeno tanto colpevoli come le nostre minuscole popolari. Se il sistema bancario italiano ha le ferite di due recessioni, come è normale e naturale, l’unico modo di guarirlo sarebbe il ricorso allo Stato/sistema; in questo caso basta un segnale forte per fermare l’avanzata della speculazione più cattiva. La differenza tra noi e l’America è che quest’ultima fa gli interessi degli americani, mentre l’Europa non fa gli interessi degli europei; anzi, non di tutti gli europei. Per questo la speculazione cattiva comincia a caricare le munizioni.