Ehi gente, vedo nuvole, se uscite portate l’ombrello: le politiche economiche di breve termine, che portano a un aumento dell’indebitamento delle famiglie, possono inizialmente provocare “un’accelerata superiore alla media” della crescita e dell’occupazione, poi possono provocare “un periodo di instabilità e crescita contenuta del Pil e dell’occupazione”. Non ho detto che piova; potrebbe quando si legge nei capitoli analitici del rapporto sulla stabilità finanziaria globale del Fmi: “Ampi incrementi del debito delle famiglie sono associati con crescenti probabilità di crisi finanziarie e recessioni”; tanto più che l’effetto positivo di un incremento del debito delle famiglie “si inverte in tre-cinque anni” ed è associato con una “maggiore probabilità di crisi bancarie. E la cosa peggiora all’aumentare del debito stesso, motivo per cui le economie avanzate corrono più rischi.



Avete capito? Questi tizi stanno scoprendo l’acqua calda quando ormai è diventata gassosa. Non paghi per cotanta solerzia, quelli del Fondo stimano come il debito delle famiglie sia associato a risultati macroeconomici negativi a partire da livelli “relativamente bassi, a circa il 30% del Pil”. Bella no? Figuriamoci quando nelle economie avanzate il rapporto medio tra debito e Pil risulta aumentato dal 52% al 63% dal 2008 al 2016, mentre in quelle emergenti passa, nello stesso periodo, dal 15% al 21%: gulp!



Pregni di cotanta consapevolezza, a lor dire per mitigare i rischi, auspicano un giusto mix di istituzioni, regolamentazioni e politiche economiche: una supervisione e una regolamentazione finanziaria migliori, poi una dipendenza inferiore a finanziamenti esterni e, ancora, tassi di cambio flessibili. Dulcis in fundo ma in fundo in fundo, “minori ineguaglianze di reddito potrebbero attenuare l’impatto di un debito familiare crescente sui rischi della crescita”.

Già, se l’acqua calda diventa gassosa, prima o poi piove, governo ladro!

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