«Ho visto un decreto che non quantifica, un decreto di parole con qualche numero addensato qua e là. Non c’è neanche una tabella riassuntiva. È nebuloso tutto questo: forse Padoan e Gentiloni lo capiscono, io no». Così l’ex ministro delle Finanze Francesco Forte commenta la Legge di bilancio approvata dal Governo e che già ha attirato le forti critiche, tra gli altri, di Susanna Camusso.



Professore, cos’è che non riesce a capire?

In questa manovra ci sono solo delle presunte variazioni su tabelle che non si conoscono. Quest’anno c’è stata una sostanziale crescita del Pil monetario che presumo essere intorno al 3% (1,5% di crescita del Pil reale + 1,5% di inflazione). E l’anno prossimo il dato dovrebbe essere analogo. Anche a essere prudenti avremmo comunque un 5-5,5% in due anni che dovrebbe determinare almeno un’analoga crescita delle entrate. Se le spese rimanessero invariate, in teoria ci dovrebbe essere un surplus di bilancio, anziché un deficit. Se le spese aumentassero anche del 3%, il bilancio automaticamente avrebbe un deficit che scende dal 2,3% a un quasi pareggio. Tutto questo non si vede e non capisco perché. 



Dunque non la convincono i saldi di bilancio indicati?

La finanza pubblica, a mio modo di vedere, non si gestisce in questo modo, facendo un decreto di saldi. Si dovrebbe prendere un “tabellone” delle entrate e delle uscite, mostrare come aumenterebbero se non si facesse nulla e, rispetto a questo bilancio a politiche invariate, apportare delle modifiche e presentarle a se stessi e al pubblico, in modo che siano chiari gli effetti. Non si capisce se la spesa sale o meno, in quali settori e di quanto. Di quanto aumentano le pensioni, gli investimenti. Potrebbe darsi che salgano per via di un automatismo che dalle informazioni che abbiamo non si vede. Si dovrebbero esaminare le singole spese ed entrate, nella loro dinamica di aumento o diminuzione. Ci vorrebbero delle tabelle, che forse saranno diffuse più avanti. Solo allora si capirà.



Alcune scelte sono però chiare e quantificate…

Beh, diciamo che la manovra punta a sterilizzare le clausole di salvaguardia, solo per l’anno prossimo, e a fare qualche spesuccia, come l’aumento per gli statali. Il tutto usando 10 miliardi di mancata diminuzione del deficit concordata con l’Ue e delle coperture con entrate straordinarie, forse affidate troppo a misure una tantum, e un misterioso taglio di spese. Misterioso nel senso che vista la dinamica che ho spiegato prima, si sarebbero probabilmente potute tagliare di più, magari per finanziare qualche intervento sulle pensioni, dove trovo sia giusto il principio della flessibilità: ognuno sceglie quando andare in pensione, sapendo che se va prima avrà un assegno più basso.

In generale cosa pensa delle misure di questa Legge di bilancio?

Vedo che la politica industriale (a parte la norma anti-scorrerie e la golden power su Tim) e quella degli investimenti sono completamente fuori da questa manovra, come da quelle degli ultimi anni. E la crescita non si ottiene così. È una manovra che serve a vivacchiare e non a risolvere i problemi, che purtroppo in questi anni sono stati creati oppure non risolti ma dilazionati. 

Gentiloni ha detto che si è evitato un aumento delle imposte, mentre Renzi mostrava sempre una loro diminuzione. L’attuale esecutivo ha quindi cambiato linea rispetto al passato?

Dove c’è stato un cambiamento, e in positivo, è sul fatto che mentre prima c’erano non manovre strutturali, ma generalmente bonus fiscali, qui c’è un solo bonus fiscale, quello per l’assunzione dei giovani. Misura che tra l’altro conferma che una riduzione delle tasse, con il linguaggio più prudente di Gentiloni, c’è comunque. Dunque, questo Governo fa un po’ di più che evitare un aumento delle imposte. È cambiato il tono, c’è meno retorica di prima, meno imprudenza, però rimane sempre vero che gli investimenti non sono aumentati e che non si fanno riduzioni di imposte importanti, come quelle necessarie nel settore immobiliare in relazione al problema, destinato a quanto pare ad aggravarsi, delle sofferenze bancarie.

(Lorenzo Torrisi)