L’economia globale soffre dell’indebolimento della classe media, costretta a indebitarsi per consumare, e della distribuzione del reddito verso il capitale. Lo dice il direttore esecutivo del Fmi, Carlo Cottarelli, in un’intervista a La Repubblica. Poi aggiunge: “Un aumento di salari e stipendi della classe media porterebbe a una distribuzione del reddito meno squilibrata e ridurrebbe la necessità di indebitamento della classe media. Ma globalizzazione e sviluppo tecnologico tendono a spostare la distribuzione del reddito verso il capitale. Non sarà facilissimo correggere queste tendenze”.



Vero, tutt’altro che facile, si dovrà fare però! Vediamo di mettere in riga i fatti: in Italia ci sono un robot industriale ogni 62 dipendenti manifatturieri con un “rischio” di automazione per 3,2 milioni di persone occupate. Lo vedete lo sviluppo tecnologico che fa guadagnare di più a quelli del capitale? La globalizzazione fa aumentare la gente in cerca di occupazione, riduce il salario; aumentano gli utili d’impresa. Dulcis in fundo, la fiducia dei consumatori nell’Eurozona si attesta in ottobre a -1.0. Sic, una sfiducia insomma che svela come chi lavora per produrre abbia fatto troppo, quindi male.



Orbene, a fronte di tali andazzi: Si può con ragione stimare “Un aumento di salari e stipendi della classe media porterebbe a…”? Il lavoro, insomma, inevitabilmente condannato allo smilzo reddito e per il capitale averne più di quanto ne meriti [1]? La classe media diventare infima e gli infimi sparire?

No, non si può! Già, a quelli del Fmi, tocca ricordare come la crescita economica si faccia con la spesa. Indiprcuiposcia se il lavoro esplicito non ce la fa, toccherà fornire di reddito quello implicito. Sì, quel lavoro di consumazione che, quando viene agito, fa i due terzi della ricchezza e quando sfiduciato, vista la fiducia dei consumatori ai minimi da sedici anni, diventa scarso acquistando ancor più valore. Valore che, messo a reddito, potrà rifocillare il potere d’acquisto di quella classe media. Si può addirittura strafare facendo tornare al lavoro implicito pure gli incapienti. Già, proprio quelli che hanno la maggior propensione alla spesa: i più produttivi.



Chi paga? Pantalone no, anzi da questa paga guadagna nuovo prelievo fiscale. Chi dispone di più capitale di quanto ne impieghi, rischiando di vederlo evaporare nella sfiduciata spesa, sì!

[1] Già, merito, in conflitto d’interesse se l’impresa, che trasferisce ai fattori produttivi la ricchezza generata dalla spesa, trattiene più risorse di reddito di quanto ne impieghi per fare la spesa in conto capitale.