Il caso della ribellione catalana deve portare l’attenzione su una tendenza all’instabilità che colpisce tutta l’area europea e, soprattutto, sui motivi che la spingono per trovare un rimedio. Molti commentatori li trovano in situazioni locali, non generalizzabili. Ma chi scrive rileva una (con)causa comune nelle diverse turbolenze: l’impoverimento di una parte consistente della popolazione in ciascuna nazione porta a fenomeni di ribellione che poi si esprimono in modi diversi a seconda delle specificità locali.



Nelle regioni ricche come la Catalogna, la popolazione soffre l’eccesso di drenaggio fiscale che lo Stato centrale attua per ridistribuire risorse a territori in crisi. Analogo fenomeno è visibile in Lombardia e Veneto, pur limitato all’obiettivo dell’autonomia fiscale, cioè di trattenere più denari delle tasse in loco. Gli impoveriti, invece, tendono a premiare visioni di protezionismo sociale e/o nazionale. In Germania, l’ondata di nazionalismo è sostenuta sia da impoveriti, sia da ricchi in ansia di perdere la ricchezza. Il sovranismo dell’Ungheria è anche motivato dal disagio sociale di un’economia stagnante e quello della Polonia da uno sviluppo che ancora esclude molti.



In generale, l’impoverimento crea paura diffusa e porta a soluzioni chiuse e nazionali, cioè di “comunità di difesa”, come successo nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Quando la politica non riesce a dare ricchezza e/o speranza a tutti, tende a deviare le attenzioni dalle vere cause economiche del problema, individuando capri espiatori e offrendo soluzioni illusorie che però nel breve termine calmano la gente: meno mercati aperti, meno Europa, meno questo e altro, o contro qualcosa, per avere di più in casa propria. E bisogna considerare che la soluzione antagonista o “chiusista”, poi, peggiora il problema.



Per risolverlo bisogna prendere atto che la risposta europea e delle nazioni alla crisi del 2008 è stata non solo insufficiente, ma anche peggiorativa, nel 2011, a causa del rigore che ha messo in ginocchio Spagna e Italia. Ma il rigore ha anche colpito la Germania lasciando troppi lavoratori con salari insufficienti. E il minimo sviluppo del mercato interno tedesco, per una politica di massima competitività esterna senza investimenti interni, ha indebolito il traino per la crescita dell’Europa orientale e la ripresa nel resto.

In conclusione, è l’eccesso di rigore imposto alle nazioni europee che ha creato le condizioni economiche per la loro instabilità politica. Chiara questa (con)causa dovrebbe esserlo anche la soluzione.

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