Il ritorno in Borsa di Pirelli dopo circa due anni delude le aspettative: il debutto è stato infatti in calo. L’azienda di pneumatici ha ceduto il 2% a 6,37 euro rispetto al prezzo di collocamento a 6,5 euro. Il titolo, che aveva aperto a 6,49 euro, ha toccato un minimo di 6,28. «Pirelli è valutata ancora troppa cara e quindi il mercato vende», l’osservazione di un broker riportata da Reuters. La seduta si è aperta con un ribasso dello 0,31%, mentre alle 11.30 il titolo viaggiava con un ribasso dell’1,77%. La scelta di tornare a Milano e non su un’altra piazza finanziaria è stata applaudita dal presidente di Rotschild Italia, Ghizzoni: «Alla fine è anche un atto di fiducia verso l’Italia, che sta ripartendo e sta recuperando. Pirelli è una multinazionale e fa ancor piacere ritrovarla qui a Milano perché aveva sicuramente tante altre scelte. Bisogna dare atto al management, al dottor Tronchetti Provera che ha fatto questa scelta positiva». (agg. di Silvana Palazzo)
IN CALO A PIAZZA AFFARI. L’AD: “AZIENDA SOLIDA”
Pirelli scivola al debutto in Borsa: il ritorno a Piazza Affari non ha scaldato il cuore degli investitori. Il titolo dell’azienda di pneumatici è sceso subito sotto il livello dei 6,5 euro del collocamento. Le prime battute in Borsa però non preoccupano l’amministratore delegato Marco Tronchetti Povera, il quale ha fatto sapere che il risultato della quotazione «lo vediamo tra qualche mese». Parla, dunque, di classica volatilità dei primi giorni e della solidità dell’azienda. «Gli investitori hanno già capito, in futuro vedendo i risultati saranno sorpresi solo in modo positivo», ha detto a caldo l’ad Pirelli dopo l’avvio degli scambi in Borsa, come riportato da Repubblica. Nel libro dei ricordi di Borsa Italiana ha scritto, come da tradizione, una frase: «Da oltre 145 anni scriviamo ogni giorno la nostra storia immaginando il nostro futuro». Un rito dopo il suono della campanella nell’ex salone delle grida di Palazzo Mezzanotte. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha ricordato i 19 anni di lavoro in Pirelli: «È venuto l’istinto di salire sul palco con loro anche a me». A loro si è unito anche Roberto Maroni: il governatore della Lombardia è stato ringraziato, insieme alle altre istituzioni, per il lavoro svolto. (agg. di Silvana Palazzo)
QUOTAZIONE PIRELLI IN BORSA A DUE ANNI DAL DELISTING
Dopo due anni di assenza Pirelli torna a quotarsi in Borsa. È tutto pronto per il ritorno a Piazza Affari oggi, mercoledì 4 ottobre. La società leader nel mercato dei pneumatici, che fornisce anche le scuderie di Formula 1, sarà iscritta al listino Ftse-Mib di Milano con un pacchetto di maggioranza del 49% di ChemChina, altre quote rilevanti a Camfin e soci russi. Il restante 40% sarà sottoscritto da investitori istituzionali e clientela retail ad un prezzo di 6,5 euro per azione. Nell’ambito dell’IPO Pirelli ha assegnato 365 milioni di azioni a 205 investitori istituzionali, di cui 40 italiani e 165 esteri. In più sono state assegnate 35 milioni di azioni al pubblico indistinto ma che hanno aderito al lotto minimo maggiorato. Per quanto riguarda il collocamento istituzionale, le richieste sono ammontate a 775,3 milioni da investitori italiani e esteri. Agli italiani sono state assegnate 27,8 milioni di azioni, invece agli investitori qualificati esteri sono andate 337,1 milioni di azioni.
DEKA E PELHAM CAPITAL AL 2% IN IPO
La fotografia dei principali investito che si sono accaparrati azioni Pirelli durante l’offerta pubblica iniziale con cui sono stati assegnati 400 milioni di titoli, pari al 40% del capitale del gruppo della Bicocca, è stata scattata da Radiocor Plus. La Deka Investment e Pelham Capital, due società di investimento con almeno il 2% del capitale, una manciata di gestori globali, qualche hedge fund, ma anche Banca d’Italia e la Cassa depositi e prestiti francese (Cdc) con posizioni minori. Oggi, a due anni dal delisting, il taglio del nastro del ritorno in Borsa. Nessun nuovo azionista, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, avrà quote rilevanti, pari o superiori al 3%, fatta eccezione per la holding Marco Polo destinata a scindersi da ChemChina, Camfin e i russi di Lti. Gran parte del collocamento istituzionale è stato suddiviso tra 165 investitori istituzionali all’estero: a Pictet, York Capital, Marshall Wallace e Aveva Investors sono andati i pacchetti più consistenti.