Dopo la scelta di votare contro la nota di aggiornamento del Def e l’uscita dal Governo del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico si parla di “strappo” di Mdp nei confronti dell’esecutivo di Paolo Gentiloni. E il percorso della Legge di bilancio sembra presentarsi in salita, visto che i sì dei centristi di Ala e Gal, giunti nelle votazioni di ieri, non sono scontati. «Lo strappo di Mpd è solo formale e tattico, non a caso hanno votato a favore del rinvio del pareggio di bilancio, che è il provvedimento più importante. Quando ci sarà la Legge di bilancio la scelta diventerà cruciale. Per ora siamo alle schermaglie, bisognerà vedere se dopo otterranno delle concessioni dal Governo o se decideranno di votare contro o di astenersi (nel caso del Senato, uscendo dall’aula)», ci dice l’economista ed ex ministro delle Finanze Francesco Forte. 



Secondo lei, il Governo rischia di cadere?

Probabilmente non tutti i parlamentari di Mdp sono a favore della caduta del Governo, per una ragione che finora non è stata messa in luce, ma che mi pare evidente. 

Quale sarebbe?

Perché molti non hanno una reale possibilità di essere rieletti: per loro è essenziale prolungare l’attività del Parlamento fino alla fine della legislatura, in quanto hanno bisogno di guadagnare tempo per organizzarsi politicamente, per essere conosciuti. Non hanno perciò alcun interesse a far cadere il Governo prima.



Il Governo potrebbe quindi anche non accogliere le loro richieste…

Le concessioni che chiederanno potranno essere anche non accolte, perché il Governo sa che loro avrebbero molto da perdere in caso di caduta dell’esecutivo. 

Questa tattica di Mdp danneggia qualcuno?

Questa tattica politica serve a Mdp per farsi notare, ma non giova certamente al Pd, perché negli italiani crescerà l’impressione che a sinistra si litiga invece di occuparsi della cosa pubblica, che è in una situazione migliore di prima, ma non certo rosea. Basti vedere le dichiarazioni pessimistiche di Banca d’Italia e Corte dei conti sulle pensioni, che non derivano tanto dall’invecchiamento della popolazione. 



E da cosa allora?

Il problema è la crescita del Pil, perché le pensioni si pagano con il Pil. Il vero pessimismo sta in un dato che dovrebbe allarmare: zero crescita della produttività. Il problema generale quindi non è come pagare i pensionati, ma come migliorare il tenore di vita degli italiani se la produttività non cresce. Se la produttività per ora lavorata non aumenta a che servono i bonus per le assunzioni dei giovani? 

Ecco, a proposito di decontribuzione, cosa ne pensa in generale dell’impianto della Legge di bilancio?

È certamente migliore di quelle di Renzi, ma invece di ridurre il deficit/Pil dello 0,8% lo si fa solo dello 0,3%, arrivando all’1,8%. Se il Pil è cresciuto più del previsto, non trovare modi di ridurre la spesa tendenziale vuole dire rinunciare ad avere delle risorse in più da utilizzare. Il tasso di crescita del debito sicuramente scende, ma non della dimensione che sarebbe desiderabile, e che diventerebbe strutturale se si facesse lo sforzo di scendere a un rapporto deficit/Pil dell’1,3%. 

Perché è così importante questa riduzione del debito?

Se il nostro debito pubblico è sostenibile, lo sono anche le nostre banche, che così possono erogare più credito. Le famiglie e le imprese possono di conseguenza consumare e investire di più. La politica attuale è quindi di breve termine, anche se non ai livelli delle mance elettorali viste in passato.

Torniamo un attimo allo scenario politico. Oltre a Mpd, anche i sindacati sono sul piede di guerra. Chi rischia di più in questo scontro?

Il Governo in carica verrà certo danneggiato. Ma questo non gioverà alla sinistra ex Pd; servirà caso mai al voto di protesta o al centrodestra. Questo tipo di situazione favorisce la polarizzazione più che la convergenza verso una sinistra di governo riformatrice. Dunque, renderà ancora meno facile che qualcuno in Italia riesca a raggiungere la maggioranza alle prossime elezioni.

(Lorenzo Torrisi)