Lunedì il ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti ha deciso di intervenire sulla difesa europea e sul ruolo che hanno al suo interno alcune aziende italiane. A riguardo di Fincantieri il ministro ha dichiarato, anche attraverso Twitter, che quella dell’integrazione cantieristica militare europea è una sfida difficile che deve essere percorsa e vinta; secondo il ministro, la “Difesa italiana non viene depotenziata se si costruisce Difesa europea. Attenzione a populismi e spinta sovranismo”. A proposito di Fincantieri si può solo precisare che il settore militare ha margini tre/quattro volte superiori rispetto a quello civile e che da un punto di vista di sistema industriale è molto più prezioso. La componentistica che viene montata su una nave militare, per esempio l’elettronica, non ha corrispettivi nel civile. Leonardo e Thales sono concorrenti, ma non è difficile immaginare a chi andranno le commesse se il ruolo guida verrà affidato ai francesi.



L’accordo che divide le competenze tra Francia e Italia dando alla seconda il civile e alla prima il militare è completamente sbilanciato in favore della Francia sia dal lato geo-politico che da quello economico. Immaginiamo che nell’ottica dell’integrazione europea i dettagli economici, da ragionieri, possano passare in secondo piano anche se in realtà i conti si fanno con i soldi dei contribuenti italiani. Stupisce un po’ di più la leggerezza con cui si tratta il militare perché in questo caso entrano in gioco diversi fattori. Le relazioni commerciali e politiche che si sviluppano tra stati grazie alle commesse militari hanno un valore politico che eccede di molto la componente finanziaria. Dare la cantieristica militare ai francesi significa consegnare alla Francia un enorme patrimonio economico e politico e per l’Italia perdere la possibilità di agire autonomamente per i propri interessi.



L’idea che si debba fare attenzione al “sovranismo” espressa da un ministro della Difesa è davvero singolare considerato che si parla della stessa nazione che ha bombardato la Libia per cacciare l’Eni e gli italiani. Se queste sono le premesse, ci si aspetterebbe che il ministro della Difesa sia particolarmente cauto. Il problema però anche in questo caso si riduce al ruolo dell’Italia in Europa. Se i rapporti di forza all’interno dell’Europa relegano irrimediabilmente l’Italia a un ruolo subalterno in quanto Paese debitore che deve “obbedire” alle richieste dei creditori, mettere insieme la difesa significa in realtà cederla. La Francia ha stracciato un accordo con l’Italia per assicurarsi che sul civile venissero tutelati i suoi interessi. Dal lato italiano non c’è traccia di questa attenzione anche se appare evidente cosa ci sia alla fine di questo percorso. Appena si esce dall’Italia per tutti è chiaro che l’Europa è un mezzo per l’interesse del proprio stato e infatti nessuno si fida delle alleanze europee a meno che non si siano incluse clausole precise. L’approccio italiano invece sembra davvero ingenuo. 

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